La destra avverte forte il bisogno di avere degli avi. E’ sempre stato il problema dei parvenu che ai soldi o al potere sentono la necessità di aggiungere un albero genealogico. Non importa se inventato del tutto. Basta avere appesa dietro la scrivania una bella pergamena incorniciata.
Matteo Salvini si fa “ nipotino” addirittura di Alcide De Gasperi. In questo, però, arriva ben dopo Silvio Berlusconi, giunto a paragonare le sue capacità politiche a quelle del grande trentino. Subito dopo cadde!
Forse Matteo Salvini prende davvero sul serio Le Monde quando lo definisce un perfetto democristiano. Purtroppo, anche su Le Monde possono uscire affermazioni che confermano come l’ignoranza, quella vera, cioè la non conoscenza, rischi di albergare un po’ dappertutto, persino nelle pagine di uno dei giornali più prestigiosi al mondo.
Di De Gasperi e dei democristiani il capo della Lega non ha proprio nulla. Né la sostanza, cioè propensione all’ascolto, alla sintesi culturale, alla mediazione politica e sociale, né il linguaggio, i suoi toni, il suo stile.
Sarebbe interessante interrogare uno psicologo sul perché una persona così agli antipodi di un’altra senta il bisogno di appropriarsi della sua immagine. Non si tratta solo di provare a prendere per il naso chi a De Gasperi guarda davvero come modello di cui fare tesoro, soprattutto, perché intende creare un’Italia solidale, aperta al nuovo e al mondo. C’è qualcosa di più profondo, su cui varrebbe la pena indagare.
Giorgia Meloni, invece, un albero genealogico, chiamiamolo così, non se lo deve inventare. Purtroppo, non è né nobile né nobiliare. E’ quello di Benito Mussolini che, invece di essere fatto riposare in pace, viene brandito per cercare di fare concorrenza a quegli alleati della Lega, non tutti tutti, in realtà, che corteggiano i neo fascisti utilizzati come manovalanza per tenere desta la questione degli immigrati e dei Rom, indicati come causa di tutti i mali.

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