Il 28 giugno, a Latina, si svolgerà un importante incontro su Economia Civile per le città cui parteciperanno economisti, sindaci, assessori e uomini delle autonomie locali di tutta l’Italia( per l’evento CLICCA QUI  https://www.nexteconomia.org/2019/05/13/economia-civile-per-le-citta/, per l’iscrizione CLICCA QUI https://forms.gle/5DoX8Z8dQ2LuY9ex9).

L’Economia civile si sta sempre più definendo come un’alternativa solidale e una proposta di partecipazione politica.

Un superamento possibile dei limiti collegati alla tradizionale economia di mercato che sta sempre più mostrando limiti e carenze per ciò che riguarda i suoi stessi meccanismi di funzionamento, sul piano delle relazioni tra gli esseri umani e la crescente esigenza di coinvolgimento espressa dalle persone e dalle numerose articolazioni che concorrono alle dinamiche della società contemporanea.

E’ indubbio che oggi si pone il problema del significato di “ bene comune” e di come, al suo interno, si possa e si debba parlare del senso della vita di ciascuno di noi e, quindi, come ragionare di felicità, ricchezza, sostenibilità dello sviluppo e di quella ambientale.

Cresce la consapevolezza che sia necessario definire nuovi paradigmi di riferimento rispetto a quelli del passato che ruotavano soprattutto attorno al confronto – scontro capitale lavoro.

L’ampliarsi dei meccanismi finanziari, economici, sociali e civili richiedono l’evoluzione verso nuovi meccanismi che si aggiungono ed evolvono i precedenti, come quelli che si richiamano la fiducia, la partecipazione, la reciprocità, la cittadinanza attiva.

In questo quadro un ruolo particolare è assunto dal territorio e dalle sue dinamiche capaci di aiutare nella soluzione dei problemi che direttamente interessano la gente e possono liberare nuove energie.

Metodo e sostanza, dunque, devono essere nuovi e coincidenti nella ricerca del massimo di generatività, partecipazione, coinvolgimento.

L’appuntamento di Latina costituisce uno dei momenti in cui amministratori lungimiranti partecipano a delineare e a diffondere un’altra via per sostenere il progresso amministrativo e politico nel Paese.

Leonardo Becchetti sarà l’animatore dell’evento  e con lui cerchiamo di capire contenuti e portata dell’appuntamento.

D) Il concetto di Economia civile va oltre quella sfera che si riferisce al mercato, allo scambio, ai meccanismi di produzione e di confronto nelle dinamiche politiche e sociali del passato. Richiama tutto un altro modo di concepire le relazioni tra gli esseri umani e la loro ricerca della felicità…

Becchetti: Per capire dove ci troviamo possiamo scomodare Aristotele e Hobbes. Il primo, concepisce l’uomo come animale politico alla ricerca della Virtù e delle virtù civiche, con la sua carica ottimista. L’altro, dispera sulle possibilità dell’essere umano che considera poco più di una bestia (homo omini lupus) e pensa al Leviatano, la versione dei suoi tempi del concetto di leader e di comando. Due visioni diverse che ancora oggi si ripropongono. Da un lato, il pessimismo che delega tutto ad un Potere esterno (anche il Principe vagheggiato da Macchiavelli perché no!), dall’altro, la scelta della partecipazione, del civismo, della generatività etica ed intellettiva. Una dicotomia cui noi assistiamo tutti i giorni perché le disfunzioni di un sistema mosso solo dal profitto e una gestione pubblica verticistica convivono con un mondo di cittadini che si danno da fare, che partecipano con generosità. Basti pensare ai milioni di volontari italiani che esprimono una manifestazione diversa. C’è una passione pubblica che segna una differenza rispetto a quello che potremo definire il “ teatrino” della politica. Tutto questo patrimonio di partecipazione, coinvolgimento, abnegazione civica nasce sulla base della consapevolezza che i problemi non si risolvono veramente senza una cittadinanza attiva, senza una sostenibilità di processi economici ed ambientali.

D) Ma quanto questa nuova, chiamiamola così, visione sta diffondendosi?

Becchetti: Molto. Aumentano dappertutto le imprese che si collocano su questa lunghezza d’onda. Anche gli organismi internazionali hanno sposato una nuova consapevolezza. L’Agenda 2030 lo sta a confermare con una carica importante d’innovazione culturale ed esistenziale significativa. Abbiamo indicati nuovi obiettivi, nel quadro di una nuova consapevolezza delle istituzioni mondiali, su come superare la povertà, tutte le povertà, e concorrere alla salvaguardia ambientale. E poi c’è un dato fondamentale che deve farci scegliere tra Hobbes ed Aristotele. Se scegli la prima via hai un mondo di infelici, rabbiosi sempre in conflitto tra di loro. Se scegli la seconda via trovi l’”eudaimonia”, la soddisfazione e la ricchezza di senso di vita. I milioni di dati sulla felicità che oggi abbiamo e sottoponiamo a sofisticate analisi econometriche non fanno che ripeterci questo

D) Sei convinto di questo anche per l’Italia?

Becchetti: Certo. Comparativamente parlando, l’Italia ha una ricchezza sociale molto forte. Del resto siamo al centenario di don Sturzo che animò la nascita di casse rurali, di cooperative agricole, individuò la via per mettere collegare la piccola proprietà rurale con il sistema economico più generale. Quindi, una sostanza e una tradizione sono rimaste. Semmai, abbiamo pagato un prezzo negli ultimi 10 – 15 anni nel corso dei quali la società civile ha deciso che la politica è cosa sporca e non si è più impegnata, non si è più messa in gioco. Purtroppo, questa estraneazione ha fatto sì che la mentalità affaristica invece di ridursi si sia ulteriormente rafforzata. Però, se guardiamo al fiorire di liste civiche, diventate tante anche in occasione delle elezioni amministrative appena tenute, abbiamo la dimostrazione che posso essere viste un cambiamento e un’alternativa. Il modello politico a livello locale funziona. E ci insegna che gli uomini nuovi, i civici che costruiscono meccanismi di partecipazione e cittadinanza coinvolgendo le persone vincono sugli apparati

D) Come entra l’appuntamento di Latina in questo ragionamento?

Becchetti: Significa mettere in rete gli amministratori realmente riformatori e di frontiera che magari non si conoscono tra di loro, ma che hanno le stesse fonti di ispirazione. Sono espressione di liste nate spontaneamente, di quanti hanno raggiunto dei progressi rispetto alle pratiche seguite finora. I punti che li caratterizzano sono: l’aver puntato sulla collaborazione dei cittadini con l’amministrazione e sull’inclusione oltre che sulla legalità e la scelta ecologica. Del resto si riferiscono ad un concetto di buona politica, quella che in maniera intelligente richiama ed utilizza l’intelligenza collettiva attraverso la creazione di processi di partecipazione. Così, a Latina ci proponiamo di avviare due processi. Uno tende alla creazione della rete tra le diverse realtà amministrative; l’altro, ad organizzare un laboratorio di proposte e di buone pratiche.

D) Ma quali possono essere le aree in cui l’Economia civile può intervenire nella realtà dei territori?

Becchetti: il viaggio alla ricerca delle buone pratiche nelle Settimane Sociali e nel percorso che ha portato al primo festival nazionale dell’Economia Civile ci ha fatto scoprire che abbiamo eccellenze e soluzioni praticamente in tutti gli ambiti del vivere civile. La sfida è portare chi è indietro a quella frontiera

 1) La gestione dei rifiuti ad esempio. Si deve puntare alla cosiddetta “tariffa puntuale”. Significa, cioè, puntare ad una differenziata più alta, introducendo quella identificazione del soggetto e della quantità di rifiuti singolarmente prodotta che consente la riduzione della tassazione e la collega al consumo effettivo. Si crea un effettivo incentivo a ridurre i rifiuti, a migliorare lo smaltimento sulla base della loro differenziazione e si raggiunge una più alta intensità di lavoro da parte della società che se ne occupa.

2) Vi è poi la questione che riguarda i “ patti di collaborazione”. Pensiamo alla gestione dei beni comuni. Lo Stato delega la gestione di parchi, giardini, di zone abbandonate ai cittadini sulla base di una griglia di regole definite in un regolamento approvato già da centinaia di comuni italiani.

3) L’integrazione degli immigrati rientra in questo ragionamento. Se vengono individuate forme alternative ai ghetti, se anche le famiglie, ad esempio, sono coinvolte in un processo di accoglienza, e si gestisce il fenomeno seguendo la logica dei piccoli numeri, molte delle tensioni dell’oggi possono essere contenute, se non addirittura superate.

4) Le aree interne, quelle spopolate, con gravi problemi conseguenti agli assetti idrogeologici e la perdita di ricchezza biologica ed agro alimentare costituiscono un altro campo in cui l’Economia civile applicata al territorio può dispiegare un contributo positivo. Negli ultimi anni, infatti, abbiamo assistito alla polarizzazione dell’attenzione verso le città. La reazione di questi tempi è venuta da un certo tipo di voto di protesta espresso dalle aree rurali e da quelle dei piccoli centri che hanno vissuto e stanno vivendo l’allontanamento di ospedali, tribunali ed altri servizi essenziali a garantire gli adeguati standard di una vita civile. Le comunità più vitali dei nostri territori stanno rispondendo a questa sfida con una pluralità di strumenti tra i quali le cooperative di comunità che “rilevano il paese a rischio di fallimento” e creano valore usando i profitti per finanziare il welfare locale. Sta nascendo un’economia del dove capace di valorizzare il genius loci dei territori

D) Come è possibile reagire a tutto ciò?

Becchetti: La logica vuole che si cominci a creare delle reti tra i comuni, che si dia vita a cooperative di cittadini in grado di gestire veramente  i beni del Paese. In questo senso è bene diffondere, incoraggiare e sostenere le buone pratiche maturate già nel tempo. I bandi pubblici devono puntare alla generatività e al benessere “ multidirezionale” innescando dei meccanismi che facciano sentire la gente davvero partecipe e coinvolta. Deve essere identificato un nuovo concetto di “ premialità” per quegli interventi che garantiscono rigenerazione ed innovazione e non seguire solo la logica del prezzo minore, destinata spesso a porre interrogativi sulla qualità ottenuta, sulla legalità assicurata sia per quanto riguarda gli aspetti fiscali, sia quelli del rispetto delle norme contrattuali adottate e della sicurezza sul lavoro. Da questo punto di vista le nuove norme sugli appalti appena varate sono una follia che getta il bambino con l’acqua sporca. La semplificazione non vuol dire tornare alla logica primitiva del prezzo minimo. Sono un ragionamento primitivo e orientato unicamente al benessere del consumatore può far pensare che il prezzo minimo coincida con il benessere sociale.

A Latina, il cui attuale sindaco è espressione di una lista ispirata al “ bene comune” e, quindi novità rispetto alla storia della città, ascolteremo tantissime storie interessanti. Ascolteremo le esperienze di altri amministratori, come la Sindaca di Assisi, eletta al di fuori della logica dei partiti tradizionali, il Sindaco di Brindisi eletto da una lista “bene comune” come quella di Latina. Così come la Prima cittadina di Barcellona. Da Latina inizieremo dei laboratori tra società civile e amministratori virtuosi con l’ambizione di offrire una “ visione” diversa da proporre ai cittadini.

Intervista di Giancarlo Infante

Immagine utilizzata: Pexels

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