Siamo pronti a entrare nel vivo di una vicenda politica preoccupante. Il colpo di pistola del via giungerà con l’intervento del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, dinanzi al Senato.

Dopo le determinazioni cui sono giunti i vertici dei 5 Stelle, appare difficile ricomporre il governo Lega 5 Stelle. E se arrivasse il passo indietro personale esplicitamente richiesto a Matteo Salvini?

Al momento, sembrano tutti convinti che saremo rimandati alle decisioni finali di chi svolgerà il ruolo di primo regista delle consultazioni: il Presidente della Repubblica. E’ solo a lui che le segreterie dei partiti dicono già di guardare. Gli riconoscono  la capacità di non lasciarsi tirare dalla giacca da nessuna parte se non da quella delle superiori necessità del Paese.

I cattolici appassionati di politica sono ai margini della dialettica parlamentare e distanti dalla possibilità di incidere sulle dinamiche proprie delle relazioni tra i partiti. Possono solo  indicare i contenuti attorno cui sia ragionevole operare per il  superamento di questa fase di grave difficoltà.

Tre gruppi di rilievo nazionale, Costruire Insieme, Politica Insieme e Rete Bianca, hanno lanciato la settimana scorsa un appello perché si giunga ad una “ tregua” operosa di ricomposizione morale e civile nel Paese ( CLICCA QUI ). L’appello resta più che mai valido.

A fronte degli urgenti problemi da risolvere, sarebbe già importante assistere ad un abbassamento dei toni del linguaggio politico e la creazione di un clima nuovo, all’insegna della  cooperazione tra la maggior parte dei parlamentari di Camera e Senato.

Stanno, infatti, per scadere i termini di alcuni appuntamenti cruciali per il nostro futuro su cui si insiste talmente tanto da parte di tutti che neppure vale la pena di ricordare.

Molte sono le ipotesi e proposte sullo sbocco della crisi. Crediamo che ci vorrebbe uno sforzo in più  di convergenza attorno a tre quattro questioni di medio periodo. Realisticamente, diciamo di 12 18 mesi.

Alla luce di quanto accaduto in queste ultime settimane, la questione di creare nuovi equilibri tra le forze politiche è indubbiamente importante. Se mancasse prima un reale convenire sui contenuti, ogni nuovo  assetto rischierebbe di rivelarsi momentaneo e non riuscirebbe a risolvere i nostri problemi per il periodo che appare necessario.

E’ evidente che la crisi è esplosa dopo che a livello europeo si è formata una nuova maggioranza. Asimmetrica rispetto a quella dell’esecutivo italiano. E’ altrettanto vero che quanto accaduto a Bruxelles ha bisogno di tempo perché faccia sentire i propri effetti a Roma. Tre forze italiane, che in sede europea stanno concorrendo alla formazione della nuova Commissione, 5 Stelle, Pd e Forza Italia, quest’ultima perché parte del Ppe, sono tra di loro in conflitto, anche aspro.

Noi, lo abbiamo scritto nell’appello per la tregua, riteniamo che una larga intesa possa in ogni caso servire a creare le condizioni per intervenire su alcuni punti qualificanti:

nuova legge elettorale più partecipativa e più democratica;

una legge di bilancio in grado di “ rispondere alle preminenti questioni dell’occupazione, del sostegno alla struttura produttiva, dell’aumento dei consumi, di una maggiore capacità delle nostre imprese di innovarsi e di competere sul piano internazionale”;

dare l’avvio al superamento dei disequilibri esistenti a livello economico e sociale, in particolare tra nord e sud.

In questo contesto, è inevitabile pure il richiamo ad un argomento che nell’attuale contesto può apparire periferico, ma che per i cattolici periferico non è: la legge sul fine vita.

Ritorniamo sull’argomento, dopo l’intervento recente di Massimo Magliocchetti ( CLICCA QUI ) perché se dovesse mancare un intervento parlamentare entro il prossimo 24 settembre, ci potremmo trovare di fronte alla liberalizzazione dell’eutanasia, introdotta di fatto senza alcuna regola e controllo.

La conseguenza estrema sarebbe quella di veder traslocare nelle aule di tribunale decisioni sofferte e laceranti. Finiremmo, inoltre, dal distogliere la nostra attenzione dall’impegno di far diventare il Servizio sanitario nazionale sempre più uno strumento di sostegno alla vita invece che alla morte.

Sappiamo delle difficoltà incontrate nei due rami del Parlamento su un tema tanto delicato. Riteniamo, però, che ancora un estremo tentativo possa essere fatto. Anche grazie al lavoro svolto da tanti amici che, alla Camera e al Senato,  sono intervenuti per salvare il salvabile e provato a trovare una fattiva convergenza pure con molti componenti di tutti gli altri gruppi parlamentari.

Anche questo punto, fondamentale perché tocca le ragioni più profonde dell’esistenza umana, e non solo da un punto di vista religioso, servirà a verificare le reali attenzioni che le singole forze politiche portano al rispetto sostanziale della dignità delle persone e della vita, in ogni sua fase, dal concepimento alla sua conclusione naturale.

Giancarlo Infante

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