Evidentemente, non solo “canzonette”, come sostenevano coloro che denigravano la partecipazione di Zelensky a Sanremo. O forse sì, solo “canzonette”, ma scritte, se così si può dire, su un palinsesto che, da oltre settant’anni anni, accompagna le vicende del nostro Paese.

In fondo, un pezzo della nostra storia potrebbe essere scritto ripercorrendo i generi musicali, i cantanti, gli autori ed i parolieri, le scenografie, gli ospiti ed i presentatori, i costumi ed i direttori d’orchestra che hanno dato vita a questa saga nazional-popolare che ha accompagnato le sofferenze e le attese, le crisi ed i successi, le disillusioni, ma anche i sogni degli italiani. Come fosse la colonna sonora degli anni che si sono succeduti dal ‘50, ininterrottamente, fino ai nostri giorni e, ad un tempo, la collezione di motivi musicali che hanno segnato sentimentalmente le storie personali, familiari ed intime di tanti italiani. Sanremo, dunque, “nazional-popolare”, laddove “nazionale” nulla ha a che vedere con “nazionalista” e “popolare” nulla ha a che vedere con “populista”.

C’è stato chi ha storto il naso di fronte alla partecipazione del Presidente Mattarella al Festival, che, al contrario, si è rivelato un gesto illuminante, un omaggio al popolo italiano, in ogni sua espressione sociale, culturale, per ogni fascia d’età. Perché il Presidente dovrebbe prendere parte alla Prima della Scala e non al Festival? Solo la cultura aulica ha diritto di essere riconosciuta come tale e non è fors’anche cultura pure la musica meno colta, ma spesso ricca di ispirazione e di poesia, di ascolto comune e quotidiano?

Il Presidente Mattarella è una grande risorsa per l’Italia, il punto di riferimento di quell’unità nazionale che si riconosce nella Costituzione.

“Sorella” Costituzione, come l’ha chiamata Benigni, riferendosi al Presidente, ma anche come potrebbe o dovrebbe dire ogni italiano. Con un linguaggio che si potrebbe dire “francescano”, nella misura in cui la semplicità, l’immediatezza si accompagna alla gioia ed all’entusiasmo, Benigni evoca la Costituzione come sogno, arte, libertà di pensiero e di parola, appunto “sorella”, figura familiare, amichevole, rassicurante che accompagna la vita di ognuno. Commentare Benigni non è possibile. Si può solo riascoltare.

Ma soprattutto, una domanda si pone. A chi dà fastidio la Costituzione, al punto che, con la scusa di Zelensky, se la prende con Sanremo?

Domenico Galbiati

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