«Questa è la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente». Con queste parole, Papa Leone XIV si è presentato al mondo, impartendo la sua prima benedizione Urbi et Orbi.
È davvero troppo presto per scrivere qualcosa di sensato su cosa potrà essere il pontificato di Leone XIV. Tuttavia, possiamo farci illuminare da alcuni indizi. Il nome scelto è in sé un programma: Leone XIII è stato il padre della dottrina sociale della Chiesa, colui che, a detta di un laico come Joseph Schumpeter, con la lettera enciclica Rerum novarum del 15 maggio 1891, ha proiettato la Chiesa nella modernità.
In secondo luogo, è un agostiniano. Intorno all’interpretazione della teologia della salvezza di Agostino, la sua teodicea, si è consumato il grande scisma cristiano nella modernità. Da quello scisma sono sorte le tante chiese riformate e si è avviato il processo che ha condotto alla nascita dello Stato nazione e all’emergere di almeno due idee di modernità e di occidente.
Chiunque abbia tentato una riconciliazione all’interno della Chiesa, è dovuto passare per l’opera di S. Agostino e chiunque voglia comprendere in fondo le tensioni geopolitiche dei nostri giorni, si trova a fare i conti con la filosofia del limite di Agostino; si pensi soltanto a come la tranquillitas ordinis di S. Agostino possa essere una chiave di lettura di tutta la storia della geopolitica, dalla caduta dell’impero romano fino ai nostri giorni, da Immanuel Kant ai padri fondatori del processo d’integrazione europea.
Tornando al tema della pace introdotto da Papa Leone, si rileva il profondo animo agostiniano del Papa.Per Agostino la pace non è mera assenza di guerra, bensì è la disposizione all’armonia e alla concordia: “tranquillitas ordinis”, la condizione nella quale possono esprimersi le manifestazioni materiali e spirituali; senza la pace “nihil esset omnino”: nulla sarebbe affatto. La pace andrebbe compresa come tranquillitas ordinis, un concetto dinamico, essa provvede la necessaria stabilità che consente alla vita di crescere e di svilupparsi: “una pace disarmata e disarmante”, nelle parole del Papa.
Quali sono i caposaldi intorno ai quali si snoda il pensiero di S. Agostino e che potrebbero diventare centrali nel Magistero di Papa Leone in tema di pace? In primo luogo, il riconoscimento della presenza del conflitto in ogni condizione della vita umana: la tensione fra l’amore per Dio fino al disprezzo di sé e l’amore per sé fino al disprezzo per Dio; la sostanziale finalità di pace che si prefigge la guerra; la sottomissione della guerra stessa alla giustizia; l’esigenza che anche in guerra si conservi uno spirito di pace, affinché la vittoria ne faccia partecipi i vinti, anche solo strumentalmente, per poter edificare una condizione di concordia.
La pace, dunque, secondo l’importante interpretazione di Sergio Cotta del pensiero agostiniano, come argomento centrale che si impone sulla guerra in nome della naturale socialità della persona; una socialità che non si esaurisce nel contesto della comunità politica, ma investe l’intera umanità, in forza del riconoscimento del dato artificiale che la forma politica storicamente assume, rispetto al dato naturale che gli esseri umani dialogano: il verbum superiore al ferrum, la dialogicità come struttura ontologica degli esseri umani.
Da questa interpretazione della socialità come dialogicità, S. Agostino tematizza la pace come primum antropologico e non un derivato della politica. Il compito della politica è servire e nutrire la tranquillitas ordinis nella quale possa fiorire tale attitudine originaria e sarà questa la posizione che secoli dopo assumerà anche Luigi Sturzo nel negare il primato etico della politica e nel dichiarare fuorilegge la guerra. In pratica, S. Agostino afferma che senza la pace “nulla sarebbe affatto”, di conseguenza, la pace è la condizione stessa della vita, in assenza della quale non avremmo che il nulla.
Papa Leone XIV è uno statunitense agostiniano che ha servito a lungo come missionario in Perù. Può essere davvero il costruttore di ponti tra le due Americhe e tra i due occidenti. Tra le due Americhe significa tra il Sud e il Nord del mondo e tra i due occidenti significa tra il mondo cristiano e quello non più o mai stato cristiano. In fondo, il papa ha il dovere di tenere unita la Chiesa e di confermarla nella fede. Nella misura in cui saprà raggiungere un simile obiettivo, la Chiesa potrà dirsi operatrice di pace nel XXI secolo e maestra di umanità.
Flavio Felice