Politica Insieme si è espressa sufficientemente in anticipo sulla questione delle Messe sospese. Lo abbiamo fatto con Alessandro Diotallevi ( CLICCA QUI ) e con Alfonso Barbarisi ( CLICCA QUI ). In ballo ci sono delicate questioni costituzionali che non riguardano solo i cattolici.

In effetti, ci si riferisce al  rispetto sostanziale del diritto fondamentale di ogni cittadino di dare sostanza alla propria fede religiosa anche attraverso la partecipazione a riti, cerimonie o con la semplice possibilità di frequentare una chiesa o qualunque altro luogo di culto senza il bisogno esclusivo che questi si trovino lungo il percorso da seguire per recarsi a lavoro o a fare la spesa. 

Stride inoltre che si sia pensato a regolamentare, ma a consentire, lo svolgimento di attività commerciali che in ogni caso creano occasioni di contato e di affollamento.

Anche l’amico Lorenzo Dellai, intervenuto anch’egli sul tema su www.politicainsieme.com ( CLICCA QUI ) è poi tornato sulla questione su Il Domani d’Italia ( CLICCA QUI ) chiedendo un chiarimento e un intervento da parte del Governo.

A seguito delle dichiarazioni del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, Politica Insieme ha ritenuto opportuno intervenire ufficialmente con un comunicato stampa reso noto nella giornata di ieri che pubblichiamo integralmente, qui di seguito.

Politica Insieme chiede al Governo di concludere l’elaborazione ” dei protocolli per le messe”, come annunciato da Palazzo Chigi la notte scorsa, nel più breve tempo possibile con la stessa sollecitudine con cui, sin dall’inizio del diffondersi del Coronavirus, sono stati risolti i problemi delle tabaccherie, dei supermercati e, adesso, quelli delle librerie e dei musei.
Politica Insieme da tempo, registrando anche il silenzio di molti politici di estrazione cattolica al riguardo, che pure avrebbero potuto rappresentare al Governo, da subito, la necessità di rispettare il diritto costituzionale e naturale all’esercizio della libertà di culto, ha posto in punto di diritto il problema creato da una decisione, quella sospensione delle cerimonie religiose e dei funerali, superabile con il semplice buon senso seguendo gli stessi opportuni criteri richiesti e giustamente applicati in altri ambiti. Contando in più sulla piena disponibilità della Cei ad adottare tutti gli strumenti elaborati per le istanze civili e da applicare, rigorosamente, nel proprio ambito.
Crediamo che sia davvero possibile risolvere il problema senza ulteriori indugi.
Da cittadini e da credenti ci riconosciamo pienamente, in questo frangente drammatico per la vita del Paese, in una responsabilità collettiva di cui intendiamo continuare a farci carico, nella piena consapevolezza che le limitazioni ed i sacrifici che abbiamo sopportato, da due mesi a questa parte – e destinati, peraltro, sia pure in altra forma, ad essere prorogati a seguito dei provvedimenti assunti dal Governo – sono stati e sono diretti a salvaguardare il bene primario della stessa vita di molti nostri concittadini, in particolare delle fasce più anziane e più’ deboli della popolazione, in una fase ancora molto delicata del contagio.
Tuttavia il D.P.C.M. emanato dal Presidente del Consiglio Conte in data 26 Aprile ha suscitato nella comunità cristiana sorpresa e amarezza poiché, avendo rimandato a data da destinarsi la possibilità di esercitare il proprio diritto di culto, è stata disattesa un’aspettativa di natura ,oltre che propriamente religiosa, anche costituzionale come si evince nell’art. 3 “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.” e nell’art. 19 “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume.”
Vi sono versanti di carattere morale che non sono affatto meno rilevanti per la vita del Paese, ne’ degni di minor tutela, anche sotto il profilo della legittimità costituzionale, di quanto non lo siano, per la vita di ognuno, altri aspetti, a cominciare da quelli di ordine economico-produttivo.
L’atteggiamento di totale disponibilità all’azione di Governo da parte della Chiesa all’inizio di questa pandemia, dettata dal rischio di eventuali contagi da Coronavirus durante le celebrazioni liturgiche, non ha trovato lo stesso grado di risposta nell’ultimo decreto. Per la comunità cristiana il valore della preghiera comunitaria, della liturgia della Parola, della partecipazione ai sacramenti , sono tutti atti di fondamentale importanza perché tutti concorrono alla sussistenza della vita spirituale presente in ogni uomo. Pertanto si richiede un immediato adeguamento del D.P.C.M. in termini di giusta osservanza della Costituzione italiana.
Fatte salve tutte le norme di sicurezza che il Governo richiede e l’inosservanza sarebbe innaturale per una comunità religiosa che dal suo nascere si occupa di prossimità per il Bene collettivo, laddove lo stesso Stato spesso non arriva, in nome di una sensibilità ai valori cristiani di cui tutta la nostra Nazione è impregnata, in virtù di quegli ideali di libertà e di giustizia sociale, tipici del Cristianesimo ,ma universalmente validi perché si rivolgono al vero bene comune, si richiede un immediato adeguamento del D.P.C.M. poiché la comunità cristiana, fatta di cittadini a tutti gli effetti, ritiene di vitale necessità poter ritornare alle proprie Celebrazioni in presenza. Come la storia dei cristiani narra, certe azioni persecutorie sono state fonte di grande crescita per tutta la Comunità stessa e anche questa discriminazione nella gestione dei luoghi e degli spazi possibili da riconquistare nella fase 2, crediamo possa essere vissuta come tale. Ma non disconosciamo la capacità del nostro Presidente del Consiglio nel saper assumere responsabilità che a questo punto non possono essere attribuite ad un Comitato tecnico scientifico, nella consapevolezza che il popolo cattolico saprà osservare, in ogni caso e scrupolosamente, le disposizioni di ordine comportamentale e di carattere tecnico-operativo che accompagneranno l’auspicata immediata autorizzazione alle celebrazioni della Santa Messa.
POLITICA INSIEME

Numeri gruppi d’ispirazione cristiana hanno sottoscritto anche un ulteriore comunicato stampa con cui si chiede al Governo la modifica sui provvedimenti che limitano la partecipazione alle Messe

COMUNICATO STAMPA
IL GOVERNO RISPETTI LA LIBERTA’ DI CULTO:
IL DPCM 26 APRILE 2020 È CONTRO LA LIBERTA’ RELIGIOSA.
VA SUBITO CORRETTO O IMPUGNATO
PERCHE’ LESIVO DI DIRITTI ESSENZIALI!
Il 14 marzo, come associazioni e persone impegnate per le istituzioni democratiche, abbiamo
espresso solidarietà ai Vescovi per aver “testimoniato un non scontato gesto di responsabilità
per sostenere la lotta contro la pandemia, accettando il sacrificio più grande, la rinuncia cioè
alla condivisione dell’Eucarestia”.
Oggi rivolgiamo un APPELLO URGENTE AL GOVERNO perché rispetti le garanzie
costituzionali di libertà di culto, palesemente violate dal DPCM 26 aprile 2020, che appare –
come denuncia il comunicato stampa n. 34/2020 della CEI – “ARBITRARIO” e
“INGIUSTO” nel punto in cui unilateralmente impone ancora al popolo italiano l’impossibilità
di partecipare alla celebrazione eucaristica in condizioni di sicurezza.
ARBITRARIO, innanzitutto per l’assenza del confronto parlamentare, che in democrazia non
ammette deroghe in presenza di diritti e libertà costituzionali.
ARBITRARIO, per insanabili contraddittorietà e illogicità.
È illogico infatti consentire l’apertura dei luoghi di culto condizionata a standars igienici e
distanze interpersonali e pretendere poi di distinguere fra le attività praticabili in tale ritenuta
sicurezza, vietandone solo una. È contraddittorio proibire le messe, permettendo solo “le
cerimonie funebri”, che -come quasi tutti sanno- altro non sono che un particolare tipo di
messa, che dunque andrebbe sempre consentita almeno alle medesime condizioni. È illogico
rispetto alla natura laica della Repubblica scegliere chi possa partecipare ai funerali. È
contraddittorio fissare il tetto massimo di 15 presenze ai funerali, perché per nessun altro luogo,
seppur più angusto come biblioteche, librerie, piccole strutture di vendita, ecc., il DPCM
impone un parametro numerico assoluto. È d’altronde del tutto illogico pensare che 15 persone
siano nella stessa condizione igienico-sanitaria nei pochi metri quadri del Santuario della
Madonna dell’Archetto a Roma come negli 11.700 mq del Duomo di Milano. È contraddittorio
che il Comitato Scientifico di Palazzo Chigi si riferisca a non meglio precisate “criticità non
superabili”, quando la stessa Presidenza del Consiglio pochi minuti prima annunciava un
“protocollo” che “consenta quanto prima la partecipazioni di fedeli alle celebrazioni
liturgiche”.
INGIUSTO, perché nega la sostanza ultima della presenza cattolica, in cui – come ben
scrivono i Vescovi nella nota citata – il (tanto apparentemente apprezzato) “servizio verso i
poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede”, che è incarnata e “deve
potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale”. E “tornare a frequentare
i luoghi dell’anima non è un fatto formale ma il viatico naturale per chi oltre al corpo vuole
nutrire anche la propria fede” (Alberto Gambino, 23.4.20).
2
INGIUSTO perché, in ragione di tale negazione, disconosce “alla Chiesa la libertà di
organizzazione” e il “pubblico esercizio del culto” assicurati invece dall’art. 2 del Concordato
(1984) e dall’art. 7 della Costituzione.
INGIUSTO perché per rendere effettive tali essenziali garanzie di autonomia della Chiesa, “gli
edifici aperti al culto” non possono essere distolti dalla relativa connaturale funzione degli
stessi senza un “previo accordo con la competente autorità ecclesiastica” (cfr. artt. 5 e/o 13,
comma 2, Concordato);
INGIUSTO perché l’eccezionale sospensione del culto è dunque costituzionale solo con il
“previo” consenso della CEI: non è certo la Presidenza del Consiglio a “concedere” un
“accordo” per riaprire il culto, che, al contrario, lo Stato non può unilateralmente negare senza
calpestare -discriminandola- la libertà religiosa e dunque la libertà stessa di tutti.
Il Governo ripari subito questa grave e immotivata ingiustizia, per la quale, altrimenti,
non esiteremo a supportare le associazioni che per natura statutaria stanno potranno
direttamente impugnare del DPCM 26 aprile 2020 avanti ai Tribunali della Repubblica.
Roma, lì 27 aprile 2020
Primi firmatari: Mirco Agerde (Movimento Regina dell’amore), Arturo Alberti (Ass. Il Crocevia), Stefano
Bani (Forum Cultura Pace e Vita Ets), Roberto Bettuolo (Ass. L’albero), Paola Binetti (senatrice, XVIII),
Claudio Bianchi (FISM Como), Ettore Bonalberti (Ass. Liberi E Forti), Maurizio Borra (Ass. FamigliaSI),
Paolo Botti (Ass. Amici di Lazzaro), Aldo Bova (Forum delle Associazioni sociosanitarie); Antonio Buonfiglio
(deputato, XVI), Tonino Cantelmi (Aippc – Ass. Italiana Psicologi E Psichiatri Cattolici), Marina Casini
(Movimento per la Vita), Anna Catenaro (Avvocatura In Missione), Jacopo Coghe (Ass. Pro Vita & Famiglia),
Alessandro Comola, Augusto Bagnoli e Giancarlo Infante (Ass. Politicainsieme), Marco D’Agostini (Ass. naz.
Pier Giorgio Frassati), Fabio De Lillo (Ass. Cuore Azzurro), Stefano De Lillo (senatore, XVI), Emmanuele Di
Leo (Ass. Steadfast Onlus), Lucio D’Ubaldo (Ass. Rete Bianca), Riccardo Evangelista (Ass. Proposte per
Roma), Giovanni Falcone (deputato, XVII), Marco Ferrini (Centro internazionale Giovanni Paolo II e per il
magistero sociale della Chiesa), Elena Fruganti (Ass. Esserci), Benedetto Fucci (deputato, XVII), Giovanni
Gut (MCL-Movimento Cristiano Lavoratori), Sara Fumagalli (Ass. Umanitaria Padana), don Gianni Fusco
(Confederazione internazionale del clero), Massimo Gandolfini (Ass. Family Day- Difendiamo I Nostri Figli),
Gianluigi Gigli (deputato, XVII), Marco Invernizzi (Alleanza Cattolica), Antonella Luberti (Ass. Cerchiamo
il Tuo volto), Diego Marchiori (Ass. Vivere Salendo), Mario Mauro (senatore, XVII), Domenico Menorello
(deputato, XVII, Osservatorio parlamentare «Vera lex?»), Giorgio Merlo (deputato, XVI), Francesco
Napolitano (Ass. Risveglio ), Alessandro Pagano (deputato, XVIII), Antonio Palmieri (deputato, XVIII),
Emilio Persichetti (Ass. Convergenza Cristiana), Riccardo Pedrizzi (deputato, XVI, Presidente Comitato
scientifico UCID), Maurizio Perfetti (Collatio.it), Simone Pillon (senatore, XVIII), Giovanni Pirone (Ass.
Etica & Democrazia), Massimo Polledri (deputato, XVI), Mauro Ronco (Centro Studi Livatino), Gaetano
Quagliariello (senatore, XVIII), Carlo Ranucci (Ass. Convergenza cristiana 3.0), Marco Respinti
(International Family News), Eugenia Roccella (deputato, XVII, Ass. Progetto culturale), Gianluca Rospi
(deputato, XVIII), Maurizio Sacconi (senatore XVII), Luisa Santolini (deputato XVI), Ivo Tarolli (senatore,
XIV; Ass. Costruire Insieme), Olimpia Tarzia (Movimento Per: Politica; Etica, Responsabilità), Giorgio Zabeo
(Circoli insieme), Marco Zabotti (Rete Italia Insieme), Germano Zanini (Ass. Rete Popolare), Peppino Zola
(Ass. Nonni 2.0)
ulteriori adesioni a info@polispropersona.com

About Author