Connettere l’antropologia con le trasformazioni ambientali è una pratica intellettuale che affascina. Un modus per vivere il pianeta come aveva già descritto Papa Francesco nella ” Laudato si’ ” dieci anni fa. Molto responsabile.

Se fosse stato ancora in vita Francesco avrebbe certamente riproposto il messaggio dell’Enciclica. La forza e l’attualità di quel pensiero lottano contro prepotenze e squilibri intollerabili. Il magistero della Chiesa si salda con lo spirito laico nel rivendicare il diritto di tutti a vivere in armonia con la Terra.

La città di Pistoia con i “Dialoghi di Pistoia”, il festival annuale dell’antropologia del contemporaneo, si è conquistata una specie di primato nel mondo dell’ambientalismo europeo.

Vi lavorano più di 300 volontari, tutti appassionati e convinti di aiutare il dibattito a crescere. La XVI edizione, appena conclusa, è stata un successo caratterizzato da un’atmosfera di grande partecipazione con 35 ospiti  qualificati. Antropologi, certamente, ma anche filosofi, architetti, psicologi, scrittori, artisti tutti a “dialogare” su modalità e culture dell’abitare il pianeta.

Cosa significa scegliere di vivere nelle grandi città, con alti livelli di produttività, ma anche con grandi costi energetici e ambientali, e nelle medie comunità urbane o nelle aree rurali ? È questa una delle domande principali all’origine del festival. É stato ideato ed è diretto da Giulia Cogoli, promosso dalla Fondazione Caript e dal Comune di Pistoia con il sostegno della Regione Toscana. Dico che è uno sforzo apprezzabile, che fornisce stimoli e indicazioni per migliorare l’approccio alla coabitazione in uno stesso ambiente di più necessità.

È il grande tema delle ecologie dell’abitare e del convivere. Le disuguaglianze nel mondo crescono e il rapporto delle  popolazioni con il proprio ambiente è riflesso nella politica e nelle azioni delle classi dirigenti. C’è chi va in una direzione e chi nell’esatta opposta. La parte peggiore sta superando anche il negazionismo del cambiamento climatico per organizzare politiche selettive su investimenti contrari a qualsiasi equilibrio uomo-ambiente.

Se non esistono ricette uniche e salvifiche per rispondere a drammi globali è , invece, fortemente necessario unire le culture e le azioni per costruire habitat meno disumanizzanti. A Pistoia questo impegno c’è ed è stato un buon segnale anche aver assegnato il Premio Internazionale Dialoghi di Pistoia alla sociologa Chiara Saraceno.

Un riconoscimento a chi mette “al centro del proprio pensiero e del proprio lavoro l’importanza del dialogo e della cultura come strumento per lo sviluppo delle relazioni umane”. La Terra casa comune è valore etico e morale coperto da milioni di interessi di ogni tipo. Per non oscurarlo ancora di più c’è bisogno di azione come ha ricordato anche Papa Leone XIV. Prendersi cura di noi e degli altri, nello stesso modo, in una convivenza che guardi a un futuro sostenibile per tutti, non solo noi umani, è il manifesto dei Dialoghi di Pistoia.

“Noi siamo molto soddisfatti della riuscita di questa sedicesima edizione- hanno detto  Giulia Cogoli, Luca Gori, presidente della Fondazione Caript, e il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi. “ Il successo del festival è frutto di un lavoro di squadra che ha coinvolto circa 500 persone”. Un bel numero per aiutare migliaia di altre persone a riflettere su come “stare al mondo”.

Nunzio Ingiusto

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