Sembrava dovesse arrivare la “madre” di tutte le leggi sul Lavoro dirette a contrastare il numero crescente di morti e di feriti nelle fabbriche e nei cantieri. Invece, è uscito da Palazzo Chigi il solito annuncio, senza neppure uno straccio di un intervento legislativo ripiegando sulla decisione di far versare all’Inail 650 milioni di euro in aggiunta ai 600 già stanziati da questo stesso Governo. I quali, però, non hanno fatto vedere finora alcun effetto su quella che è diventata una vera e propria piaga del Lavoro.
In realtà stiamo viaggiando al buio su di una drammatica questione che, evidentemente, meriterebbe l’assunzione di una ben più impegnativa responsabilità. Ma è il modo di fare approssimativo, e retorico, del Governo Meloni che non muta neppure di fronte a questioni tanto drammatiche.
Non sembra ci sia la capacità e forse, la volontà di mettere questa tra le priorità di un’azione che dovrebbe essere multidisciplinare, attingendo alle esperienze di altri paesi, rivolgendosi a studiosi autentici della materia e non limitarsi a vagheggiare l’organizzazione di corsi di formazione che, evidentemente, ammesso che siano stati avviati con precedenti finanziamenti, non servono a granché. Perché il vero punto è quello dell’innovazione della produzione e nell’organizzazione dei cantieri, oltre che quello dei controlli oggi affidati, a fronte di milioni di imprese, ad una piccola pattuglia di funzionari e di impiegati.
L’unica cosa positiva è che, almeno, questa volta, prima di decidere d’imperio il che fare, il Governo si confronterà con le parti sociali: Confindustria ed altre rappresentanze degli imprenditori e i sindacati. E forse sarà il caso che si chiarisca che i soldi pubblici dovrebbero soprattutto andare a potenziare le capacità di controllo da parte dello Stato e che i necessari investimenti per la tutela dei luoghi di lavoro entrino a far parte veramente dell’investimento dell’impresa. Evitando, ovviamente, che pure le nuove somme rese disponibili diventino interventi a pioggia o che assumano la forma indiretta di aiuti, magari, utilizzati per altri scopi. Anche perché un conto è la grande azienda e un altro è quello di piccole realtà imprenditoriali, per lo più di profilo familiare, che non sono certo in grado di affrontare i problemi della sicurezza come dovrebbe essere necessario e, pertanto, non possono essere messe alla pari con le multinazionali o le più importanti imprese dai profitti ben superiori.