L’ Europa ha saputo ritrovare, con il piano Next Generation EU, lo spirito genuino originario della sua fondazione per far uscire il suo/suoi Popoli più coesi e più forti dalla crisi pandemica, a beneficio delle attuali e future generazioni. I contenuti del Next Generation EU sono fortemente connessi alla innovazione tecnologica nei diversi settori, ma, anche, alla rigenerazione culturale, fondata sui valori di solidarietà, coesione e convergenza, ed anche di fiducia.

Questi principi e questi valori trovano il loro fondamento nelle radici cristiane dell’Europa, come evidenzia gran parte del suo patrimonio culturale. È opportuno collaborare a questo straordinario sforzo politico dell’Unione ed i cristiani debbono contribuire alla modernizzazione ecologica della società. Devono promuovere ogni sforzo perché il Programma possa raggiungere i suoi obiettivi di sviluppo e di equità nell’Unione Europea attraverso una politica fondata sulla dignità della persona, e sui suoi diritti fondamentali, in una prospettiva relazionale e non individualistica/egoistica. Occorre che questa politica sia in grado di integrare il paradigma ecologico con quello tecnologico e con quello umanistico.

Nello scorso febbraio, a cavallo tra i due governi Conte e Draghi, MEIC, AIDU E FUCI hanno prodotto un Documento con le loro considerazioni sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza del Governo Conte. Oggi a meno di venti giorni dalla presentazione del Piano del Governo Draghi all’EU, le Associazioni cattoliche firmatarie di questo appello desiderano confermare e puntualizzare alcuni aspetti, che si vorrebbe che caratterizzassero il Piano stesso.

Le Associazioni richiamano alcuni Principi fondanti della loro visione per un’Italia, moderna e competitiva, inscritta, per la sua particolare posizionale nel Mediterraneo, in un disegno geopolitico di cerniera sud-nord e si raccomanda il Governo Draghi a declinarli in progetti concreti nel PNRR definitivo. Questi progetti capaci di promuovere un futuro sostenibile, resiliente e giusto richiedono certamente una nuova economia.

Il modello di economia circolare è la via obbligata per lo sviluppo sostenibile, cioè per affrontare la sfida del cambiamento climatico e della transizione ecologica ed energetica, considerata come questioni centrali: non solo per la salute degli ecosistemi naturali, ma anche per il benessere delle persone e, soprattutto, dei giovani e delle future generazioni. Va promosso un processo circolare di sviluppo che riguardi anche l’assetto urbano, nella direzione del modello di “città circolare”.

Il patrimonio culturale di cui è così ricca l’Europa, si configura, se opportunamente valorizzato, come una importante infrastruttura connettiva della società. Il Piano dovrà essere in grado di promuovere tutte le necessarie innovazioni tecnologiche. Occorre, però, anche che sia caratterizzato da una rinnovata prospettiva dell’umano, in cui è centrale il valore della inclusione nelle sue diverse articolazioni: inclusività di genere e di generazioni, multiculturale e multietnica, attraverso una efficiente mobilità infrastrutturale, una riduzione dei divari territoriali, economici e sociali, del “digital divide”.

Soprattutto è indispensabile investire nella formazione dei giovani: inclusione significa per essi in particolare lavoro. Tuttavia si avverte, a monte, una forte necessità di garantire per essi un processo educativo nella Scuola e nell’Università, in cui la formazione al “pensiero critico”, la promozione/valorizzazione della” creatività” sia assolutamente centrali e vengano indirizzati verso una Cittadinanza europea ed anche planetaria. Investire in cultura significa prosperità. La cultura dove diventare il centro di tutte le politiche pubbliche, cui dedicare una percentuale di almeno il 5% delle risorse disponibili.

Queste considerazioni le Associazioni firmatarie consegnano a Lei, Signor Presidente Draghi!

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