Il Congresso di Azione ha lasciato le cose come stanno o forse le ha ancor più ingarbugliate sul fronte delle opposizioni che discutono, in ordine sparso, sulla possibile alternativa al governo delle destre, in vista delle prossime elezioni politiche. Due anni e qualche mese rappresentano un arco temporale appena sufficiente ad elaborare una strategia vera, strutturata, programmaticamente solida e consistente, che non sia solo il contro-canto alla destra, ma parli un nuovo linguaggio agli italiani.

L’alternativa possibile, anzitutto, sta chiusa nello scrigno di quella metà del Paese che si chiama fuori e non intende lasciarsi coinvolgere in un gioco a somma zero. Questo è il primo carattere, la prima condizione da osservare se si vuole impedire che, un’altra volta, si offra la vittoria alle destre, servita su un piatto d’ argento. La seconda condizione: l’alternativa dev’essere di contenuti prima che di schieramento e non e’ facile ricondurre ad una visione organica e coerente una selva di temi ed argomenti difficili da domare ed orientare, tutti assieme, all’ interesse generale dell’Italia.

Non si vede all’ orizzonte neppure l’ abbozzo di un “pensiero”, di un’ idea di Paese che possa riaccendere la passione civile ed evocare la responsabilità personale e collettiva degli italiani. In effetti, per tornare al congresso del suo partito, Calenda non si allontana dal vero quando sostiene – su queste pagine lo affermiamo da sempre – che il “Movimento 5 Stelle” è una forza populista e, perciò, strutturalmente di destra. Segue la proposta, in sé non fuori luogo, di una “coalizione liberal-democratica” che dovrebbe, però,  essere il risultato di “taglia e cuci”, non solo improbabile, ma, se pur fosse, con ogni probabilità, del tutto inferiore alle aspettative ed al bisogno. Insomma, l’impressione generale che se ne ricava è questa: finché si permane nel perimetro delle forze attualmente in campo, non si vede quale soluzione credibile possa maturare.

Come INSIEME sostiene da tempo – questo è, anzi, il filo conduttore del nostro Manifesto fondativo (CLICCA QUI) – l’Italia non può accontentarsi di rimaneggiare qua e là una condizione di sofferenza complessiva, che comincia dalla fisionomia del suo stesso sistema politico, così come si pone oggi Ha bisogno di un vasto processo di trasformazione che può essere dato solo da un’ iniziativa che nasca fuori dal clima soffocante ed asfittico di una permeante controversia tra le parti che dalla sgangherata dialettica tra i due schieramenti del sistema bipolare, si riproduce anche all’ interno di ciascuno dei due. Da questi otri screpolati non può venire nessun buon vino.

E’ tempo di cambiar gioco, augurandoci che vi siano forze capaci di lanciare, con la generosità ed anche il tasso di provocazione che pur ci vuole, un nuovo cammino.

Domenico Galbiati

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