Nel 2019 le imprese del Terzo settore hanno confermato le previsioni positive rispetto alle entrate e agli investimenti formulate l’anno precedente, anche grazie a buoni rapporti col mondo bancario. A dirlo è la IX edizione dell’Osservatorio su “Finanza e Terzo settore” promosso da UBI Banca e AICCON (Associazione Italiana per la promozione della Cultura della Cooperazione e del Non Profit), che è stato presentato nei giorni scorsi.

Il Rapporto in questi anni ha voluto monitorare in maniera continuativa lo stato e l’evoluzione dell’offerta e della domanda di finanza per il Terzo settore con una focalizzazione sull’imprenditoria sociale italiana (cooperative sociali, consorzi di cooperative sociali e Srl con qualifica di impresa sociale ex D.Lgs 117/17) volta a cogliere i cambiamenti promossi dalla Riforma del Terzo settore, indagando una ricca pluralità di aspetti quali: il sentiment generale del mondo della cooperazione e impresa sociale, il tema della finanza a impatto sociale, i fabbisogni finanziari relativi all’ultimo triennio, il rapporto con le banche e le prospettive future.

Di seguito trovate i principali risultati della rilevazione svolta. Qui è disponibile la nostra sintesi del Rapporto dello scorso anno.

Crescono gli investimenti e le competenze sugli strumenti di finanziamento

Secondo i dati raccolti dall’indagine – effettuata su un campione di 250 cooperative sociali estratte dalla banca dati Aida di Bureau Van Dijk – il 96% dei soggetti intervistati ha effettuato investimenti negli ultimi 3 anni. La principale fonte di copertura di tali investimenti è stato l’autofinanziamento (50,4%) – cui fanno ricorso in particolare le Srl con qualifica di impresa sociale (52,2%) e le cooperative di tipo A (51,0%) – seguito dalle risorse erogate dagli istituti bancari (28,8%), canale cui fanno principalmente ricorso i consorzi (52,5%).

Cresce, tra i soggetti dell’imprenditorialità sociale in Italia, la consapevolezza relativamente alla disponibilità di strumenti di finanza a impatto sociale (+10,1% rispetto alla rilevazione precedente), in particolar modo tra i consorzi (76,9% contro il 44,0% del campione totale). Il 33,6% di chi conosce il tema è interessato all’utilizzo (19,1%) o sta già utilizzando strumenti di questo tipo (14,5%). Le cooperative sociali di tipo A sono le realtà che mostrano i livelli più elevati di utilizzo della finanza a impatto sociale (20,9%) e anche quelle che dichiarano un maggiore interesse in tal senso (25,6%). Lo strumento più conosciuto e utilizzato risulta essere quello della finanza agevolata (es. Fondo Rotativo per le imprese del MISE, fondi agevolati BEI, ecc.).

Riccardo Tramezzani, Responsabile dell’Area UBI Comunità di UBI Banca, ha sottolineato che “i dati raccolti testimoniano come la capacità degli istituti bancari in termini di offerta di risposte specialistiche personalizzate e diversificate costituisca l’elemento imprescindibile per dare vita a relazioni stabili con i soggetti afferenti al mondo dell’impresa sociale”. In tal senso “l’Osservatorio ci restituisce una fotografia sempre più ampia e dettagliata della diversità di queste esperienze che stanno allargando il loro bacino di attività verso nuovi investimenti e verso nuove metriche per misurare il valore prodotto”.

Migliorano i rapporti con le banche, ma si cercano anche consulenza e accompagnamento 

Il 77% circa delle imprese che hanno fatto richiesta di finanziamento alle banche nell’ultimo triennio (50,4%) ha ottenuto l’intero importo richiesto. La principale modalità di impiego dei finanziamenti ottenuti è rappresentate dagli investimenti a medio-lungo termine (42,0%), dato che conferma quanto rilevato nell’edizione precedente dell’Osservatorio.

Elevati i livelli di soddisfazione della relazione con gli istituti di credito – il 79,6% si dichiara soddisfatto – soprattutto rispetto alla percezione dell’esistenza di un’offerta adeguata di prodotti e servizi (53,6%), dato confermato anche rispetto alla funzione della banca nei processi di sviluppo del mondo della cooperazione sociale e dell’impresa sociale: il 35,2% del campione pensa che il ruolo della banca debba essere quello di soggetto erogatore di un’offerta di servizi di credito dedicata. Si afferma, altresì, la necessità di ripensare la banca anche come soggetto in grado di supportare l’imprenditorialità sociale attraverso l’assunzione di un ruolo consulenziale di accompagnamento (34,0%).

Guido Cisternino, Responsabile Terzo Settore ed Economia Civile di UBI Banca, ha spiegato come “in questa fase storica UBI Comunità, forte della sua reputazione e dell’alto grado di personalizzazione dei suoi servizi, intende ulteriormente investire in essi e innovare la propria offerta e modello di servizio nella direzione che l’osservatorio suggerisce. Il ruolo della banca non può essere solo di erogatore di servizi per quanto distintivi e personalizzati, ma di player in grado di contribuire a promuovere e costruire reti, sostenere investimenti, creare legami tra le diverse realtà e le comunità e condividere saperi”.

Qualche previsione sull’imprenditoria sociale, col Coronavirus all’orizzonte

Anche la IX edizione dell’Osservatorio, come in passato, si è posta l’obiettivo di analizzare i fabbisogni finanziari e le prospettive evolutive dell’imprenditorialità sociale italiana: rispetto al 2020, le previsioni sugli investimenti confermavano una buona percezione in termini prospettici da parte delle cooperative sociali e delle imprese sociali, con oltre 4 organizzazioni su 5 che prevedevano di investire nel corso dell’anno (+20,0% rispetto all’anno precedente). Nel 52,3% dei casi i soggetti intervistati confermavano l’autofinanziamento (modalità indicata soprattutto dalle cooperative di inserimento lavorativo – 54,7%) quale principale fonte di copertura, seguito dall’affidamento agli istituti bancari (26,3%), cui prevedeva di fare ricorso la metà dei consorzi.

Sempre in termini previsionali, per il 2020 veniva confermato il trend positivo dell’anno precedente: il 74,4% e il 75,6% dei soggetti intervistati prevedeva rispettivamente entrate da contributi ed Enti Pubblici e da mercato stabili o in crescita. In evidenza i dati delle cooperative sociali di tipo A e delle Srl con qualifica di impresa sociale: rispettivamente l’85,3% e il 72,3% anticipava una situazione stabile o di crescita relativamente alle entrate da contributi ed Enti pubblici e l’81,3% e il 75,0% per quelle derivanti dalla vendita di beni e servizi sul mercato.

Paolo Venturi, direttore AICCON, ha spiegato che i dati dell’Osservatorio “mostrano i tratti della eterogeneità che contraddistingue l’imprenditorialità sociale. Le Srl con qualifica di impresa sociale risultano fortemente orientate all’interlocuzione con gli investitori privati ed evidenziano una significativa propensione agli investimenti. La cooperazione sociale si conferma la più avanzata in termini d’intraprendenza e apertura ai nuovi mercati. Questa fase storica, segnata da profonde discontinuità, accelererà i cambiamenti già in atto nell’impresa sociale italiana e aumenterà la convergenza e il bisogno di un rapporto strategico con le Banche”. Secondo Venturi, “l’esito di quello che sta accadendo lo si potrà cogliere con la rilevazione del prossimo anno, che ci permetterà di comprendere la trasformazione in termini di comportamenti e aspettative delle imprese sociali nonché il cambiamento agito dall’emergenza sanitaria in atto rispetto alla loro propensione ad investire”.

Lorenzo Bandera

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