Percorsi di Secondo Welfare ha pubblicato il seguente articolo, a firma di Paolo Riva

Il dato più basso da quando viene rilevato. È quello relativo al tasso di fecondità 2024 pubblicato oggi da Istat (1 aprile per chi legge, ndr). “Con 1,18 figli per donna viene superato il minimo di 1,19 del 1995, anno nel quale sono nati 526mila bambini contro i 370mila del 2024”, si legge in una nota e che conferma un trend in corso ormai da anni (rispetto al 2023 si tratta di circa 10.000 in meno (-2,6%).

Il fenomeno “riguarda in particolar modo il Nord e il Mezzogiorno”, ed è dovuto anche alla riduzione nel numero dei potenziali genitori, a sua volta risultato del calo del numero medio di figli per donna registrato nei loro anni di nascita.  “La popolazione femminile nelle età convenzionalmente considerate riproduttive (15- 49 anni) è passata da 14,3 milioni di unità al 1° gennaio 1995 a 11,4 milioni al 1° gennaio 2025”, scrive Istat, spiegando perché – a parità di tasso di fecondità – i nati dello scorso anno siano molti meno di quelli del 1995.

I nuovi dati Istat sono forti, ma non sono una novità. Sono una conferma.

A questi numeri ormai ci si è abituati, talmente si susseguono  anno dopo anno in maniera ormai strutturale e quasi inesorabile. “Il crollo delle nascite”, “le culle vuote”, “l’inverno demografico” sono metafore che sono diventate ormai di uso comune.

Basse fertilità e natalità non sono però un problema solo italiano. Il nostro Paese ha molte peculiarità, quasi tutte negative, ma la questione va ben oltre i nostri confini. In un futuro in cui la fecondità continuerà a rimanere bassa, però, i punti di debolezza dell’Italia potrebbero diventare un’opportunità.

Questione europea, questione globale

Lo scorso febbraio Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea, ha pubblicato i dati più recenti sulla fecondità nei Paesi membri. “Nel 2023 in UE sono nati quasi la metà dei bambini nati nell’UE rispetto a sei decenni fa” è una delle prime frase del rapporto annuale Fertility statistics.

Eurostat spiega che in UE nel 2023 (ultimo anno disponibile per un confronto tra tutti i Paesi) sono nati 3,67 milioni di bambini, cioè poco più di 8,2 ogni 1.000 abitanti. Nel 2000, erano 10,5; 12.8 nel 1985 e 16,4 nel 1970. Anche il tasso di fecondità, nonostante un andamento complessivo più ondivago rispetto al precedente valore, è in calo rispetto all’anno precedente, con un dato medio UE di 1,38 figli per donna nel 2023. La Bulgaria ha registrato il tasso di fecondità totale più alto, con 1,81 figli per donna, seguita da Francia e Ungheria. All’estremo opposto, i tassi più bassi si sono osservati a Malta (1,06 figli per donna), in Spagna e in Lituania. L’Italia arrivava poco dopo, con 1,21, ma come abbiamo visto nel 2024 il valore è sceso ulteriormente.

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