Il povero Baldassarre Castiglione si sarà rigirato nella tomba nel vedere così dileggiata la figura del “cortigiano” per celebrare la quale scrisse il suo famoso omonimo  trattato in quattro volumi. Dileggiato anch’egli nel vedere troppo facilmente utilizzata quella figura da lui tanto esaltava e ridotta all’immagine di colui, o di colei, che più meriterebbe essere segnalata ad un livello molto più subalterno. Eh, si, perché un conto erano i “cortigiani”, e cioè i componenti di una Corte, ed altro era la servitù, anch’essa suddivisa tra quella di altro e di basso rango.

E lo stesso avranno fatto i giganti del pensiero, dell’arte e delle scienze che per secoli sono stati, appunto, dei “cortigiani”. Michelangelo, Leonardo, ma anche Mozart che cosa sono stati se non quello? E Raffaello, che del Castiglione fece persino il celeberrimo ritratto che si trova oggi presso il Louvre di Parigi? Con quel dipinto esaltando – nel codificatore del suo ruolo – la cortigianeria inscindibilmente legata ai millenni dei ceti reali o di quelli imperiali.

E a tanti cortigiani di tal fatta, il cui spessore è indicato dal “Corteggiano” del Castiglione, si deve il progresso umano. Fino a quando il mutare culturale e politico e degli equilibri sociali non fecero ritrovare i mestieri e gli artisti, i pensatori ed i letterati in una dimensione autonoma e, in parte, distinta dalle corti che fino ad allora li avevano alimentati. Ma non sempre evitando di far sentire loro come “sa di sale lo  pane altrui”. E fu così che, finalmente, Beethoven poté comporre ed esibirsi, anche nelle Corti, ma senza l’obbligo d’indossare la livrea del principe che assicurava soldi, onori ed ospitalità.

Sarà poi la volta di Rigoletto, con il suo “cortigiani vil razza dannata”, a ricordarci, però, che da quando mondo è mondo ci sono stati modi diversi d’esser “cortigiani”. Il Seneca di Nerone non è cortigiano né più né meno dello Jago di Otello?.

Ed uscendo fuori di metafora, richiamati dalla nostra modesta cronaca politica, non c’è nessun male nel riconoscere  l’esistenza di una figura moderna del “cortigiano” nei meccanismi del sistema di potere di oggi che, in fondo, ha creato tante nuovi “corti” che sono finanziarie, economiche e politiche. L’importante sono la visione e il decoro e la scelta, appunto, tra l’esser Seneca o Jago.

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