L’Avvenire ha pubblicato un intervento dell’Arcivescovo di Napoli, Mimmo Battaglia ( CLICCA QUI ), dal titolo emblematico: ” Sud, povertà, persone. Ecco quello che deve fare la politica”.

Il Mezzogiorno d’Italia continua a restare tra i grandi “dimenticati” nonostante, come sottolinea l’Arcivescovo, l’Europa sia scesa in campo prevedendo una gran mole di finanziamenti da cui ci si potrebbe attendere il rilancio del Sud. Un rilancio che farebbe comodo pure al Nord.

Non sembra però che molto si stia smuovendo e attendiamo una clamorosa e sostanziale smentita con fatti concreti. Così, è necessario incalzare la nostra classe dirigente perché si faccia carico, finalmente, di storici questioni ineludibili, non certamente da affrontare seguendo logiche di corto respiro, miopi ed egoistiche. Il dibattito sulla Questione meridionale deve vieppiù animarsi perché non si può davvero lasciar cadere il pericolo paventato dalla Svimez, anche da noi raccolto, su di un Pnrr che rischia di rivelarsi del tutto insufficiente per il Sud ( CLICCA QUI ).

Per tenere viva più che mai l’attenzione sulla questione è intervenuto su La Repubblica di Napoli il nostro amico Alfonso Barbarisi di cui proponiamo le riflessioni.

La straordinaria lettera di don Mimmo, Arcivescovo di Napoli, così sentita, di una liricità elevata e coinvolgente, è tutta permeata di con-passione: quella che il Figlio ha voluto vivere incarnandosi e soffrendo insieme a noi e per noi, fino alla morte in croce. Si percepisce una con-passione che da Quella divina e salvifica arriva fino alla nostra di esseri finiti, ma figli del Dio paraclito.

Solo attraverso questo sentimento, vissuto fino in fondo, si può essere attori veri di una comunità, di una società, rigenerata e nuova, globale e prossima.

Certamente un momento drammatico, come la pandemia ancora in atto, il ricordo tragico dei carri, che a Brescia portavano via bare anonime, la visione di un Uomo in bianco, che procedeva verso un Crocefisso, sotto la pioggia, in una piazza vuota e di grande bellezza possono fare la differenza, possono creare la discontinuità da un passato di ordinario stravolgimento di valori, di trapasso epocale. Ci si può rendere conto come le economie mondiali hanno mostrato la propria fragilità e la globalizzazione, che tutte le orienta, ha mostrato i suoi piedi d’argilla, rilevando quando fossero inutili la scarpe eleganti e costose di cui erano rivestite.

Ma se si può arrivare alla consapevolezza di tutto ciò, bisogna analizzare la realtà del presente di ciò che ci circonda per comprendere le povertà di una società, detta opulenta.

Come pensare il futuro con sguardo profetico in una realtà tradita, come quella del Meridione? L’opportunità dei fondi europei di Ripresa e Resilienza cosa porteranno alle nostre terre, baciate ed arse dal sole? Senza infingimenti don Mimmo esprime il suo pensiero, libero ed onesto, da paladino degli scartati e dei territori scartati: a questo Piano nazional-europeo manca il Sud.

Il Sud sta sempre più affondando davanti agli occhi volutamente distratti di politici e della Società civile di tutto il Paese. Oggi il Sud è  arrivato a un punto di non ritorno.

L’Anci ha riferito recentemente al Parlamento che su 396 comuni in dissesto o in pre dissesto ben 304 sono al Sud continentale ed insulare. Si era già in crisi prima del Covid, con esso si è avuto il colpo di grazia. Una popolazione di 14 milioni di cittadini rischia di restare fuori da ogni ripresa economica nonostante i miliardi europei.

Tutto ciò è in gran parte sottaciuto perché nessuno, nè politico, né tecnico, mostra di avere una visione strategica che possa dare almeno qualche linea di soluzione. Ci è voluto un Vescovo a dirla tutta! Eppure le cause profonde, e non parliamo delle storiche, sono sotto gli occhi di tutti l’erogazione dei fondi del Governo centrale in base alla spesa storica con la relativa impossibilità di cofinanziare i progetti europei e la difficoltà della Amministrazioni locali di formulare progetti e la relativa assenza di una azione vicaria centrale (una volta c’era la Cassa del Mezzogiorno). Ce ne sono anche tante altre cause, ovviamente, ma queste sono il catenaccio alla ripresa: nessun asilo, perché non previsti dalla spesa storica, pochi progetti per cui qualche mese fa il sito del Ministero delle infrastrutture riferiva che per la mobilità urbana gli Enti locali del Sud avevano presentato progetti meno del 30% del totale, quando dovevo essere ampiamente prevalenti secondo le linee europee.

C’è voluto un Vescovo, don Mimmo, a lanciare il grido di dolore delle popolazioni devastate del Sud. Ma quale reazione ha avuto, quale sintonia ha provocato? Don Mimmo si è rivolto a tutti gli uomini e donne di buona volontà, Gesù Cristo è venuto per tutti, ma se a tutti va esortato di operare per il bene comune, al popolo di Dio va richiesto, per quell’etica della responsabilità, che contraddistingue ogni cristiano, di operare decisamente e con sacrificio personale per il bene comune, anche nell’ambito politico: quale forma di più alta Carità. È necessario per il Meridione, è necessario per una vera coesione nazionale.

L’insignificanza politica dei Cattolici dell’ultimo quarto di secolo sempre più accentuata, la diaspora di essi che li ha trasformati in cespugli aridi in partiti che nulla hanno a condividere con l’intima essenza del pensiero sociale della Chiesa, una polarizzazione,  innaturale per la cultura italiana, che non ha portato, nei fatti, una migliore governabilità, hanno anestetizzato, purtroppo, il popolo dei credenti che hanno avuto tanto da Dio e devono dare tanto al prossimo. Non credenti, come Massimo Cacciari, ritengono e chiedono a noi credenti quella forza in più che fa la differenza per una trasformazione della società perché insperata dall’alto. Il Papa ci sprona.

I cattolici devono sentire questo appello degli ultimi e di tutti gli uomini e donne e farne in un’unità, che non è unanimismo, una offerta politica autonoma, lontana dagli estremismi di destra e di sinistra, alternativa alla disgregazione e alla diaspora attuale. Solo così l’appello accorato, dignitoso e forte dell’arcivescovo della Capitale del Sud potrà vivere e essere fertile per gli scartati del Sud e di tutta l’Italia.

Alfonso Barbarisi

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