Centralità politica, civismo e matrice popolare sono alcune delle parole chiavi che, prima Politica Insieme, giunta al suo quarto anno di vita, e, poi, INSIEME hanno lanciato sottolineando la necessità di superare il bipartitismo e chiamando ad una trasformazione dell’intero Paese in continuità con il Manifesto Zamagni (CLICCA QUI) che si rivela sempre più lungimirante. Stiamo vedendo che queste parole diventano progressivamente un patrimonio sempre più ampio di una iniziativa politica che in varie parti germina e che bisogna in qualche modo far diventare concreta risposta organizzata e autonoma.
Sono gli stessi concetti su cui constatiamo la convergenza degli amici della Piattaforma popolare (CLICCA QUI) in cui confluiscono amici popolari e cristiano democratici, molte liste civiche e il movimento lombardo, ma non solo, cui sta lavorando Letizia Moratti.
INSIEME è stato tra i primi a capire e a sostenere l’importanza della battaglia condotta nelle regionali della Lombardia per superare la soffocante stretta del bipolarismo avviato da Letizia Moratti che prosegue dopo l’appuntamento elettorale, come ha detto tre giorni fa al Corriere della Sera (CLICCA QUI).
Le attese erano peraltro incoraggiate da iniziali sondaggi estremamente confortanti. Poi, il vizio della contrapposizione pregiudiziale tra destra e sinistra, comunque rifiutato da un larghissimo campo di astenuti anche in quella occasione, ha preso il sopravvento. E pure ha influito il comportamento di gran parte della comunicazione, in particolare di quella radio televisiva, che ha la radicata incapacità a rappresentare ogni elemento di autentica novità, perché fortemente inserita e connivente con le logiche del sistema politico italiano. In ogni caso, il risultato è stato prossimo al 10%. Cosa che non poterono vantare ai loro primi vagiti la Lega di Matteo Salvini e i Fratelli d’Italia del trio fondatore Meloni, Crosetto e La Russa.
La Lombardia, insomma, ha risposto bene. Poteva fare meglio, ma il segnale lanciato non dev’essere trascurato. INSIEME ne ha tratto motivi per continuare ad andare avanti nel credere che questo Paese possa lentamente mettersi sulla strada della “trasformazione”. E non può che farlo sul piano delle idee e di una visione programmatico – progettuale.
Vi è insomma un intreccio di aspirazioni, sensibilità e prospettive che si pongono oggettivamente in grande coerenza con il collegamento con talune realtà civiche in diverse parti d’Italia, cosa che, tra l’altro, ci vedrà in qualche modo partecipi nel corso di prossimi appuntamenti elettorali amministrativi, e con il Terzo Polo. A riguardo di quest’ultimo continuiamo ad insistere perché si allarghi uno spettro di accenti nel porre l’adeguata attenzione alle istanze popolari, soprattutto di quelle che oggi non trovano voce e rappresentanza politica.
Anche perché un Terzo Polo che resti cosa elitaria, dirigistica, efficientistica e, alla fine, quasi esclusivamente legata a delle figure eccessivamente simboliche, rischia di ritrovarsi senza un’anima. Quella che definisce ogni fenomeno davvero diffuso e popolare. Perché in grado di fare della solidarietà il collante indispensabile per partecipare all’organizzazione di ampie fasce di ceti alla ricerca di una propria specifica rappresentanza. Altrimenti il rischio e quello di restare nei canoni di un sistema politico che dev’essere completamente superato.
Giancarlo Infante