Il Centro studi Rosario Livatino ha avviato un approfondimento sul tema del gioco d’azzardo e la ludopatia con il seguente intervento di Valter Brunetti, Sostituto procuratore generale presso la Corte di Appello di Napoli

Parte prima

  1. Premessa

Chi oggi decide di affrontare il tema sempre più sentito del gioco d’azzardo legale – e quello connesso della ludopatia come nuova forma di dipendenza – può essere tentato da diversi approcci, attesa la complessità della materia, che impone nuove esigenze di sistemazione.

La dimensione economica e la diffusione sociale del settore del gioco di azzardo legale-avuto riguardo al volume della spesa complessiva-, spiegano l’interesse di soggetti pubblici e privati per il fenomeno.  Rileva, infatti, l’attenzione dagli Uffici preposti al contrasto alle attività della criminalità organizzata, interessata a moltiplicare proventi e a fare impresa dove più conviene, in una prospettiva di crescita del consenso sociale. Rileva, inoltre, l’interesse economico finanziario dello Stato alla disciplina del settore, sicura fonte di entrate, non essendo destinato a esaurirsi il flusso collegato al pagamento di tasse sulla speranza.

La diffusione sociale ha tuttavia imposto nelle più recenti analisi la considerazione dei costi sofferti dai più deboli (giovani e anziani) a rischio di nuove forme di dipendenza, di cui sarà necessario farsi carico. Chi scrive non può dimenticare che se la ludopatia è un fenomeno che merita attenzione in sede normativa, scientifica, giudiziaria, prima si incontra e viene il ludopatico, persona che, con la famiglia, vive un dramma. La dipendenza dal gioco di cui è vittima lede il suo diritto alla salute, viola la sua dignità e mette in pericolo con il patrimonio la sua vita relazionale. La diffusione della nuova dipendenza della ludopatia tra i giovani impone soluzioni nette sul piano normativo e su quello morale e culturale.

  • La rilevanza della dimensione economica del gioco.

I dati possono essere ricavati dalla pubblicazione di studi periodici dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Il 10 settembre 2021 l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha fornito al pubblico nel Libro blu per il 2020 i dati principali relativi alla Raccolta, Spesa, vincite e incassi erariali legati al mercato del gioco d’azzardo legale in Italia. Sebbene i valori risultino inferiori del 20% rispetto al periodo precedente la pandemia – quando risultavano attive le sale di gioco, di cui è stata disposta la chiusura al fine di limitare la diffusione del Covid 19 – il volume di denaro giocato in Italia nel 2020 è di 88,38 miliardi di euro.

Il totale della raccolta delle puntate mediante i punti di rete non a distanza è stato pari a 39,1 miliardi di euro.  Volendo segnalare il datoimmaginando un’ideale classifica, il primo posto nella raccolta da rete fisica va riconosciuto alla Lombardia. La Lombardia ha, infatti, contribuito con 7,204 miliardi euro; distanziata al secondo posto, la Campania con 4,349 miliardi di euro. Seguono il Lazio con 3,902 miliardi di euro e l’Emilia Romagna con 3,058.

Le chiusure delle sale gioco hanno tuttavia alimentato la raccolta online.  Nel 2020 la raccolta on line è stata pari a 49,2 miliardi di euro (+35% rispetto al 2019), pari al 55,7% delle giocate complessive in Italia. In media ogni italiano ha speso nel gioco legale circa 1.760 euro.

Risulta particolarmente attiva  la raccolta da giochi di carte o abilità per complessive 37,5 miliardi di euro; segue la raccolta legata a giochi da newslot e vlt per complessive 18,97 miliardi di euro; quella relativa a scommesse a base sportiva/ippica per 11,34 miliardi di euro, alla lotteria istantanea  ‘gratta e vinci’ per 8,17 miliardi di euro, al gioco del lotto per 6,41 miliardi di euro, alle scommesse virtuali e betting exchange  per 3,81 miliardi di euro, giochi numerici a totalizzatore per 1,26 miliardi di euro e, infine, al bingo per 0,92 miliardi di euro.

Dai dati aggregati forniti dall’Agenzia per illustrare il trend delle dimensioni del gioco, risulta che, a fronte di puntate per 88,3 miliardi di euro, i giocatori hanno complessivamente perso nel periodo considerato 12,96 miliardi di euro al gioco. Sebbene l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli non manchi di evidenziare anche il preoccupante dato del calo delle entrate erariali collegato alla flessione complessiva delle puntate in periodo pandemico – e, comunque, pari a 7,24 miliardi di euro – quello relativo alla raccolta delle giocate espresso nei vari prospetti del libro blu con riferimento alle tipologie di gioco spiega la rilevanza economica del fenomeno, peraltro collegato al solo gioco d’azzardo legale in Italia.  Un banale calcolo consistente nel sottrarre l’ammontare delle entrate erariali collegate al gioco d’azzardo legale (pari a circa 7,24 miliardi di euro) alla perdita della collettività dei giocatori (pari a circa 12,9 miliardi di euro), consente di individuare – malgrado la crisi pandemica e il sacrificio dei punti di raccolta della cd rete fisica – in oltre cinque miliardi di euro il “volume d’affari” complessivo di chi fa impresa nel settore.

  • L’interesse delle organizzazioni criminali.

La rilevanza economica della raccolta delle scommesse è evidenziata altresì nella Relazione annuale del 24 novembre 2020 sulle attività svolte dal Procuratore nazionale e dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo nonché sulle dinamiche e strategie della criminalità organizzata di tipo mafioso nel periodo 1° luglio 2018 – 31 dicembre 2019. La relazione dedica attenzione al tema dedicando un capitolo alla materia delle infiltrazioni della criminalità organizzata nel gioco (anche) lecito.

Il Procuratore Nazionale evidenzia che, alla luce delle risultanze investigative acquisite nel tempo, l’infiltrazione della criminalità organizzata nel settore delle scommesse sportive e dei giochi online risulta più volte documentato. Possibilità di fare impresa con prospettiva di elevati guadagni e rischi di reazione da parte dello Stato ridotti rispetto ad altri sistemi; controllo del territorio e implementazione del consenso sociale, spiegano l’interesse delle organizzazioni criminali nel settore.

Si legge, in particolare, nella relazione: ‘La criminalità organizzata mafiosa utilizza tale canale sia per riciclare capitale, sia come forma di impresa. Il settore consente, con facilità, di inserirvisi e di perseguire guadagni elevati, a volte superiori a quelli provenienti dal traffico di sostanze stupefacenti, ma con rischi di gran lunga inferiori, sotto il profilo della reazione da parte dello Stato. La lotta all’illegalità risulta infatti compromessa anche in ragione del grado di sofisticazione tecnologica di cui il mercato illegale può beneficiare, ricorrendo all’uso di hackers e di tecnici assai specializzati del settore.

Sono le associazioni di tipo mafioso, in particolare, a manifestare la più spiccata capacità di penetrazione, in ragione del pervasivo controllo esercitato sul territorio.

Anzi l’apertura o la gestione, diretta o mediata, di numerosi negozi di gioco, permette di rafforzare proprio detto controllo, incrementando anche il consenso sociale per i posti di lavoro creato attraverso i centri scommesse ed il relativo indotto. A questo consegue che la maggiore concentrazione dei fatti delittuosi accertati si registra proprio in quelle aree del territorio nazionale a maggiore indice di presenza mafiosa, fatte salve alcune eccezioni che hanno riguardato aree circoscritte del Nord Italia, in cui sono stati individuati alcuni punti scommesse comunque riconducibili a soggetti mafiosi.    

Si può forse affermare che Cosa Nostra,negli ultimi anni, ha fatto registrare il maggior interesse nello specifico ambito, ritenuto funzionale sia per l’attività di reinvestimento dei patrimoni illecitamente accumulati, sia per l’elevato volume d’affari registrato.

Al riguardo l’organizzazione non si è fatta scrupolo di tentare di accedere persino a finanziamenti pubblici per progetti contro la ludopatia: in un paradosso solo apparente, essa ha provato a lucrare contemporaneamente da una “cosa e dal suo esatto contrario”, da una parte promuovendo ed agevolando sempre più la possibilità di accedere al gioco d’azzardo, dall’altra operando per il contrasto delle patologie connesse proprio al gioco d’azzardo’.

L’analisi proposta nella Relazione consente di cogliere a fortiori i risultati – invero significativi – conseguiti dagli investigatori, che hanno evidenziato come la criminalità organizzata faccia impresa in questo settore, su tutto il territorio nazionale.

Essa fornisce argomenti a chi ritiene del tutto inadeguata alla lotta alla criminalità – e alla sua capacità di fare impresa e produrre ricchezza – la soluzione della legalizzazione e del controllo statuale delle condotte legate al mondo delle dipendenze. L’analisi in questione consente, infatti, di constatare che le organizzazioni criminali sono, comunque, capaci di fornire con il circuito illegale del gioco on line proposte alternative convenienti e appetibili, attraverso la garanzia del pronto pagamento e dell’anonimato. Il che dimostra che la legalizzazione delle attività che creano dipendenza non solo non è immune da infiltrazioni della criminalità organizzata, ma non elimina affatto il circuito illegale.

L’analisi induce, dunque, sin da subito, a formulare l’auspicio che, con la risposta repressiva, cresca l’attività di prevenzione e lo sforzo di garantire interventi sul piano culturale di promozione della persona umana, della sua dignità e di un uso responsabile della sua libertà.

Valter Brunetti

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