Agli albori del Reddito di Cittadinanza (Rdc) mi ero permesso di formulare una previsione sul futuro dei Navigator destinati a cercarsi un lavoro dopo essere stati assunti per trovarlo ai beneficiari del Rdc. Previsione relativamente facile, tenendo conto del fatto che a questi ragazzi veniva chiesto di cercare opportunità di lavoro, con tutta una serie di vincoli e sanzioni per i malcapitati datori di lavoro disponibili ad assumere persone evidentemente disagiate, e con la possibilità da parte dei beneficiare del Rdc di rifiutare due offerte di lavoro, anche se a tempo indeterminato, senza pagare dazio.

La critica non era rivolta a questi ragazzi, che immaginavo animati da buona volontà e intenzionati a sfruttare l’opportunità che veniva a loro offerta. E a cui auguravo la possibilità di fare un buon apprendistato e di cogliere l’occasione dei bandi regionali promossi dalle Regioni per assumere nuovo personale nei servizi pubblici per l’impiego per trovare un lavoro stabile. La critica era rivolta a quei politici improvvisati, ai professionisti di quarta serie, e ai giornalisti che millantavano gli effetti miracolistici di un decreto che, a detta loro, avrebbe azzerato la povertà e reperito un’infinità di nuovi posti di lavoro con l’ausilio delle più evolute app. digitali.

I Navigator se ne faranno una ragione, ma nel frattempo faticano a trovare politici disponibili a sostenere la loro causa. L’importante è salvare un provvedimento sconclusionato che non aiuta i poveri, ma che sopravvive perché aumentano i poveri. Serve un capro espiatorio per depistare le critiche e il sacrificio dei Navigator casca a fagiolo.

La parola Fine va messa alle strampalate politiche attive del Rdc e, possibilmente, a coloro che le hanno proposte, non per i Navigator.

Natale Forlani

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