L’ azzardo di Trump non è riuscito. Il rinvio dei dazi all’universo mondo, tranne che alla Cina, può essere letto in vario modo e solo l’evoluzione nel tempo dei prossimi mesi lascerà capire di cosa effettivamente si tratti. Ammesso che sia tutto chiaro anche per lo stesso Donald, personaggio di cui ancora non si comprende quanto le mosse imprevedibili e spiazzanti siano il frutto di una strategia talmente sottile e sofisticata ( si fa per dire…) da non riuscire comprensibile ai comuni mortali oppure sia il portato di una “umoralità” incontenibile che, d’un tratto, se lo porta via.
La lettura probabilmente meno improvvida suggerisce che la repentina mossa di Trump non sia solo un momento tattico, ma segnali, piuttosto, un effettivo cambio di rotta. Ha capito o gli hanno spiegato che, rispetto al suo disegno originario, già si stavano rovesciando le parti ed erano gli Stati Uniti esposti al rischio di infilarci il piede, dopo aver accuratamente predisposto la trappola. Si tratta, cioè, del tentativo di ridisegnare, d’un botto, la linea di demarcazione tra gli USA ed il resto di quel l’intero mondo che Trump voleva mettere con le spalle al muro, cercando, invece, a questo punto, di ammansirlo e, se appena ancora possibile, arruolarlo nel tentativo di isolare una Cina, che, al contrario, sulla scorta della prima salva di relazioni internazionali, rischiava di condurre il gioco, da par sua, fino a trasformare il “protezionismo” USA in un accerchiamento letale?
E’ tipico dei bulli maramaldeggiate e poi cedere di schianto quando c’è chi osi affrontarli a viso aperto. Le reazioni a livello internazionale – anche quelle europee, forse inattese – e gli stessi sommovimenti interni agli USA ed al suo stesso partito, gli stanno facendo temere che la Cina – quasi senza colpo ferire, in un certo senso “necessariamente” e non solo per virtù propria – si candidi a fungere da “attrattore” attorno a cui si ricomponga quello spontaneo nuovo ordine, che – come avviene nei processi naturali non-lineari – quasi magicamente compare dopo una fase di indescrivibile caos.
Insomma, la strategia di Trump è, con ogni probabilità, già andata in fumo e neppure dal punto di vista tattico gli rimane in mano molto, se non il vecchio ed abusato arnese del bastone e della carota. Ci si dovrebbe chiedere: a questo punto chi bacia chi? E cosa?
Domenico Galbiati