E’ servito a poco il fare anticipare ad un canale Rai che il sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove  sarebbe stato mandato assolto dall’accusa di aver rivelato carte riservate del Ministero della Giustizia passandole al sodale di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli al fine di provare a screditare parlamentare avversari.

Se c’è stato un brindisi nelle stanze del Governo, è stato prematuro e vano. Il Sottosegretario di punta della compagine meloniana è stato, infatti, poche ore dopo il clamoroso incidente giornalistico della Rai, condannato a più di otto mesi.  È proprio  un periodaccio nei rapporti tra Giorgia Meloni, e i suoi, e la Magistratura.

Delmastro, udita la condanna, si è filosoficamente attaccato alla celeberrima frase “ci saranno pure dei giudici a Berlino”. Celeberrima frase che, però, nacque in riferimento ad un contesto esattamente opposto quando ancora si era  lontani dai primissimi albori del moderno sistema democratico ed esisteva il problema che anche re, principi e nobilastri fossero sottoposti alle Leggi come tutti i cittadini. E il mugnaio, cui l’Imperatore di Germania voleva fare abbattere il mulino perché disturbava la vista dal suo castello, l’ebbe vinta proprio grazie ai giudici di Berlino.

Dello stesso tenore la successiva stizzita reazione di Giorgia Meloni la quale, per superare questa contraddizione, non ha saputo fare di meglio che parlare di “sentenza politica”.

Continua il complottismo, insomma, e nel caso specifico i zelanti portavoce del “melonismo” hanno riscontrato la disparità di opinione tra la Procura di Roma, che aveva chiesto l’assoluzione di Delmastro per mancanza di dolo, e la sentenza successivamente emessa. In ogni caso, la Procura ha comunque fatto fare una figura non proprio esaltante di cultura giuridica e politica al Sottosegretario -il quale è anche avvocato – nel senso che è stata sottolineata l’ignoranza dell’uomo delle istituzioni non in grado di valutare la congruità dell’uso di documenti segreti come quelli di intercettazioni effettuate in carcere. Così, una volta tanto, non sono rosse le toghe della Pubblica accusa, ma quelle della Corte giudicante. L’importante è non tenere in alcuna considerazione la Giustizia e buttarla in “caciara”, cioè in ciò che è diventata la politica nostrana.

Ma sempre a proposito del “ci saranno pure dei giudici a Berlino”, c’è da dire che, sovrastata dal clamore del caso Delmastro, è giunta intanto un’altra sentenza andata di traverso al Governo, in generale, e a Giorgia Meloni, in particolare. Il Tar della Liguria, infatti, ha bocciato la proroga sulle concessioni balneari sino al ’27. Una battaglia su cui si era personalmente spesa la Presidente del consiglio per accontentare i “clientes” che da anni gestiscono allegramente le spiagge senza alcun bando di gara. E sulla cosa si era spesa per trovare un compromesso con la Ue che, dopo un lungo tira e molla, aveva concesso l’ennesima proroga. “La collaborazione tra Roma e Bruxelles – fu questo il tenore di una nota di Palazzo Chigi di allora- ha consentito di trovare un punto di equilibrio tra la necessità di aprire il mercato delle concessioni e l’opportunità di tutelare le legittime aspettative degli attuali concessionari, permettendo di concludere un’annosa e complessa questione di particolare rilievo per la nostra Nazione”.

Ebbene, i giudici del Tribunale amministrativo hanno invece stabilito che “non vale invocare un accordo tra lo Stato italiano e la Commissione europea, secondo cui le Amministrazioni avrebbero l’obbligo di prorogare le concessioni balneari sino al settembre 2027: e ciò sia perché non risulta esistente un documento scritto racchiudente tale patto” e sia perché “le concessioni demaniali marittime per attività turistico-ricreative, beneficiarie di plurime proroghe ex lege, hanno cessato i loro effetti in data 31 dicembre 2023, sicché le nuove assegnazioni devono avvenire mediante selezioni imparziali e trasparenti tra i potenziali candidati, ai sensi della cosiddetta Bolkestein».

Insomma, è bene che dei giudici ci siano … non solo a Berlino per evitare che quelli al potere facciano e disfino come a loro fa più comodo in dispregio di norme e senso logico.

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