Secondo una ricerca condotta dal The Insitute for Economics and Peace – IEP (CLICCA QUI ), circa un miliardo e 200 mila persone rischiano di doversi spostare  dalle aree in cui adesso vivono nel corso dei prossimi  30 anni poiché la crisi climatica e la rapida crescita della popolazione determinano un aumento delle emigrazioni.

Condizioni ambientali, economiche e politiche, così, concorrono ad aumentare la portata di un fenomeno da tempo definito globale e ad avere importanti conseguenze per le regioni vicine e per quelle dei paesi più sviluppati che già attraggono una gran mole di persone alla ricerca di migliori condizioni di vita, oltre che per sfuggire a guerre e conflitti.

La situazione riguarda almeno 31 paesi che, già afflitti a da violenze, militari e civili, di vario genere,  si trovano già ora a fronteggiare gravi problemi riassumibili nella scarsità di acqua e cibo e in una maggiore esposizione ai disastri naturali.

Le aree più a rischio sono l’Africa subsahariana, l’Asia meridionale, il Medio Oriente e il Nord Africa e i paesi indicati tra quelli che rispondono ai rischi sopra menzionati sono in particolare Nigeria, Angola, Burkina Faso e Uganda, che stanno assistendo ad un consistente aumento della pressione demografica.

La ricerca ha utilizzato i dati in possessi delle Nazioni Unite per valutare l’esposizione di 157 paesi a otto minacce ecologiche. Si prevede che tra questi sono ben 141 quelli che saranno costretti ad affrontarne almeno una nell’arco dei prossimi tre decenni. paesi ne hanno affrontato almeno una minaccia ecologica entro il 2050, con le regioni che affrontano il maggior numero.

Secondo gli esperti, paesi come India e Cina sono i più minacciati dalla scarsità d’acqua mentre altri ,come il Pakistan,l’ Iran, il Kenya, il Mozambico e il Madagascar potrebbero trovarsi a fronteggiare una ben più estesa quantità di minacce senza avere le capacità per affrontarle.

In questo momento si giudica che tra i paesi che potrebbero dare corso ad imponenti emigrazioni di massa sono il Pakistan l’Etiopia e l’Iran.

Il rapporto, infine, sostiene che il mondo dei nostri giorni ha il 60% in meno di acqua dolce disponibile rispetto a 50 anni fa, che  la domanda di cibo aumenterà del 50% entro il 2050 e che le catastrofi naturali potrebbero divenire più frequenti a causa della crisi climatica e questo potrebbe avere conseguenze anche per quei paesi che fino ad oggi non sono stati esposti a rischi simili.

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