Settimane e mesi di studio: sei obiettivi generali, più di cento progetti per il rilancio dell’Italia ma non c’è niente che riguarda i migranti e i paesi del terzo mondo.
Nel piano Colao non vi è alcuna traccia del tema della immigrazione; e questa è una grave lacuna. Un rilancio del Paese non può prescindere nel modo più assoluto dalla soluzione di uno dei più grandi problemi dei nostri tempi: l’immigrazione clandestina. Se non si avvia a soluzione il problema della mobilità di massa di centinaia di migliaia di persone l’Europa subirà gravi conseguenze.
I dieci stati più giovani del mondo con una età media intorno ai vent’anni sono tutti africani e quindi tutti al di là del Mediterraneo, a due passi da casa nostra. All’inizio del novecento era europeo un abitante del mondo su quattro, nel 2050 lo sarà uno su quattordici. A titolo di esempio basta pensare all’ Africa subsahariana che passerà nei prossimi vent’anni dagli attuali 950 milioni di abitanti a un miliardo e 600 milioni e di questi all’incirca 200 milioni saranno giovani privi di futuro spinti verso l’Europa dalla loro povertà attratti dalla nostra ricchezza.
Strano che un esperto, super manager come Colao non abbia dato alcuna indicazione su quell’immane problema del terzo millennio che è l’immigrazione dai paesi del terzo mondo.
L’Africa è un paese giovane con una fortissima crescita demografica ed è ricco di materie prime. E’ un grande continente che necessita di tutto: ospedali, scuole, aeroporti, cibo, case, automobili, treni. aeroplani ecc. In particolare, l’Africa è la nuova frontiera del mondo energetico internazionale con importanti programmi di elettrificazione del continente. L’Africa continua a crescere con interessanti incrementi del PIL e le esportazioni europee in quel continente superano da anni le importazioni che ne provengono. L’agricoltura è il settore in cui lavora il 60% della popolazione e lo sviluppo di questo settore offre importanti sbocchi di mercato per l’industria europea.Il Ghana ad esempio è uno dei maggiori produttori mondiali di caffè, zucchero e frutta tropicale e sta cercando di sviluppare una industria della trasformazione locale. Tale politica aprirà opportunità di crescita per le aziende italiane che realizzano macchinari con particolare riferimento al settore agroalimentare.
Se l’Europa e l’Africa vogliono avere una voce nella competizione globale debbono avere una politica comune a partire da un processo integrato di sviluppo economico. Occorre un piano Europeo per lo sviluppo dell’Africa e l’Unione Europea deve sostenere e incoraggiare i processi di sviluppo africani. Un piano europeo per l’Africa concordato tra UE e UA dovrebbe avere i seguenti obiettivi: elettrificazione e infrastrutture, potenziamento del sistema idrico, agricoltura sostenibile, istruzione, sviluppo tecnologico.Questo piano comporterebbe una maggiore presenza di imprese italiane nel continente africano con ritorni positivi sul piano economico.
Anche dopo il Coronavirus (che, per altro, ha avuto un impatto contenuto in quel continente) l’Africa continuerà a presentare importanti opportunità per l’Italia e i piani di sviluppo elaborati dal governo italiano per il dopo COVID 19 debbono tener conto di queste opportunità.
Occorre quindi prevedere un progetto di finanziamento adeguato alla Agenzia Italiana alla Cooperazione e Sviluppo per innescare un processo di autosviluppo delle popolazioni africane e rallentare il movimento migratorio cui prima si faceva riferimento. Nell’ambito di questo progetto di sviluppo oltre al ruolo del governo italiano vanno previsti spazi adeguati alle imprese private e alle Organizzazioni Non Governative che da decenni lavorano in Africa.
La cooperazione Internazionale deve entrare a pieno titolo nella programmazione economica italiana superando certi provincialismi e introducendo una visione mondiale dei problemi. Il Covid-19 ha dimostrato che i grandi problemi si risolvono a livello mondiale e il problema della fame nel mondo e dei gravi problemi economici e ambientali che generano i movimenti migratori ci riguardano da vicino.
L’ottica di chi sostiene che ne abbiamo abbastanza dei nostri problemi è miope sia sul piano economico, sia su quello sociale. Un partito d’ispirazione cristiana, fedele agli insegnamenti di Gesù, quando ci esorta ad occuparci degli affamati, degli assetati, degli stranieri ecc., deve mettere questi problemi al centro della propria azione.
Per quanto poi riguarda l’entità dell’aiuto da dare ai paesi del terzo mondo per sconfiggere la povertà estrema l’ONU ha indicato lo 0,7% del PIL mondiale…..che vuole dire sette centesimi per ogni euro! Ce la possiamo fare!
Maurizio Angellini e Stefano Aldrovandi