In occasione della Giornata Internazionale contro la tratta la Comunità Giovanni XXIII ha lanciato un invito a partiti e coalizioni affinché inseriscano nei loro programmi elettorali il tema della “liberazione e protezione delle donne schiavizzate nell’industria della prostituzione e aumentare le politiche di contrasto riconoscendo la corresponsabilità dei clienti».

E’ quanto auspica Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, in occasione della Giornata Internazionale contro la tratta di ieri, 30 Luglio. Come noto, in vista delle imminenti elezioni politiche, entro il 14 agosto i partiti dovranno depositare presso il Ministro dell’Interno i simboli ed il programma elettorale.

«Le donne prostituite sono rese schiave all’interno della tratta di persone e chi le abusa, i clienti, sono consapevoli che sono vittime di tratta. – continua Ramonda – Sanno che queste persone provengono da aree del mondo dove la violenza politica, la crisi climatica e l’insicurezza alimentare peggiorano la loro condizione e giungono nel nostro Paese con la speranza di una migliore prospettiva di vita, mentre invece vengono imprigionate nello sfruttamento sessuale, nel lavoro forzato e nell’accattonaggio. Le lezioni che abbiamo appreso in 33 anni di attività antitratta le abbiamo trasformate in soluzioni.

In Italia ancora non esiste una legge che riconosca la responsabilità dei clienti e riduca la domanda di sesso a pagamento, nonostante le ripetute indicazioni europee e l’esito dell’indagine conoscitiva sulla prostituzione promossa dal Senato. Numerosi progetti di legge che vanno in questa direzione sono stati depositati in questi anni da parte di tutti gli schieramenti politici, ma non sono mai stati neppure discussi. E’ ora che i politici, donne e uomini insieme, intraprendano iniziative coraggiose: fintanto che in Italia un uomo potrà comprare il corpo di una donna, non ci potrà essere parità di genere».

Lo dimostrano i dati dei recenti report internazionali sulla tratta del Dipartimento di Stato americano, con la stima di 25milioni di vittime di cui circa il 70% vittime di sfruttamento sessuale. Inoltre l’impatto del Covid ha causato anche in Europa un aumento delle violenze contro donne, ragazze, bambine e bambini con un +60% e peggiorato la salute mentale delle vittime specie migranti, come raccontato nel Report della Comunità Papa Giovanni XXIII. Anche il recente Report di Save the children ha lanciato l’allarme: nella tratta in Europa 1 su 4 è minore. I dati 2021 della Comunità Papa Giovanni XXIII sulla tratta confermano il trend:

– 100 vittime di tratta assistite: 78 femmine tra cui madri (totale figli: 22), 21 maschi di cui 1 minore e 1 transgender. Età prevalente: 24-27 anni.

– Nazionalità prevalente nigeriana. Ma sono assistite anche vittime provenienti da Bulgaria, Romania, Marocco, Albania.

– 7 donne vittime di tratta a scopo sessuale di origine nigeriana e camerunense supportate in Germania, Svezia, Belgio in cooperazione con ONG locali.

– 22 unità di contatto in 11 Regioni (Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Marche, Umbria, Piemonte, Toscana, Sardegna, Veneto).

– 3 unità di contatto per l’emersione di vittime di tratta al fine di accattonaggio e/o sfruttamento lavorativo in 3 Regioni (Liguria, Piemonte, Emilia Romagna).

– 5 team di primo contatto indoor in 4 Regioni (nelle città di Bari, Modena, Rimini, Roma, Savona

Le donne più a rischio, per quanto colgono le operatrici delle equipe indoor nello sfruttamento online moltiplicato vertiginosamente, sono sudamericane – venezuela, perù, brasile e Cina. Ma non mancano donne costrette dell’Est Europa. Inoltre dall’inizio dell’anno le donne che si sono rivolte a noi di origine nigeriana e camerunense, rientrate dal nord Europa – Germania, Francia e Svezia – sono aumentate di oltre il 10% e hanno a carico figli nati all’estero, in diversi casi anche con disabilità. Faticano ad essere inserite nei circuiti dell’accoglienza, hanno ricevuto un diniego dell’asilo e nonostante i piccoli che hanno con sé e il fatto che siano state vittime di tratta restano in balìa di se stesse e sole nel nostro paese, rischiando il re-trafficking.

Don Oreste Benzi, che aveva molto a cuore la dignità della donna e il suo benessere psicofisico, fu il primo in Italia a lottare contro la tratta e il moderno sistema prostitutivo. Il sacerdote dalla tonaca lisa a metà degli anni ’90 intuì per primo che bisognava portare l’attenzione non solo verso i trafficanti ma anche verso i consumatori, l’altra faccia di questo mercato. Per proteggere le vittime e ridurre le conseguenze sulla loro salute mentale e quella dei loro figli e che siano ancora stigmatizzate perchè ex prostitute o facili prede di nuovi sfruttamenti, col progetto “MIRIAM. Donne migranti libere dalla violenza”, progetto finanziato dal “Justice Programme” e dal “Rights, Equality and Citizenship Programme” dell’Unione Europea, intende prevenire e combattere ogni forma di violenza contro bambini, giovani e donne. Questo progetto europeo, attraverso il partenariato di Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII e Differenza Donna in Italia e Fundaciòn de Solidaridad Amaranta in Spagna, intende potenziare i servizi per le donne vittime e potenziali vittime del GBV per una precoce identificazione e protezione e un supporto specializzato, con una particolare attenzione per le donne straniere vittime di sfruttamento sessuale. Al progetto “MIRIAM. Free Migrant Women from GBV, through identification and access to specialized support service” ha aderito il Dipartimento per le Pari Opportunità – Presidenza del Consiglio dei ministri.

E proprio in questi giorni viene promossa la Campagna che sensibilizza giovani, professionisti del settore sanitario e sociale e cercherà di raggiungere potenziali vittime attraverso i social e il quotidiano dell’Associazione semprenews.it.

Nei prossimi mesi, la Comunità ha organizzato alcuni importanti eventi: un seminario a Roma il 24 settembre e all’Università di Verona il 21 ottobre; una tavola rotonda a Bruxelles il 9 novembre al Parlamento europeo.

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