Il voto di oggi e di domani per i cinque referendum richiede una partecipazione. Uno scatto di orgoglio per un Paese affranto, incerto e per molti versi, impaurito. Soprattutto per il profondo sbandamento che mostra il quadro sociale e politico in cui in molti partecipano a farci  precipitare.

Qualunque sia l’opinione sui temi referendari, questo è quel che conta. È il momento che ciascuno ricominci a portare il proprio sassolino ad una comunità sfilacciato e disorientata.

È  necessario indicare una voglia di ricominciare. C’è l’hanno detto recentemente, su questioni diverse, le grandi manifestazioni sull’Europa (CLICCA QUI) e quella di ieri su Gaza (CLICCA QUI)

Certo, l’occasione viene in un momento di grande contraddizione, nel merito, dei quesiti su cui ci si deve esprimere. Il Pd chiede un voto su temi da esso stesso introdusse con il  cosiddetto Jobs act. La destra, che si diceva “sociale”, spinge all’astensione, in maniera politicamente sgrammaticata e istituzionalmente squalificata, AL fine di evitare di affrontare il problema principale del Paese: quello del Lavoro.

Politica Insieme si è già espressa per il SÌ (CLICCA QUI) pur rendendosi conto del fatto che sono intervenuti nel frattempo enormi cambiamenti nell’economia, nel mercato e nella qualità del Lavoro. Ma, al tempo stesso, dev’essere constatato il fallimento delle politiche introdotte. Vanno quindi abrogate per costringere tutti, forze politiche e sociali, a rimettere mano ad una questione cui è legato il nostro futuro, in particolare quello delle nuove generazioni.

Anche se non la si pensasse così, bisognerebbe comunque andare al seggio a ritirare la scheda per dire con chiarezza quanto sia necessario impegnarsi, tutti, per ridare ai nostri processi democratici nuova linfa.

Non c’è niente che impedisca di votare e di andare pure al mare. Anzi. Tutto dipende dalla coscienza con cui si vuole continuare a stare sotto l’ombrellone.

Politica Insieme

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