“Insieme” con la Costituzione, per la Costituzione.

E’ questa la chiave di lettura ed il baricentro del progetto politico che il nostro partito ha affrontato anche nel documento programmatico del suo recente congresso nazionale. Non per un omaggio formale all’architrave del nostro ordinamento democratico, ma perché sentiamo la Costituzione essere cosa viva. Per questo va difesa, a maggior ragione in un momento di passaggio da una fase storica all’altra che non ammette distrazioni.

Va mantenuta viva la memoria del processo di genesi storica da cui è nata. E, senza cedere alla retorica della “Costituzione più bella del mondo”, va riproposta ed ulteriormente promossa. Rileggendone l’impianto in controluce alla muove tematiche ed alle sfide inedite dei nostri giorni, si comprende come e perché non sia caduca nel tempo.
E meriterebbe di essere assunta come motivo di ispirazione di quella Costituzione Europea, cui abbiamo rinunciato da almeno vent’ anni a questa parte.

Per questo, siamo contro il “Premierato”. Lo abbiamo detto con molta chiarezza, in modo netto ad esplicito, fin dal convegno di Milano del 24 marzo dello scorso anno, introdotto da Enzo Balboni, da Armando Lamberti e da Anna Maria Pitzolu, allora coordinatrice del nostro Consiglio Nazionale.

Pensiamo che la proposta di riforma della Costituzione, avanzata dal governo ed incardinata, appunto sul “premierato” rappresenti, nel confronto politico e nel più generale discorso pubblico del nostro Paese, una linea di demarcazione cui non si sfugge. O di qua o di là. E noi siamo di là. Siamo contro.

Anche perché riconosciamo l’onestà intellettuale con cui Giorgia Meloni, senza tergiversare, dichiara espressamente come, nella sua visione, il Premierato sia la “madre di tutte le riforme”. Cioè, non un provvedimento circoscritto ai suoi possibili effetti tecnico-istituzionali, bensì un progetto di portata più ampia, l’ idea che regge un’intera cultura politica d’impronta autoritaria, attraverso la quale la destra cerca di stabilire, nel nostro Paese, un’egemonia di lungo periodo.

Siamo contro per i motivi di carattere costituzionale, illustrati, in modo particolare, da Enzo Balboni nel nostro convegno di cui sopra. Ma anche per le ragioni che ritroviamo in questa considerazione, affidata da Ernesto Maria Ruffini, alle pagine del libro programmatico che sta presentando in giro per l’ intero Paese. Considerazione che troviamo appropriata e convincente. Meritevole che ci si torni su, come faremo prossimamente.

Come sostiene Ruffini, è illusorio ritenere che la governabilità di una società complessa possa avvalersi di un processo di verticalizzazione del potere, nel segno della “democrazia del capo”, alternativa alla democrazia rappresentativa. Infatti e ne conveniamo del tutto.

“La pluralità è il sale della democrazia: più teste pensanti ci sono e più è probabile che emergano le soluzioni migliori.
Non è vero che l’efficienza ed il dinamismo imposti dai tempi moderni possono essere garantiti solo dalla “ideologia” dell’ uomo solo al comando. Né tanto meno, ovviamente, con quei governi illiberali o autoritari che comprimono la libertà dei cittadini”.

Domenico Galbiati

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