L’apparato produttivo italiano presenta una diffusa fragilità. La produttività, nell’ultimo decennio, è scesa del 7%; contemporaneamente, l’economia tedesca presenta un incremento di circa il 10% . Per quanto riguarda il costo del lavoro: i salari reali in Francia e in Germania , nell’ultimo decennio, sono aumentati, mentre in Italia sono diminuiti. Inoltre, in materia di occupazione, l’incremento degli addetti ha riguardato soprattutto il settore dei servizi , dove la produttività per addetto è bassa. Tuttavia, i recenti rinnovi contrattuali nei settori del commercio, del credito e delle assicurazioni hanno dato un impulso alla crescita del potere di acquisto dei lavoratori. A questo proposito, i dati sulla propensione al consumo evidenziano una base di potenziali consumatori caratterizzata da una elevata disuguaglianza: nel 2024, il 48,00% circa della ricchezza è detenuto da circa il 5% dei redditieri, ( dati Istat). Infine, il quadro è negativo anche a causa dell’ inefficienza della burocrazia , che rallenta gliinvestimenti, in particolare nel digitale. Una nota positiva: il fatturato dell’industria, nel mese di novembre ’24, è aumentato dell’1,5%, ( Istat ).
Alla luce dei dati riportati, sarebbe razionale un intervento di politica economica su tutte le variabili del sistema produttivo e dell’apparato amministrativo, nessuna esclusa. Il quadro presenta, innanzi tutto, una profonda debolezza del sistema della produzione per le sue criticità gestionali. Occorrerebbe, infatti, poter disporre di una capacità di gestione della “res publica” che non è nelle corde del Governo attuale, come, invero, neanche in quelli passati.
È da ritenersi molto più realistico un approccio selettivo nei confronti delle variabili ritenute in grado di avviare un processo di trasformazione strutturale, le cui ricadute possono produrre un effetto di trascinamento dell’intero insieme economico e amministrativo.
Per gli amministratori locali il “must” dovrebbe essere l’inserimento nel Bilancio degli Enti locali di un programma di investimenti in formazione professionale: a breve, per colmare, con urgenza, il vuoto di offerta rispetto alla domanda di profili “digitali”. Invece, a medio- lungo termine, l’obiettivo è la creazione di strutture formative permanenti, che facciano sistema con le università e i centri di ricerca avanzata, presenti nel territorio.
È da privilegiare la dimensione territoriale (comunale/intercomunale, meglio se è quella della Comunità locale); la dimensione indicata consente di individuare, con un sufficiente grado di affidabilità, come incrociare domanda e offerta in funzione delle dinamiche socioeconomiche in atto. C’è, invece, più di un dubbio sull’utilità della dimensione regionale, che, per l’esperienza già fatta, si è dimostrata astratta e generalista.
Sempre a livello di amministratori locali, una seconda priorità è il sostegno all’attività lavorativa della donna. Occorre molto pragmatismo: disporre di asili nido completi (un esempio: l’asilo nido di S. Chiara di Trento ) e di servizi di assistenza scolastica per tutta l’età dell’obbligo e locati in prossimità del posto di lavoro.
Come finanziare queste politiche? Una via possibile per individuare la copertura finanziaria è quelladi disinvestire gli impieghi di capitale fatti in aziende “comunali“non più socialmente strategiche. Ad esempio, per alcune grandi città italiane può essere un’utile fonte finanziaria uscire dal settore elettrico, ormai regolato a livello internazionale dalle Corporation, secondo le logiche del mercato globale e non di politica sociale.
A livello di amministrazione centrale, il Governo dovrebbe dare priorità assoluta ad un piano strategico di investimenti in ricerca e sviluppo, in Italia e in Europa. L’obiettivo è costruire una rete di poli di alta innovazione tecnologica, decentrati territorialmente e incentrati nelle università e nei centri di ricerca pubblici, italiani ed europei. Dotarsi di strutture produttrici di “knowhow” competitivo a livello globale è essenziale per una strategia di crescita economica. Diversamente, si è sudditi di Usa e Cina.
Per avere una politica di ricerca e sviluppo competitiva, è indispensabile poter disporre di adeguaterisorse umane e finanziarie. Una delle vie da seguire potrebbe essere quella di vincolare il 50% del tempo dei docenti universitari da impegnare nei progetti di ricerca sviluppati all’interno della Rete. Inoltre, ci sono i fondi europei, da finalizzare prioritariamente a progetti cogestiti a livello UE.. Infine, le risorse finanziarie possono essere anche trovate per effetto della razionalizzazione della spesa pubblica.
Roberto Pertile