Il COVID 19 dopo essersi diffuso in Asia e nel mondo occidentale, si va estendendo anche in Africa. In questo continente il corona virus si sovrappone ad altre malattie endemiche che producono un numero ben più alto di morti (malaria. HIV,tubercolosi, diarrea, morbillo ecc.) e, in assenza di strutture sanitarie adeguate, solo l’isolamento e il coprifuoco sono le armi a disposizione per lottare contro il morbo.
Nel mondo più del 40% dell’umanità vive in una situazione di grave povertà (meno di due dollari al giorno); i morti di malaria sono 400.000/anno, i morti di HIV 770.000, i morti di tubercolosi 1,6 milioni e i morti di diarrea 1,5 milioni ; la maggior parte di questi sono in Africa dove si registrano 15.000 morti al giorno per malattie curabili!
Ora, con il Covid 19 che colpisce anche il nostro paese, tutti noi italiani abbiamo la percezione diretta di cosa possa significare coabitare con malattie così aggressive, come succede abitualmente all’Africa. E’ questo quindi il momento di massima sensibilità per fare leva sui sentimenti di umanità degli italiani, per sollecitare un concreto aiuto economico gli Enti che abitualmente aiutano la lotta contro le pandemie nel continente africano e , in generale, cooperano per l’uscita dello stesso dal sottosviluppo.
Ma non è solo questo il motivo per ascoltare il grido di aiuto rivolto dall’Africa a tutti coloro i quali vivono nei paesi ad alto reddito.
Aiutare chi ha necessità, chi è nella povertà, esercitare la Carità rende anche più felici.
Ricordiamo le parole del Cardinale Biffi che aveva definito Bologna “sazia e disperata” ; ricordiamo un saggio scritto dall’ economista inglese Richard Layard :” Felicità la nuova scienza del benessere comune”.
Secondo Layard la felicità personale aumenta finché l’individuo non raggiunge un certo livello di reddito, una soglia minima di agiatezza. Superata questa soglia minima ogni ulteriore aumento risulta in termini di felicità improduttivo. L’incremento del reddito oltre una certa soglia, non porta quindi ad un incremento della felicità complessiva di una persona, di una società. Con l’aumento del reddito aumenta la concezione materialistica della vita, con tutti i fenomeni sociali conseguenti (diminuzione della generosità, maggiore aggressività, depressione, salute psicologica precaria ecc.) Il materialismo provoca una diminuzione del livello di empatia dell’individuo e un aumento del livello di egoismo e narcisismo.
In questo tipo di società c’è ipernutrizione e compaiano le malattie tipiche del benessere come diabete, obesità cancro e patologie cardiache; dove c’è denutrizione compaiano le malattie della povertà.
Aumentare i consumi non aumenta quindi il livello di felicità , anzi si può affermare il suo contrario .
Per essere felici bisogna anche imparare a donare.
Donare con intelligenza però.
Occorre superare la logica degli “aiuti al terzo mondo”, finanziando le sole ONG che operano nel solo settore dell’assistenzialismo. La loro attività risolve temporaneamente il problema della povertà. L’invio di aiuti finanziari, generi alimentari o di prima necessità, risolve situazioni di emergenza o di carestia alimentare ma non va alla radice delle cause del sottosviluppo. A titolo di esempio basta citare una pur lodevole azione di un gruppo di boy scout che, per aiutare una comunità rurale in Etiopia, aveva regalato un pollaio con le relative galline; l’anno dopo i contadini etiopi avevano mangiato le galline e utilizzato il pollaio come legna da ardere!
Occorre inoltre evitare finanziamenti elargiti a governanti africani utilizzati per arricchire il dittatore di turno o per comperare armi.
Occorre passare dagli aiuti agli investimenti.
Questa politica virtuosa ha fatto si che l’Africa dal 2000 al 2018 abbia ricevuto, tra le aree più sottosviluppate del mondo, la quota più consistente di investimenti da parte degli Stati Uniti, Europa, India, Cina, Turchia, Russia ecc. I tassi di sviluppo conseguenti sono stati dell’ordine del 4-5 %, l’occupazione è aumenta proporzionalmente e il numero dei poveri è diminuiti di alcune centinaia di migliaia di unità.
Anche alcune ong, come il CEFA , hanno da tempo adottato questa politica con il sostegno di aziende private. A titolo di esempio basta citare la latteria di Jombe in Tanzania realizzata dal CEFA di Bologna con il sostegno industriale e finanziario della Granarolo; Il progetto si è occupato della selezione delle razze bovine, della formazione degli allevatori e dei tecnici caseari, della costruzione del caseificio e della successiva gestione da parte di una cooperativa appositamente creata.
Questi progetti di durata pluriennale promuovono l’autosviluppo delle popolazioni partendo dalle esigenze delle persone e tenendo conto della cultura locale.
Occorre continuare su questa strada, purtroppo siamo solo agli inizi , c’è ancora tantissimo da fare .
L’Africa ha bisogno di tutto strade, porti, aeroporti, acquedotti, industrie e ospedali dove curare le pandemie. La terra offre quanto basta a soddisfare i bisogni di ogni uomo ma non l’avidità di ogni uomo! Bisogna assicurare una esistenza dignitosa a tutti gli esseri umani senza distruggere la capacità della biosfera di rigenerare costantemente le risorse che occorrono per preservare la salute e il benessere di ogni individuo.
Far del bene fa bene e rende felici!
Questa non è utopia.
Per fortuna accanto al narcisismo e al materialismo si fa strada l’idea di aiutare il prossimo e contemporaneamente risanare il pianeta. Le migliaia di persone che lavorano nelle ong , fanno volontariato per combattere la fame, le pandemie e l’inquinamento della terra, danno speranza che si possa passare ad una società meno ingiusta e meno materialista in cui la priorità venga data alla cultura, alla politica, alla solidarietà ed alle relazioni sociali.
La recente pandemia del corona virus ha dimostrato che siamo tutti sulla stessa barca e siamo tutti interconnessi. Le nazioni ricche debbono trasferire risorse ai paesi poveri. Ognuno di noi deve trasferire risorse, secondo le proprie possibilità, ai paesi più poveri. Occorre insegnare ai giovani a donare e a vivere con meno (less is more) per essere più felici e riscoprire i veri valori della vita.
Cooperare non significa solo aiutare, con i rischio di assuefazione da parte di chi riceve, cooperare significa sviluppare in modo equilibrato e sostenibile il pianeta.
La cooperazione inoltre contribuisce a ridurre i grossi squilibri economici sociali e ambientali tra paesi che alimentano fenomeni migratori incontrollati ,tensioni internazionali e guerre.
In questi tempi poi, nei quali Covid 19 sta invadendo tutta la terra senza distinzioni tra paesi ricchi e paesi poveri, aiutare i paesi poveri “conviene” anche perché il virus va sconfitto in ogni parte del mondo, la pandemia non conosce confini!
Maurizio Angellini – Stefano Aldrovandi