I primi giorni dell’anno 2020 sono stati caratterizzati dai timori del propagarsi di una epidemia virale che aveva colpito la Provincia cinese di Wu Han provocando un gran numero di decessi e costringendo i governanti di quella Provincia ad adottare provvedimenti di quarantena per un territorio grande quasi quanto l’Italia con una popolazione di circa 40 milioni di abitanti.

L’Italia è stato il primo paese occidentale ove si sia verificato un contagio; dopo pochi giorni l’Europa e gli Stati Uniti sono stati coinvolti in un situazione di pandemia, resa possibile da una concezione vissuta del pianeta quale villaggio, con moltissimi contagiati, ammalati, ricoverati in reparti di terapia intensiva, deceduti.

Tutti gli stati nazionali, con diversi provvedimenti, diverse tempistiche, diverse sensibilità, diverse modalità operative hanno cercato di arginare il fenomeno, imprevisto e sconosciuto.

In questa sede cercheremo di commentare quanto realizzato dallo Stato italiano per fronteggiare questa emergenza.

Il Governo ha scelto e deliberato di attuare rigide norme di contenimento alla libertà di circolazione dei cittadini, ai quali è stato chiesto di “restare a casa”: sospese le attività lavorative e scolastico\universitarie con poche limitate eccezioni legate a situazioni di necessità; norme che la gran maggior parte dell’intera comunità nazionale ha rispettato per convenzione e con convinzione.

Per tutto il periodo in cui sono rimaste vigenti, le norma sono state emanate per mezzo di un certo numero di decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri; la fase istruttoria di questi decreti è stata supportata dai pareri tecnici di alcuni gruppi di esperti nominati allo scopo dal Governo.

Questo il quadro istituzionale, alla metà del mese di Maggio il contenimento del contagio si è ritenuto che avesse avuto successo manifestato dai dati, tanto da indurre i decisori ad emanare norme via via sempre meno restrittive, pur in presenza di indicazioni comportamentali idonee ad evitare l’insorgere di  nuovi incrementi dei contagi.

Inutile scrivere che il quadro sopra descritto ha dovuto scontare critiche, di merito e di metodo, talvolta fondate e condivisibili ed in corso di approfondimento; talvolta strumentali ad interessi di fazione tutti interni al ceto politico nella sua parte deteriore.

Opportuna ci appare l’occasione per cercare di individuare come sarà la vita futura della nostra comunità nazionale alla luce di questo sconvolgente evento che, alla fine dell’anno 2019 non era in alcun modo possibile prevedere: quali gli effetti dal punto di vista sanitario, sociale, finanziario ed economico, lavorativo.

Premessa: è possibile ritenere che una importante maggioranza di quella porzione di collettività nazionale capace di ponderare questa scelta sia favorevole ad una Economia Industriale di Mercato inserita in una Democrazia Liberale Rappresentativa ancorata al mondo occidentale, ai suoi Valori ed alla sua civiltà? Il tutto all’interno dell’Unione Europea, ispirata sostanzialmente, ancorché non formalmente, alle proprie indiscutibili radici giudaico cristiane? Chi scrive ritiene di sì e ne ha scritto diffusamente infra ed i ragionamenti che seguono daranno per scontato questo assunto.

Le conseguenze sanitarie dipenderanno dalla possibilità\capacità dello Stato, nelle sue articolazioni, di aggiornare e migliorare le strutture sanitarie ben oltre lo standard attuale; almeno fino alla realizzazione del vaccino di contrasto al quale la comunità scientifica mondiale studia e lavora alacremente.

Per quanto attiene agli altri ambiti di cui sopra, si è aperto nel Paese un amplissimo dibattito dei cui elementi salienti cercheremo di dar conto.

Il primo elemento: nulla sarà mai come prima oppure tutto cambierà senza che nulla cambi: si sono letti fiumi di ragionamenti intorno a questo dilemma senza che, razionalmente si sia potuto arrivare ad un convincimento condiviso.

In un futuribile 2030 è opinioni di molti osservatori che non vivremo né in un inferno né in un paradiso; bensì in un metaforico spazio\tempo di transizione, un purgatorio in una qualche nuova versione; quale sarà, a volere essere ottimisti, dipenderà soltanto, in Europa, da noi europei;  allorquando si prospettassero delle opportunità, non abbiamo pertanto altri elementi che non siano i nostri convincimenti profondi ed i nostri ideali, cristianamente orientati, per tentare di comprendere quali di esse prenderanno forma da questo sconquasso; non ci sono ad oggi, altri elementi per intravedere quali modalità assumerebbe una eventuale ripresa, nei modi e nei tempi, sempre che avvenga, come auspicabile.

Sul piano soggettivo, come sempre molto dipenderà da noi, cioè dalla nostra capacità di rifiutare gli stereotipi del prima e di interfacciarci con il nostro prossimo, insieme, cercando di costruire il futuro, sulla base di ideali e Valori, sapendo che nulla è mai eguale a nulla e che il passato è da rimpiangere per lo più soltanto nella nostra immaginazione.

Sul piano collettivo, il nostro compito di cristiani impegnati, di uomini di buona volontà sarà contribuire ad elaborare proposte di azioni prioritarie, quali la lotta alla povertà, la riforma del Welfare. il risanamento dell’Ambiente, il miglioramento del contesto “istruzione”;  “E’ il momento di agire in modo solidale; ……preparando un grande piano di intervento affinchè la ripresa del continente sia veloce e solida; affinchè non vi siano divari tra il Nord ed il Sud; per non lasciare nessuno indietro (Pedro Sanchez)”;

“L’aumento di ricchezza e di benessere passerà da scelte in grado di aumentare l’economia, l’umano, il sociale e l’ambiente contemporaneamente (Gian Luca Galletti)”.

Il futuro e la ripartenza integrano Bene Comune, solo andare avanti ed avere uno sguardo lungo (Don Adriano Vincenzi) ci consentiranno di trovale la via.

La sfida del rilancio economico sarà epocale, per tutti. È evidente che anche il futuro dell’Unione europea passa inevitabilmente attraverso il finanziamento di un programma unitario di investimenti e di sostegni all’emergenza, alla ripresa ed all’occupazione imperniato sull’efficienza e sulla solidarietà.

Il futuro dell’Unione Europea si misurerà in rapporto alla capacità di programmare unitariamente la ripresa e il suo sviluppo sostenibile, continuo e congiunto; infatti, dopo la creazione dell’euro, la politica di sviluppo industriale e tecnologico e la creazione di nuova e qualificata occupazione sono il tassello principale per la realizzazione di uno Stato europeo davvero federale, cioè la realizzazione della tanto desiderata evoluzione dell’Unione europea (Mario Lettieri, Paolo Raimondi, Eurobond non è una brutta parola, ItaliaOggi, Maggio 2020).”

Le incertezze che hanno vissuto l’Unione Europea in merito alla questione degli strumenti finanziari comuni da mettere in campo per il contrasto alla pandemia e per attenuarne gli effetti dannosi su imprese e famiglie postulano che tutti gli Stati si facciano carico delle ragioni di ciascuno di loro e l’Italia che, correttamente, ha posto il tema deve attribuirsi un ruolo determinante nel determinare la soluzione.

L’Unione Europea si è mossa in questa direzione già nel Dicembre dell’anno 2019, presentando l’European Green Deal e stanziando 1.000 miliardi di Euro per nuove opportunità di investimenti e lavoro tramite la transizione Green dell’Europa intera; nel mese di Aprile l’Unione Europea ha anche attivato il primo vero strumento di solidarietà comune: un piano anti disoccupazione da 100 miliardi di Euro, denominato “Sure”, che fornirà assistenza finanziaria agli Stati nazionali per fronteggiare l’aumento della spesa per preservare l’occupazione; secondo le stime, quanto fin qui fatto, fondo SURE, fondo Salva Stati senza condizioni e liquidità aggiuntiva di fonte Banca Europea degli Investimenti non appare sufficiente: servirebbe potere disporre di una cifra oscillante tra i 1.000 ed i 1.500 miliardi di Euro per la ricostruzione dell’economia dell’area Euro, che possono essere stanziati con decisioni di competenza del prossimo Consiglio Europea: e qui si innesta il problema tempo; è notizia del 18 Maggio 2020 l’accordo tra Francia e Germania per lo stanziamento di 500 miliardi di Euro come contributi a fondo perduto ed a  carico del bilancio dell’Unione Europea il cui rimborso sarà spalmabile in circa trent’anni; probabilmente non sufficienti come importo, ma fondamentale l’acquisizione del principio; con la realizzazione di questo accordo la Germania ribalta ufficialmente la propria posizione in tema di “solidarietà europea e rende più possibile superare le remore del gruppo di Stati del Nord.

Importante chiarire e rendere irreversibile che ovviamente gli Eurobond non sono e non dovrebbero divenire trasferimenti di soldi da un Paese all’altro; sono, invece, il meccanismo del completamento naturale della moneta unica; sarebbero strumenti di finanziamento, possibilmente in gran parte a fondo perduto, mirato soltanto per investimenti in infrastrutture, nuove tecnologie, modernizzazioni industriali, ricerca, educazione, sanità e in altri settori produttivi sull’intero territorio europeo.

Hanno contribuito ad ottenere un risultato tanto positivo, ancorchè incrementabile, la fattiva presenza da Bruxelles del nostro Commissario Europeo Paolo Gentiloni, la diplomazia pacata del nostro Ministro Gualtieri, la posizione del nostro Governo  (Vera Negri Zamagni).

Prevedendo quindi che una grande quantità di risorse finanziarie affluisca verso il nostro Paese, la più stringente delle necessità è elaborare a livello governativo e di Classe Dirigente un grande Progetto di Visione per il futuro che non si rassegni a somigliare al presente o peggio al passato; chi scrive ritiene che questo Progetto dovrebbe prevedere che le risorse vengano usate contestualmente sia per contribuire a risolvere i problemi dell’emergenza sia per affrontare i costi delle iniziative\prospettive che si devono individuare.

Si deve partire dal presupposto che il futuro stia per arrivare con il suo portato di nuove modalità di sviluppo, ma anche con la possibile esasperazione delle iniquità nel mondo del lavoro.

La chiave per lo sviluppo del futuro che sarà dovrà consistere nel creare nuove tecnologie, nell’inventare soluzioni inedite, sviluppare un approccio creativo in tutti i campi della conoscenza, coniugare bellezza e conoscenza, coniugare visione, consapevolezza, ambizione, tornare a guardare il mondo quale palcoscenico nel quale collocare le nostre azioni.

Si deve agire nell’ottica di trasformare il dramma europeo ed italiano determinato dall’emergenza sanitaria in una opportunità irripetibile di operare il cambiamento (da una riflessione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella).

Cercansi idee sulle quali dibattere e confrontarsi pubblicamente, sapendo che fin’ora IDEE ne sono state ancora esplicitate, pubblicamente. poche

“NOI”, uomini e donne di buona volontà e di retto sentire, dobbiamo essere non rassegnati ma creativi, prendendo a base le nostre convinzioni profonde ed i nostri Valori  ed ideali, cristianamente orientati; dobbiamo immaginare, pensare, contribuire a realizzare; dobbiamo concentrarci sul mondo che vorremmo; poichè chi scrive non pensa che manchino le idee, pensa invece che chi può debba proporre, ovunque possibile, discussioni sulle idee, fondate sul disinteresse personale (per non chiamarlo Bene Comune); debba contribuire ed esporre le eventuali belle idee che ha elaborato, facendole circolare; queste idee dovrebbero incontrarsi\scontrarsi con le idee e le abilità degli altri e diventare azione; ove non ci tentasse in ogni modalità possibile, non avrebbe, poi, alcuna ragione per rampognare e lamentarsi della piega che prenderanno gli avvenimenti.

La prima proposta che è stata presentata la ha esposta Papa Francesco: “il dominio assoluto della finanza non ha futuro, e potrà solo generare nuove crisi. L’idea di fondo è quella di una economia “rigenerativa” e “distributiva”; piccole azioni che possono contribuire a generare grandi cambiamenti”.

Per Giampero Cardillo, “Ambiente, Energia, Intelligenza Artificiale, Difesa, Reti, Spazio potrebbero essere i Grandissimi Progetti nei quali evolverà l’Unione Europea, Progetti di lunghissimo periodo ai quali magari non aderiranno tutti i consociati dell’Unione” (Servire l’Italia).

Per Carlo Cottarelli, “in questo clima di incertezza, in questo clima di incertezze, è necessario rilanciare gli investimenti, con classiche olitiche Keynesiane; sarebbe intanto importantissimo sbloccare i 70 miliardi di euro di opere pubbliche già finanziate ((Corriere della Sera, 3 Giugno 2020).

La proposta di chi scrive: prevedere un Grande Progetto infrastrutturale, pesante o pensante per ciascuna delle Regioni, con prioritaria attenzione alle Regioni in deficit di stock infrastrutturale; per Sicilia e Calabria potrebbe essere opportuno identificare questo progetto con la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina ed il prolungamento dell’Alta Velocità ferroviaria fino a raggiungere Palermo ed il Porto di Augusta; far partire immediatamente, tramite procedure accelerate e snellite, tutte le opere già finanziate, prevedendo severi ed efficaci controlli ex post.

Molto dei fondi che saranno disponibili dovranno essere utilizzati, a parere di chi scrive,  per ambiziosi innovativi investimenti di ristrutturazione dei vari comparti produttivi nei settori trainanti: educazione\istruzione, welfare, ricerca, infrastrutture pesanti, digitalizzazione, infrastrutture digitali, agricoltura sostenibile ed energie rinnovabili, il tutto realizzato imitando il Metodo Genova, applicato alla nuova generazione di Automotive; il resto dei contesti economici da queste ripartenze trarrebbe successivamente effetti positivi indotti; ove, invece, malauguratamente, si decidesse di utilizzare anche questi fondi in una distribuzione di sussidi a pioggia, per il Paese e la sua macchina produttiva non ci sarebbe futuro.

La parola chiave caratterizzante questo Progetto e le sue idee progettuali dovrebbe essere “Innovazione”. “C’è bidogno che ognuno (dei componenti del ceto politico, N.d.R.) faccia la sua parte, rinunciando alle tattiche, alla ricerca del consenso immediato, alle polemiche utili solo a motivare le opposte tifoserie.” “Si tratta del futuro dell’Italia, dell’avvenire dei nostri figli” (Silvio Berlusconi).

Il presente paragrafo non sarebbe esaustivo se non riportassimo, relazione alla situazione italiana, l’opinione del professor Luca Ricolfi, espressa in una lunga intervista al Giornale on line, Huffington Post: l’analisi parte da una grave preoccupazione: “Se il Prodotto Interno Lordo cadesse del 15\20% nell’anno 2020, se nell’anno successivo non rimbalzasse perché la base produttiva si è ristretta, se la quota dell’export calasse perchè in questi mesi si sono persi milioni di clienti, se il rapporto Debito\Prodotto Interno Lordo arrivasse al 200% perché il numeratore è esploso, se lo Spread  volasse perché i Mercati ritengono che non saremo in grado di restituire il debito, allora bisognerebbe parlare di “moribondo” e non di “malato”; gli italiani finirebbero con il somigliare a Cuba quali sudditi, ed alla Grecia quali poveri.

Come fare per evitare per evitare di arrivare a questo?

Provando, secondo il professore Ricolfi, ad eliminare la sovrastruttura burocratica in tutte le sue manifestazioni (progetto, a parole, condiviso da molti), a prevedere un taglio drastico almeno triennale delle tasse, a realizzare il saldo entro trenta giorni di tutti i debiti di tutte le Pubbliche Amministrazioni verso il settore privato; l’alternativa alla riuscita di queste soluzioni, volendo evitare vari anni di austerità reale, consiste nella crescita ad un ritmo di almeno il 3% all’anno per diversi anni in modo da rassicurare i mercati sulla sostenibilità del nostro debito. Saremo capaci, tutti insieme, di imboccare gli impervi sentieri virtuosi?

Il secondo elemento: “Contemperare durezza nel conseguire efficienza e grande generosità nella solidarietà”. (Platone).

“Se l’attuale crisi non bastasse per arrivare alla condivisione dei rischi, non ci sarebbe più un buon motivo per mantenere in vita l’Unione monetaria”(Laszlo Andor, ungherese, ex Commissario Europeo per l’Occupazione e gli Affari Sociali).

“Oggi la solidarietà prevede un “soccorso di emergenza” su larga scala; i Trattati Europei lo richiedono espressamente; l’articolo 222 del Trattato sul funzionamento della Unione Europea prevede che l’Unione agisca congiuntamente in uno spirito di solidarietà se uno Stato membro è vittima di una catastrofe e l’articolo 122 prevede che venga fornita assistenza sanitaria. (Frank Vandenbroucken, ex Ministro del Governo belga)”.

“L’Italia è ancora la terza più grande economia dell’area euro ed il rischio di un contagio a domino sarà molto maggiore rispetto a quello di cinque anni fa con la Grecia; l’unico modo razionale di procedere è arrivare alla reale condivisione dei rischi (Laszlo Andor)”

Due le esigenze da risolvere per avere qualche possibilità di aggredire il problema ed ottenere soluzioni positive: elaborare una proposta tecnico\politica, da presentare alle Istituzioni Europee, unitaria e condivisa da tutti i protagonisti politici per avere qualche speranza di poter negoziare con le stesse Istituzione ed ottenere ciò di cui il Paese ha ineludibilmente bisogno; difficile elaborare ipotesi di supporto ad imprese, famiglie, lavoratori esclusi dal mercato del lavoro fintantoché le negoziazioni con l’Europa non abbiano avuto un esito in linea con le esigenze prioritarie e le conseguenti aspettative; il che necessita che per qualche mese ancora dopo Maggio 2020, l’Italia potrà utilizzare solo gli strumenti di cui dispone dopo i vari interventi fin qui deliberati.

La Presidente Ursula von der Leyen, nel suo intervento del 27 Maggio 2020, ha compiuto una scelta istituzionale: proponendo un bilancio più vicino alle esigenze di una finanza pubblica europea che, quando le sue proposte saranno accettate, potrà ben dirsi, almeno inizialmente, federale.

Intanto, se volessimo guardare alla porzione piena del bicchiere, potremmo constatare con sorpresa e favore che gran parte della comunità ha ripreso a guardare  con interesse e partecipazione emotiva a quanto realizzato dallo “Stato”, incarnato dai due protagonisti indiscussi, in senso positivo, della scena, il Presidente del Consiglio dei Ministri ed il suo Garante, il Presidente della Repubblica.

Ove la circostanza trovasse riscontro, la critica di chi scrive circa le procedure istituzionalmente adottate, si riferirebbe alla irreperibilità, per i cittadini desiderosi di conoscere, delle conclusioni del Comitato Tecnico Scientifico qualificate quali documenti coperti da segreto e, comunque, non accessibili (provvedimento del 4\5\2020 de Dipartimento della Protezione Civile.

Serve, invece, in ogni fase dei procedimenti, come da premessa, preservare la conquista della Democrazia Liberale Rappresentativa dagli attacchi che le vengono inferti, da qualunque parte provengano, dando evidenza alla regola fondamentale: “potere alla maggioranza, temperato dai diritti delle minoranze”; illuminanti al riguardo le espressioni di John Stuart Mill: “le idee valide vengono rafforzate  e rifinite dall’opposizione e dal controllo pubblico;” “il vero male della censura sta nel decidere la verità per gli altri, impedendo che l’intera gamma di opinioni e pareri venga ascoltata”.

Solo una negoziazione a tutto campo su base unitaria, condivisa all’interno del Paese e condivisa anche con un certo numero di Paesi facenti parte dell’Unione Europea, potrebbe ottenere l’accoglimento definitivo delle proposte fin qui approvate e la conseguente disponibilità per l’Italia della liquidità necessaria a lenire le ferite, profonde e dolorose che la pandemia e i provvedimenti legislativi per contrastarla hanno inferto al contesto economico nazionale e a riprendere il cammino della crescita sostenibile.

Il terzo elemento: quale attendibilità attribuire alla previsione di scenari finanziari futuri basati su dati quantitativi e qualitativi del passato?

“L’instabilità e la vulnerabilità dei sistemi sulla quale si regge la nostra vita quotidiana è un dato di fatto che non possiamo più ignorare” (Mauro Magatti, La scommessa della ripartenza, Corriere della Sera, 27 Maggio 2020).

Le prospettive appaiono devastanti: stando ai dati OCSE, il blocco delle attività produttive potrebbe comportare una diminuzione del Prodotto Interno Lordo di almeno il 2% per ogni mese di chiusura;

Una risposta ragionevole dovrebbe essere che dovremmo fare concretamente tesoro di ciò che sappiamo sul comportamento dei componenti le comunità e su queste basi elaborare ragionevoli congetture: dare il corretto peso all’importanza della Scienza, al ruolo strategico del settore pubblico, alle conseguenze catastrofiche delle diseguaglianze, ai pericoli provenienti da una economia di mercato in affanno e dallo sguardo corto; infine ripristinare la cooperazione globale invece che operare per esasperare i contrasti tra un Paese in crisi di Leadership ed un Paese in crisi per causa delle irrisolte diseguaglianze, come appare che faccia il protagonista occidentale dello scontro per la supremazia mondiale.

Nel frattempo servirà che le nazioni europee dimostrino di comportarsi con sufficiente solidarietà e coesione determinate dalla corretta ponderazione degli interessi e scevre da pregiudizi.

In questa ottica, sia scritto anche con il proposito di indicare un’idea progetto, una seria riforma fiscale a livello europeo, che valga per tutti i 27 Paesi Ue, non è più rinviabile. È necessaria, urgente e decisiva per l’effettiva realizzazione dell’Europa unita e federale.

Il quarto elemento: può essere esaminato sotto l’aspetto quantitativo e sotto l’aspetto qualitativo; per quanto attiene l’aspetto quantitativo, oltre alla temibile previsione che molte imprese siano destinate a non aprire più e molti lavoratori a perdere l’occupazione, con il conseguente inevitabile crollo delle entrate fiscali dello Stato; sembra profilarsi un quadro di fragilità ed impoverimento del Paese, che rischia di non essere più in grado sul medio\lungo periodo di garantire agli aventi diritto servizi sociali e sanitari adeguati; in altro capitolo del presente saggio si è scritto intorno al dibattito se il futuro ci riservi più o meno lavoro affidato all’Homo Sapiens in ragione della massiccia immissione dei robot nei processi produttivi di beni e servizi: rimandiamo a quel capitolo per i necessari approfondimenti; per quanto attiene all’aspetto qualitativo, i cambiamenti imposti dalle opportune azioni di contrasto alla pandemia, partendo dal distanziamento sociale, dalla sicurezza e dalla lotta al lavoro nero entreranno a far parte delle opzioni metodologiche di lungo periodo: si utilizzeranno sempre meglio e di più lo sviluppo del digitale, la informatizzazione dei processi e la sburocratizzazione delle procedure, il lavoro da casa, le video conferenze, gli orari flessibili in ragione di contemperamento di variegate esigenze, meno viaggi e convention: non c’è ragione di ritenere che su questo si possa tornare indietro, anzi l’ulteriore innovazione tecnologica sarà occasione di passi in avanti adesso non prevedibili.

Auspicabile, utilizzando tutti gli strumenti che l’Unione Europea e lo Stato metteranno a disposizione, la realizzazione di un massiccio piano di realizzazioni di infrastrutture, opportunamente ripartite tra i vari territori in funzione anche di obiettivi di perequazione: al momento opportuno grande attenzione ad infrastrutture funzionali all’incremento dell’appetibilità di quei territori fin qui in deficit infrastrutturale come pure ad un piano di manutenzioni che hanno il vantaggio della veloce u

Il tutto affinchè l’Italia intera, in tutte le sue componenti, torni a riconsiderarsi comunità politica, puntando su una crescita capace di trovare un nuovo delicato equilibrio tra le esigenze della produttività e quelle dell’ambiente; tra l’efficienza economica e la giustizia sociale; tra gli investimenti in tecnologia e quelli sulle persone; tra eccellenza e fragilità; tra la quantità e la qualità; tra la competitività e la coesione (Marco Magatti , cit).

Un movimento, cristianamente ispirato, che voglia rifarsi ad Etica, Valori, Visione, Innovazione funzionale, quale infra più volte auspicato, dovrebbe abbeverarsi a questa fonte cercando di colmare l’attuale vuoto in termini propositivi e acquisendo consenso per effetto di intuizioni e contributo a realizzazioni di successo.

Massimo Maniscalco

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