Le recenti pubblicazioni di alcune società scientifiche italiane ( CLICCA QUI e QUI ) mostrano ancora uno scarso coraggio di trasformazione. Se fossi un eletto rappresentante dello Stato proveniente dal settore professionale in questione e con uno sguardo al mondo del Soccorso Pubblico Italiano da diversi anni, porrei la domanda: “Tutto qui?”.

Sì, perché l’Italia, con una corposa storia del Soccorso Pubblico “moderno” nato negli anni ’60, ora deve osare di più e in modalità trasversale, tenendo presente i capisaldi costituzionali. Di seguito alcune riflessioni.

  1. Il Soccorso Sanitario, il Soccorso Tecnico Urgente e la Tutela dell’Ordine Pubblico devono diventare materie scientifiche. Pertanto le professioni e i professionisti di ogni livello, che devono operare in questo ambito (trino e unico che deve assumere l’autorevolezza di Protezione Strategica Civile del Paese), devono ottenere il più alto livello di preparazione accademica abilitante e, sempre a livello accademico, il mantenimento di questa preparazione (trasversale, interprofessionale, specialistica). Quindi riportare al centro il valore della Scuola. Non ha un senso, nel settore della Sicurezza Civile di uno Stato, creare professioni a livello regionale mediante una formazione ancora basata in corsi senza un valore culturale. Si è colpevoli e complici di un mancato progresso per le generazioni future: speranze positive emergono dalla lettura dei contributi del gruppo di lavoro coordinato da Alfonso Barbarisi ( CLICCA QUI ).
  2.  Tempestività dell’intervento di soccorso verrà raggiunta solo quando avverrà l’attuazione della trasformazione del Soccorso Pubblico Nazionale attraverso una revisione e riduzione funzionale degli Enti aventi medesime caratteristiche. Vanno soprattutto rimossi tutti i “colli di bottiglia” operativi, fisici e digitali, in primis per quei servizi che alimentano solo la domanda rendendo l’offerta di scarsa qualità e solo di marketing. Altresì le Catene di Comando devono essere sempre più ridotte, rese meglio idonee all’obiettivo e permanenti per qualsiasi tipologia di gestione d’emergenza ordinaria o straordinaria. Non è pensabile oggi continuare a creare ulteriori servizi senza prima aver censito, con un’alta precisione e valutazione, il patrimonio esistente e, per lo stesso, aver provveduto a una radicale rivisitazione di progresso. Si otterrà sicuramente una governance unitaria, ma che dovrà garantire un modello organizzativo unico rifacente a questi contenuti, i cui livelli amministrativi territoriali avranno solo l’onere di agevolarne l’operato. Non di duplicarne l’esistenza o di introdurre modelli diversi.
  3. Il personale tecnico è per definizione tecnico ovvero che ha competenze tecniche acquisite attraverso un percorso di studi abilitante. La figura dell’autista soccorritore o del soccorritore con funzione anche di autista, è più di un decennio che si parla della sua istituzione: con povertà di lungimiranza. Se questa figura professionale manca nel panorama del Soccorso Sanitario e si è ravvisata la necessità, si proceda, ma attenzione ai passaggi costituenti la professione: requisiti scolastici di base non più basati solo sull’ottenimento del diploma di scuola secondaria di primo grado, identificazione di un percorso di studi quinquennale presso istituti professionali, presso scuole superiori o in sede accademica triennale qualora si individuino delle specialità ( CLICCA QUI ) ). Si parla spesso di Scuola e relativi gradi di istruzione, ma all’atto di mettere a terra sani principi con fermezza, avviene il peggio delle proposte. Concetto valido anche per le altre professioni del Soccorso Pubblico, anche se in alcuni settori è applicato.
  4. Volontariato: è tempo di traslare questo settore nell’ambito sociale comunale, in sofferenza da troppo tempo nell’ordinario e nelle fasi di emergenza. Se l’ambito sociale (tutto ciò che riguarda il servizio alla Persona), di ogni Amministrazione Comunale è ben supportato nell’ordinario, non impatterà malamente in caso di improvvise problematiche. Non è sostenibile affidare al volontariato del soccorso pubblico competenze, insistere nell’apprendimento e nell’attuazione di attività praticamente alla pari di un lavoratore. Cosa molto diversa dall’educazione civica della popolazione al Riconoscimento Precoce del bisogno di soccorso e Accesso Precoce al Sistema di Soccorso Pubblico. Il Soccorso Pubblico deve sostenersi con proprio personale professionale strutturato e con propri strumenti, sedi, mezzi e tutto quanto serve nell’ordinario e nello straordinario. Dalla storia del volontariato nel soccorso pubblico occorre prelevare, se necessario, quelle risorse di esperienze, risorse umane (analizzandone i requisiti di studi scolastici, accademici, specialistici) e di dotazioni, che andranno inserite nell’evoluzione della trasformazione strutturale e organizzativa.
  5. Le Dirigenze: a seconda della provenienza di studi manterranno la rispettiva competenza. Non è pensabile affidare competenze diverse. Un medico igienista non può essere un dirigente di un settore o di azienda diversi dalla sua estrazione e altrettanto un medico di emergenza e urgenza. Lo stesso vale per tutte le altre professioni del Soccorso Pubblico.
  6. 118-112: il modello organizzativo regionale-italico attuale non prevede nessuna figura afferente a qualsiasi ente del Soccorso Pubblico Nazionale all’interno dei Call Center Laici 112 (o impropriamente chiamate Centrali Uniche di Risposta già dal punto di vista etimologico). Alcuni passaggi sembrano voler ipotizzare una introduzione di personale sanitario oppure lo si dà per già presente. Non è così. Il 112 inteso come Numero Unico Europeo di Emergenza, stante il modello organizzativo sempre regionale-italico attuale, non è il nuovo 118 o altro nuovo ente del Soccorso Pubblico. Non è ancora chiaro alle Società Scientifiche? Pare non sia chiaro a molti del settore e questo è preoccupante. Se si volesse abbozzare un inserimento di personale sanitario all’interno dei Call Center Laici 112, tale azione va ampliata anche al personale degli altri due enti del Soccorso Pubblico. A questo punto, dunque, conviene essere più lungimiranti come descritto al punto successivo.
  7. Centrali Operative: dov’è il coraggio per capire che non è più una tendenza ed evoluzione creare o mantenere centrali operative per ogni ente e centrali operative per azioni di filtro? Guardiamo oltre e iniziamo a progettare Centrali Interforze ben bilanciate sul territorio per numero e dislocazione: allora sì saranno garanti di appropriatezza, tempestività e punto di riferimento territoriale per il sistema, mettendo in comune a monte le rispettive buone prassi (se esistenti, oppure da realizzare insieme), degli enti deputati al Soccorso Pubblico. Siamo ancora arretrati dal punto di vista strutturale e per quanto riguarda i contenuti giustamente considerati quali l’appropriatezza e la tempestività, occorre capire che se un problema fisico non viene risolto, la sua informatizzazione comporta la digitalizzazione del problema stesso. E questo soprattutto per le professioni deputate lì operanti e per le strutture che devono supportare questo importante lavoro e servizio. Fare affidamento totale sulla tecnologia e su algoritmi/protocolli per giustificare l’utilizzo di personale non appropriato e di manovalanza a basso costo, attraverso pseudo mansionari del terzo millennio, è un vilipendio alla Sicurezza del In questi ambiti vanno riportate le professioni che per loro estrazione sono state (con lungimiranza di un tempo che oggi non c’è e spero ritorni), designate dal legislatore dello Stato a operare, e qualora vi fosse la necessità di inserirne di nuove, si parta sempre dai principi istitutivi delle professioni.
  8. Sinergia tra le professioni sanitarie e tecniche: vi deve essere a monte l’identificazione di quali professioni (intellettuali), attualmente esistenti nell’ambito del Soccorso Pubblico e nelle sue tre declinazioni, che devono essere confermate e portate a un livello di alta condivisione dei rispettivi modi di lavorare. Dobbiamo arrivare a una sinergia forte fra i tre enti. Tutto a vantaggio di una crescita professionale culturale a garanzia di maggiore tutela del Cittadino.
  9. Le postazioni territoriali: è un argomento che non riguarda solo l’aspetto sanitario ma di tutti i tre enti del Soccorso Pubblico. Rare le occasioni in cui si parla di gestione di un servizio senza basarsi sui dati; sono le occasioni più belle perché si discute di funzioni e della conservazione di ogni territorio del Paese, prima dei numeri. Oggi le Amministrazioni  Pubbliche attraverso le proprie dirigenze, che spesso si annoverano poteri di vita o di morte verso i territori e  il loro insito patrimonio, giocano un pò ai dadi. Materie quali storia, geografia, urbanistica, pendolarismo, economia e dinamismo, il sommerso della società (una bomba ad orologeria), pare vengano sempre collocate in fondo alle priorità o ignorate all’atto di effettuare grandi o piccole manovre riorganizzative. Occorre fare i passi lunghi come le proprie gambe in questo particolare ambito, diversamente le “faglie dormienti” dei problemi mai risolti, inizieranno a far tremare le superfici provocando danni. Quindi una revisione puntuale va bene se è solo trasversale a tutti gli enti, sempre per quel principio di sinergia utile al bilanciamento delle risorse a garanzia di presidio costante.
  10. Ambiti di operatività delle professioni: occorre scindere per diffondere capillarmente sul territorio le professioni esistenti. In riferimento a quanto riportato nel punto precedente, non possiamo mantenere ancora aggregate due figure quali medico e infermiere su un mezzo oppure in una postazione. Se è effettivamente dimostrabile che le evoluzioni per alcune professioni hanno portato a maggiore gestione autonoma di alcune attività, è tempo quindi di porre in atto le dovute azioni. Come non possiamo concentrare le risorse funzionali anche degli altri enti in un territorio più di un altro. Serve equilibrio di progettazione, dislocazione e perché no, un’unione delle diversità sul campo: considerata l’incidenza della tipologia degli interventi di soccorso a carattere quasi sempre multidisciplinare (coinvolgenti i tre enti), merita attenta valutazione di fattibilità la sperimentazione di équipe congiunte.
  11. I requisiti di accesso del personale: riprendendo il primo punto di queste osservazioni vi è da aggiungere che oltre a requisiti culturali di base e accademico-professionali, non è da dimenticare l’esperienza nel mondo del lavoro. Va aggiunto almeno un triennio di esperienza lavorativa nell’ambito generico professionale di provenienza ed estrazione, prima di giungere all’esperienza preparatoria specifica al lavoro nei tre enti del Soccorso Pubblico. Questo per vivere almeno un pò di cultura del Lavoro che non guasta; cultura del lavoro che deve abbandonare il metodo delle soluzioni di ripiego del momento, buttando alle ortiche il significato unitario di professione e lavoro.

Conclusioni

Il non voler guardare a una trasformazione importante di questo ambito nevralgico per il Paese, il non volere prendere coscienza che si sta per affidare la Sicurezza Civile del Paese a una struttura ancora troppo frammentata, dimostra ancora un attaccamento a compartimenti stagni che oggi non serve più. L’emergenza pandemica è finita: ora siamo nella fase di gestione ordinaria di una pandemia. E’ tempo di girare pagina e creare la “costituente” del nuovo Soccorso Pubblico Italiano, senza rifugiarsi o giustificarsi troppo su quanto emerso durante l’emergenza pandemica o altre emergenze nazionali accadute, perché le problematiche del Soccorso Pubblico risalgono a molto tempo prima. Se la parte scientifica non è convinta di evolvere, perché vuole sostenere o non abbandonare equilibri di parte, crede quindi che il legislatore possa davvero essere stimolato a redigere un atto normativo, che per i prossimi 50 anni garantisca al Paese un Servizio finalmente evoluto? Se lo farà, sarà solo per un consenso individuale non mirato al bene comune e per una monca soluzione. Se non lo farà avremo finalmente trovato un legislatore serio, esigente e onesto che punta ai valori di investimento di un servizio pubblico all’altezza per i cittadini e per i professionisti che lo devono garantire. Inoltre prendere coscienza sempre e comunque, dopo eventi funesti, che il sistema dopo decenni non sta reggendo il sostenibile, è indice di basso profilo istituzionale e di inidonea rappresentanza. E’ necessaria sì un’altra Politica come ha esposto Felice Achilli (CLICCA QUI ) ), e anche di cooperare in armonia, per costruire il futuro, più su quanto ci unisce che su quanto ci divide (Papa Francesco, Bagdad 2021). Senza remore.

Marco Torriani

About Author