Mi permetto di condividere alcune riflessioni maturate durante il terribile tempo della pandemia che ha colpito in modo drammatico il paese in cui vivo, Alzano Lombardo in provincia di Bergamo ai piedi dell’ operosa Valle Seriana. Perché solo ora? i lutti richiedono un periodo di solitudine e di rielaborazione.

Da dove ripartire? Sicuramente dal lavoro, dalla famiglia, dalla solidarietà e dalla pace, molte riflessioni interessanti sono già state fatte in tal senso. ma a mio parere è necessario in primis, costruire spazi di partecipazione per mettere in circolo la cura. Nel momento del bisogno sono nate una miriade di esperienze di solidarietà, ora è necessario fare un passo in avanti, un ulteriore sforzo che è quello di bonificare la dimensione della relazione perché il Covid in fondo ha introdotto nei legami, la minaccia della morte: il mio simile è ciò di cui ho bisogno per esistere, senza l’altro sono nessuno, ma l’altro è divenuto luogo di una perturbazione, di un rischio d’infezione, di contagio, di morte.

Paradossalmente, mentre sentivamo il bisogno urgente dell’altro, la paura ha portato tutti quanti a prendere le distanze, a chiuderci nelle nostre case nascosti  da una mascherina. In tal senso, penso che nelle comunità, nelle città, nelle istituzioni, nelle imprese, nelle organizzazioni, se noi non facciamo funzionare prima di tutto il codice materno, cioè recuperare la fiducia nella relazione, noi siamo persi.

I luoghi si riempiono delle relazioni e delle narrazioni che le persone si portano dentro: per l’angoscia non esiste un vaccino ma esiste un potente antidoto che è la cura. ( titolo anche della bellissima  canzone di Battiato che porta questo titolo e  inizia con “ti proteggerò”). Il solo fatto di sapere che non sono solo nel fronteggiare questa situazione, rende l’angoscia più gestibile e meno dolorosa. La parola con la quale in fondo noi possiamo descrivere ogni atto di cura, è una parola che si trova nella bibbia  ed è la parola che Abramo rivolge al suo Dio , quando il suo Dio lo chiama. la parola è :“eccomi”. “Eccomi” è la parola della risposta ad una chiamata, che assicura la presenza . Nel caso di Abramo chi chiama è Dio, ma noi sappiamo ( e questo è un grande insegnamento cristiano) che il volto di Dio è il volto dell’uomo.

Da dove ripartire …? Dalla politica. La politica è la possibilità di rispondere “eccomi”, all’uomo che chiama caduto nell’inermità, all’uomo che chiama nella fragilità, nella povertà nell’abbandono, nella solitudine. Ogni volta che un uomo indifeso chiama, la risposta della cura è “eccomi”. Ogni volta che noi usiamo questa parola, noi facciamo l’esperienza dell’accoglienza, dell’accudimento, assicurare la presenza significa che facciamo esistere le relazioni

La politica ci chiama a questo: costruire luoghi e vicinanza alla vita delle persone.

Katia Syll