Accordo con Trump? Adesso, è “figlio di nessuno”. E sì che è sempre stata tanto derisa la “sceneggiata” napoletana. Soprattutto nel Nord Europa. Come quelli alla Rutte che fa gli affari degli olandesi da Segretario della Nato, visto come ne uscirebbero, loro, e il loro “paradiso fiscale” delle multinazionali avvantaggiate dalla promessa di non tassarne le consorelle americane. Ma non è l’unico di quelli che godevano a chiamarsi frugali a sembrare come se avessero infilato su per la schiena un manico di scopa in modo da assumere sempre la postura del primo della classe. Però, al momento buono, sono pronti a battere, e di gran lunga, tutti i Mario Merola di Napoli.

È la sensazione del giorno dopo l’accordo tra Trump e la succube von der Leyen, praticamente smentita da tutti e costretta a precisare che il testo sottoscritto in Scozia non è lo stesso di cui parlano gli americani. Così la “sceneggiata” si arricchisce e giunge a svolgersi a cavallo dell’Atlantico. Comunque, dov’erano tutti e 27 i governanti europei in queste settimane nel corso delle quali si sono svolte frenetiche trattative tra tutti loro? Prima, per preparare il bazooka, lasciato però nel deposito delle armi. Al punto che il viaggio a Pechino della von der Leyen, utilizzabile per meglio contrattare con Trump è, invece, stato fatto fallire per ingraziarselo. Ma facendo così ci si è presentati ancora più disarmati all’incontro scozzese.

A mente fredda, dopo aver visto la reazione della complessa realtà economica europea e della pubblica opinione di tutti i 27, non siamo ancora alla fatidica frase manzioniana su di un matrimonio – in questo caso la firma di una intesa sui dazi – che “non s’ha da fare”. Ma poco ci manca! Tutti si tirano indietro. Persino il cancelliere tedesco Merz il quale, invece nell’immediato, aveva parlato apertamente di un buon accordo per la Germania. Ha scoperto davvero che non è del tutto così? Ha avuto un furbesco ripensamento per non irritare gli altri europei? Per battere cassa, anch’egli, a Bruxelles? Per far coprire con i “ristori” pagati da tutti gli europei i contraccolpi negativi che, grazie all’accordo con Trump, continueranno ad avere i settori merceologici sfavoriti dall’intesa a rischio di non riuscire più ad essere presenti in maniera competitiva sul mercato  americano?

In ogni caso, un po’ tutti i governanti europei hanno e stanno offrendo uno spettacolo penoso. Non possiamo che prendercela con la mala sorte che ce li fa trovare, e tutti insieme, alla guida dei nostri paesi. E allora la “sceneggiata” ci ricorda anche un altro grande simbolo della cultura popolare napoletana rappresentato dal cornetto rosso portafortuna che ci tocca strofinare. E facciamolo anche apertamente visto che di scongiuri abbiamo proprio bisogno a fronte di tanta ipocrisia e tanta mancanza di virilità.

Eppure, ne siamo certi, questi statisti, e statiste, ci fanno assistere ad un balletto tanto indecoroso perché avvertono l’ostilità popolare che nei loro confronti monta per l’acquiescenza mostrata verso Trump e gli americani cui nessun europeo sente di aver rubato nulla. E inoltre, il sentimento di ripulsa verso i governanti di oggi viene ulteriormente ingigantito perché si aggiunge a quello che, in contemporanea, suscita la ripulsa della stessa complicità e sudditanza mostrata verso Israele.

Mai come stavolta la frattura tra chi dirige e chi no è stata tanto evidente a livello dell’intera Europa. Anche perché la conclusione è che paghiamo noi lo scollamento dell’Occidente provocato da Trump. Un Occidente di cui resta solo la forza bruta dell’arroganza e la corsa agli armamenti Usa … finanziata dagli europei.

Insomma, questa “sceneggiata” non fa neppure ridere. Semmai, e spiace dirlo, fa piangere. Come fanno piangere i grandi partiti europei evidentemente travolti dalla sola logica di schierarsi ciascuno in difesa dei propri interessi, e delle proprie mediocrità nazionali.  E questo è davvero un guaio perché le destre sovraniste, chiaramente al servizio di vecchi e nuovi nemici dall’Europa, hanno facile gioco nel fare anch’esse le loro sceneggiate con cui ci ammorbano da anni.

Forse, a partire da quello della von der Leyen – dovrebbe essere suo primo interesse chiarire come e perché, sotto quali spinte e a tutela di quali interessi è andata verso un accordo in cui nessuno dice di riconoscersi – è venuto il momento, anche se siamo freschi freschi di elezioni europee e di definizione degli assetti di vertice, di rivedere i ruoli di qualcuno, chiarire le diverse responsabilità nazionali e, così, emendare – o se necessario respingere – la bozza d’intesa con Trump – ben prima che si vada alla riunione del Parlamento europeo che, stando ad oggi, è prevedibile da attendersi si svolga nel caos più totale. A meno che – ed è probabile che accada – la ” sceneggiata” … non si allunghi.

 

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