Ci siamo: il caos ha piantato la sua bandiera sui pennoni del mondo. Mentre sono stati accantonati i riferimenti millenari ai quali l’uomo si è aggrappato per secoli, le nuove generazioni inseguono il pieno di bisogni mai sazi, che porta alla desertificazione del senso dell’esistenza.

Quando poi eventi eccezionali sferzano l’umanità, come nel caso della recente epidemia, il disorientamento che viene dalla disorganizzazione globalizzata presenta il conto: gli organismi globali, sembrano impotenti; l’OMS ora, un ONU sempre più parcellizzato e paralizzato nella gestione dei conflitti in Medio oriente negli ultimi anni. Anche la politica contribuisce al disorientamento di un’umanità frastornata da soli indirizzi neo consumistici, tanto più nel nostro Paese.

Un articolo a firma di Nino Galloni dello scorso 27 giugno ( CLICCA QUI ) indicava a grandi linee il contenuto irrinunciabile di un “programma come Dio comanda”, cui aveva fatto riferimento Stefano Zamagni ( CLICCA QUI ) per chi si vuole candidare alla guida del nostro Paese.

All’interno del suddetto articolo veniva offerto, inoltre, uno spunto di riflessione che non vorrei fosse lasciato cadere. La “MUTAZIONE genetica e formale” della destra e della sinistra italiane, che contribuisce ad incrementare la confusione popolare, sia sul piano politico che socio-culturale.

Qui da noi, infatti, si assiste ad una girandola di “appropriazioni” reciproche di aree sia politiche, sia di linguaggio, inimmaginabile in epoche passate e recenti. Già George Orwell nel suo “1984” ci aveva messo in guardia dal considerare sempre le parole come involucri del vero: a volte esse sono i più efficienti fra i cavalli di Troia dell’inganno; il protagonista delle vicende fantapolitiche da lui narrate, infatti, tale Winston Smith, è un solerte funzionario del Ministero della Verità il cui compito è proprio quello di alterare continuamente i fatti narrati, della storia come della cronaca, in modo che corrispondano sempre alle Verità del “Partito”, l’entità quasi impalpabile che controlla una buona fetta del mondo globalizzato. Altri colleghi di Winston, invece, si occupano di costruire una vera e propria “neo lingua” che inneschi, al solo ascolto di alcune parole, reazioni pavloviane nei cittadini. Chi è padrone della narrativa, afferma Orwell, è padrone del pensiero e controlla il popolo.

Non per pedanteria, ma vale rammentare che già i padri della nostra civiltà lo avevano capito: da Sofocle, nel Filottete, che mette le seguenti parole in bocca ad Ulisse: ” ….anch’io, da giovane, pigra la lingua avevo, e pronto il braccio. Giunto alla prova, vedo che la lingua tutto regge fra gli uomini, e non l’opera”; a Schopenauer, che ai suoi tempi sentì il bisogno di scrivere un libretto dal titolo “L’arte di ottenere ragione”, che oggi farebbe invidia ai tanti guru che insegnano nelle varie scuole di comunicazione.

Effettivamente i termini “Destra e Sinistra” richiamati da Galloni, nell’uso comune odierno rimandano alle considerazioni di Orwell e di Sofocle. Si ha l’impressione che si vogliano occupare più che le aree politiche, le mere aree semantiche, non importa quel che siano i loro contenuti.

La Sinistra, già area politica della fu classe operaia e dei ceti meno abbienti, che per questo si arroga ancora una presunta superiorità morale , è ormai di fatto la rappresentanza politica dei ceti medio alti, dei grandi burocrati,delle banche e dei banchieri, delle famiglie intoccabili e dei poteri forti in senso lato. Come esprime il suo essere ancora sinistra, dunque?

Attraverso la rappresentanza di minoranze borghesi, a volte reali, a volte artificiali,che esprimano bisogni globalmente incontenibili e qualche volta condivisibili: pan ecologismo, pansessualismo, panteismo, pan culturalismo, etc etc. Delle sofferenze economiche e sociali della maggioranza , della marea di cosiddetti neo poveri, che invade le società occidentali come la nostra, del disagio che colpisce in profondità le classi produttive, e quelle a basso reddito, la Sinistra pare non interessarsi più di tanto, se non nominalmente.

La Destra, che tradizionalmente ha rappresentato il grande capitale, è oggi sostenuta sia dalle classi più umili, sia dai ceti medi, dalle partite Iva, cioè dai ceti professionali e produttivi.

In una tale condizione di apparente capovolgimento nominale della sostanza politica da parte dei due cartelli, che rimangono comunque ben aggrappati al “nomen”, se la Sinistra cavalca positivamente la difesa della Costituzione formale, insieme però combatte strumentalmente a favore delle suddette minoranze, ma soprattutto delle elites, dimenticandosi, purtroppo, dei bisogni fondamentali della maggioranza dei cittadini.

La Destra, per contro, cavalca i temi che più coinvolgono i ceti deboli e medi, fra i quali la tassazione, il lavoro, l’immigrazione, spesso tuttavia denunciando e mostrandosi ostile alle istituzioni formali, contribuendo alla sfiducia nelle istituzioni da parte del popolo. (E’ evidente che un fenomeno come quello dell’immigrazione incontrollata viene guardato con ostilità dall’italiano che ha problemi di sopravvivenza quotidiana, poiché lo considera una voce di spesa ingiusta, che gli sottrae potenziali risorse.)

La destra, dunque, sembra amata dagli eredi della classe operaia e della piccola e media borghesia, la sinistra da quelli delle classi elevate. Ed è vero che in un tale maquillage linguistico e formale, una parte del popolo, quella che vota a destra, si mostra ostile pure alla burocrazia, che è parte fondamentale della società civile, ma che spesso è esclusivamente autoreferenziale; così come la Sinistra guarda con diffidenza alle istanze insistenti del popolo, che spesso tracima e sconfina nel cosiddetto populismo.

Insomma, spesso si ha la sensazione che ci sia uno scollamento fra il popolo e la Sinistra, fra le Istituzioni e la Destra. In tale contrapposizione frontale, con alterazione nominale dei contenuti, le tesi della Sinistra e le antitesi della Destra, cioè, si postula certamente la sintesi da parte di chi, nel rispetto delle istituzioni, si preoccupa del popolo e dei bisogni reali della maggioranza dei cittadini e che rimetta ordine anche formale nel linguaggio politico, denunciando il suo uso ingannevole e smascherando i veri contenuti che si celano nei nascondigli preferiti del linguaggio della nostra classe politica.

Come non può venire alla mente immediatamente la tanto bistrattata( dai padroni della narrativa) stagione politica della Prima repubblica a guida democristiana, ma tanto foriera di benessere per tutti i cittadini, seppur in un’epoca di forti contrasti politici, ma soprattutto di inquietanti tensioni internazionali, che troppo spesso hanno trovato sfogo nel nostro Paese?

Nessuna nostalgia, ma solo la richiesta di impegnare le forze disponibili a smascherare l’inganno che si nasconde dietro la narrativa politica attuale nel Bel Paese, impedendone la deriva.

Lorenzo Dini

 

Immagine utilizzata: Pixabay

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