1. Dopo lunghi e faticosi accertamenti, indagini … demoscopiche e prove ineluttabili (proteste giovanili ripetute, scioperi generali, ecc.), si può tracciare senza ombra di dubbio la seguente diagnosi: il paziente = elettore italiano è seriamente ammalato di “politicite”, morbo che si manifesta in comportamenti di totale assenza mentale e fisica, con manifestazioni di disprezzo assoluto verso il signor Potere, esplodendo in un progressivo, incontenibile assenteismo dal proprio diritto/dovere di partecipare alla vita democratica;
  2. L’analisi spazia in fenomeni dichiarati di carattere generale come il bipolarismo imperfetto ed altalenante tra il maggioritario ed il proporzionale, alleanze instabili tra partiti a dir poco non omogenei (i tre al governo), se non incompatibili (P.D. e 5S), finanziamenti illeciti tramite corruzione/concussione, lobbismo occulto e spregiudicato, conflitti d’interesse, familismo/clientelismo, incompetenze, faccende private che sconfinano negli affari istituzionali (v. ministro Sangiuliano prima, Giuli poi), sindacato che invade il campo politico e così via;
  3. La sintesi va fatta non prima di aver esaminato con attenzione i risultati delle due, recenti elezioni regionali in Emilia Romagna e Umbria che hanno dato ragione, ufficialmente, nel primo caso ad un tipo di governance ormai consolidata e che non mostra evidenti difetti o imperfezioni particolari. La seconda, pur essendo una piccola realtà territoriale, la dice lunga sia in merito al fatto che è stata premiata la persona competente e che si è fatta apprezzare come sindaco, sia perché spiega a chi siede sul “tronetto” di via Della Scrofa = sede di F. D. I. che non basta aver fatto un po’ di gavetta ed esser la sorella della premier per poter essere in grado di guidare efficacemente un grande partito democratico. Mi riferisco specialmente all’errata decisione di allearsi con il movimento dell’inqualificabile Bandecchi che mi porta ad affermare: non sempre in termini politi uno più uno equivale a due!

La sintesi si può completare con due considerazioni conclusive:

a) il vero vincitore, purtroppo in negativo, è l’elettore assenteista che si sta riaffermando quale soggetto che non riesce a trovare altro modo o interlocutore per gridare il proprio dissenso, il malcontento e la rabbia verso un sistema che guarda troppo al Potere piuttosto che agli interessi della comunità nazionale;

b) il vincitore in Umbria è una donna, Sindaco di Assisi, che ha ben operato e che rappresenta la capitale morale e religiosa del “polmone verde d’Italia”, quindi è portatrice di un pensiero moderato e di centro, quell’area che visibilmente inizia a mancare a quanti rimpiangono lo stile della I Repubblica, la competenza politica di quei partiti in cui il leader non era mai un despota, né un manager accentratore, bensì un provvisorio primus inter pares.

Ed aggiungo che quel leader non scendeva mai in campo quando ricopriva una carica istituzionale come quella di Presidente del Consiglio o di ministro; anzi, si dimetteva dal ruolo di segretario del partito il giorno prima di salire al Quirinale per giurare sulla Costituzione repubblicana.

Michele Marino

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