Ho avuto l’onore e la gioia di conoscere don Roberto Angeli più di quarant’anni orsono. Di lui mi è rimasto un ricordo indelebile. Don Roberto scrisse, tra le altre cose, “ Vangelo nei lager”, a seguito delle terribili esperienze vissute  nei campi di sterminio nazistI di Mathausen  e di Dachau.

Era colpevole di aver condotto, tra il ’41 ed il ’44, delle “ lezioni” sulla Dottrina sociale della Chiesa e contro la “ statolatria” presso la chiesa di Santa Giulia di Livorno dove teneva desta la coscienza dei giovani cattolici universitari della Fuci della città toscana, finita sotto il pieno possesso delle forze armate d’invasione tedesche dopo l’8 settembre del 1943.

Fu anche responsabile dell’organizzazione di un movimento di resistenza in Toscana che si prodigò per mettere in salvo ebrei, aviatori anglo americani abbattuti, perseguitati politici. Il tutto in pieno collegamento con l’allora vescovo di Livorno, monsignor Piccioni, che forniva falsi certificati di battesimo agli ebrei, e con altri vescovi tra cui il futuro cardinale Palazzini il quale, al pari dei cardinali Dalla Costa e Fagiolo, è ricordato tra i “Giusti tra le nazioni” allo Yad Vashem di Gerusalemme.

Don Angeli è stato un vero e proprio eroe e “ martire” cristiano. Uno dei tanti preti, purtroppo, tra quelli che, in qualche modo, sono forse troppo ” dimenticati” anche dalla stessa Chiesa, dopo aver subito inenarrabili crudeltà per mantenere la coerenza con le proprie scelte.

Del gruppo di resistenti organizzato da don Angeli fecero parte  Anna Maria Enriquez – Agnoletti, convertitasi dall’ebraismo, uccisa il 12 giugno del 1944 dopo aver subito pesanti torture da parte degli uomini della banda Carità,  e l’ufficiale di Marina Alfeo Brandimarte,  fucilato da Pribke alla Storta di Roma assieme a Bruno Buozzi ed altri prigionieri di via Tasso, mentre venivano trasferiti al nord nell’imminenza dell’arrivo a Roma delle truppe del generale Clarke. I due giovani amici di don Roberto erano stati catturati, con lui, a seguito di un tradimento.

Don Roberto, come i suoi complici, era anche un animatore del gruppo dei Cristiano sociali perché convinto, come scriverà  nel 1945, che  la politica “ significava trasfondere nella società alcuni ideali del cristianesimo. La vedevamo come una espressione dell’amore cristiano, e come un dovere fondamentalmente religioso”.

Egli era un uomo di Fede. Quella Fede che lo aiuterà a restare in silenzio e accettare di vivere nell’ombra  la successiva emarginazione attuata nei suoi confronti da  alcuni confratelli, in particolare un vescovo, che diffidavano del suo impegno sociale.

Don Roberto mi dette  una prova tangibile della sua completa adesione al cristianesimo quando, accompagnandolo in auto ad una manifestazione di ex internati e di partigiani a Cassino, ebbi l’ardire giovanile di chiedergli quale fosse il ricordo più drammatico della sua terribile esperienza, di cui portava i segni sul proprio corpo.

Attesi circa un minuto, mentre egli guardava lontano,  assorto nel vuoto del cielo. Poi, giunse la risposta: “Il giorno della liberazione di Dachau. Quando quegli esseri scheletrici ed infelici si gettarono sulle SS per vendicarsi”. Quelle SS che lui, invece, nel suo cuore aveva già perdonato.

Giancarlo Infante

 

Di don Roberto Angeli mettiamo a disposizione dei nostri lettori  gli schemi delle lezioni elaborate sulla Dottrina Sociale della Chiesa, raccolti e pubblicati, per la Giardini editori e stampatori in Pisa, nell’ottobre del 1989 dal compianto on. Gianfranco Merli, amico e, anch’egli,  giovanissimo partecipante del gruppo di resistenti organizzato dal sacerdote livornese.

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