Sul tema dell’Europa e della politica estera, si va ormai di piazza in piazza. Sabato é toccato a quella dei 5 Stelle e mi pare che siano emersi due elementi.
Il primo: una seria difficoltà per la strategia del cosiddetto “campo largo”. Elettoralmente, sulla carta, tentativo comprensibile: il fatto è che non sempre la matematica va d’accordo con la Politica. La Destra al Governo può nascondere le proprie diversità politiche, perché ha il collante del potere: vediamo peraltro fino a quando il gioco dura. Una opposizione che deve conquistarsi la credibilità per governare non lo può fare, salvo decidere di restare opposizione. Dalla piazza dei 5 Stelle é emersa una sostanziale sintonia – sui questi temi – con il contemporaneo Congresso della Lega di Salvini. Non basta dichiararsi “progressisti” (posto che questo termine generico abbia oggi ancora un senso compiuto) per essere “europeisti”.
Il secondo elemento, che mi pare il più rilevante: la piazza ha dato voce a sensibilità diffuse nella nostra società impaurita ed incerta, ben oltre il perimetro dei sostenitori di Conte. “Investiamo in Sanità e non in Difesa”! Come se fossero due opzioni alternative. Come se fosse possibile immaginare una Europa prospera e socialmente coesa “a prescindere” dalla sua Libertà e dalle drammatiche dinamiche internazionali che rischiano di condizionarla su ogni piano.
Occorre che le forze veramente europeiste siano chiare e senza ipocrisie. Che spieghino bene cosa significa il progetto proposto dalla Commissione Europea in materia di Difesa (peraltro ancora abbozzato e certamente migliorabile). Che aiutino con sincerità a far capire che si tratta di un passaggio fondamentale per rafforzare il sogno europeo di Alcide Degasperi e Altiero Spinelli.
Oggi l’Europa è l’unico ambito nel quale ancora vive una idea di Libertà non compromessa dal virus, pur presente anche da noi, della cultura post-democratica e delle pulsioni nazionaliste e fondamentaliste. É anche l’unica esperienza al Mondo di aggregazione tra Stati Sovrani che hanno deciso di unirsi per archiviare il concetto stesso di “guerra” come strumento di regolazione delle discordie interne ed esterne.
Anche a me non piace il termine “riarmo”. E sono felice che i pastori della mia Chiesa (Papa Francesco ed i Vescovi) parlino incessantemente di Pace, contestino il ricorso alla Guerra in tutto il mondo e non vadano a benedire le truppe inviate ad invadere un Paese libero, come ha fatto invece il Patriarca Ortodosso di Mosca.
Da cattolico – laicamente chiamato (Alcide De Gasperi docet) ad esercitare la sua responsabilità di cittadino italiano ed europeo – penso al tempo stesso che la promozione dei valori della Pace, in Europa e nel Mondo, passi oggi dal rafforzamento di una Europa capace di una comune politica estera e – conseguentemente – di una comune ed efficace politica di Difesa. La proposta della Commissione, nella prospettiva della auspicata riforma dei Trattati, va in questa direzione sulla base degli strumenti esistenti.
Siamo gli unici al Mondo – avendo superato la nostra antica storia precedente – ad essere credibili nel voler rafforzare la Difesa non per aggredire altri, ma per tutelare l’idea di Democrazia e di pacifica convivenza. In Europa, ai confini dell’Europa e in questo Mondo disordinato e impazzito. Certo, è solo un tassello, per quanto fondamentale, di un mosaico europeo ancora in larga parte da costruire (come indicato nei Rapporti di Letta e di Draghi), fatto di maggiore integrazione finanziaria, tecnologica ed economica; centralità dei diritti sociali; coesione interna; rafforzamento della Diplomazia; nuove relazioni con i Paesi del Sud del Mondo; rilancio delle Istituzioni Internazionali.
Ma, appunto, questo è il compito della Buona Politica: partire dalle difficili e drammatiche necessità delle vicende storiche per consolidare un disegno organico di liberazione dalle insidie della prepotenza e della protervia dei più forti verso i più deboli.
Lorenzo Dellai

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