Mario Draghi non avrà il vertice straordinario che aveva chiesto all’Europa per il prossimo luglio al fine di fissare un tetto al costo del gas. L’opposizione è venuta dai soliti paesi cosiddetti ” frugali” del Nord che certo, a differenza di quel che riguarda Germania ed Italia, non hanno la stessa dipendenza dalle forniture assicurate da Vladimir Putin. Eppure sarebbe stato un segnale forte, ridotto invece al contentino, come ha poi spiegato Draghi di rinviare tutto a settembre per poi, magari, riparlarne ad ottobre.

Un’altra occasione in cui ci si deve contentare di un bicchiere mezzo vuoto, o mezzo pieno, che la dice lunga, però, su come ognuno interpreti a modo suo il percorso che l’Europa deve intraprendere per diventare davvero un’entità pienamente degna di questo nome in grado di condividere, e sempre, onori ed oneri.

Certo, il progetto di Draghi incassa un brutto stop, anche se registra la solidarietà della Francia e di altri paesi, mentre la Germania, che pure sul tema ha interessi coincidenti con quelli italiani, ma la differenza è anche fatta dal Nord Stream 2 cui certo Berlino non rinuncia sul lungo periodo sulla base dell’auspicio che, prima o poi, la guerra d’Ucraina finisca.

Quella di Mario Draghi sul tetto del costo del gas è stata una di quelle battaglie che si devono affrontare pur sapendo di non vincerle.