Il sottosegretario leghista Claudio Durigon fa un “passo di lato” e si dimette ( CLICCA QUI ). Ma ci tiene proprio a dirlo: non sono fascista. La cosa ci fa piacere, anche se permangono dei dubbi su dove batte il cuore dell’ex sottosegretario. Ma si sa: penetrare l’animo umano è quasi impossibile.

Dopo tanti giorni di silenzio, Durigon interviene sul suo caso. Quello che ha animato il metà agosto a seguito dell’uscita, quella di Latina, in occasione della quale ha avuto la bella pensata di riproporre l’intitolazione ad Arnaldo Mussolini, fratello factotum del Duce e suo unico, vero confidente di fiducia, del Parco pubblico di Latina e sostituire così i nomi di Falcone e Borsellino. Forse, lo fece perché preso da una naturale, eccessiva foga retorica e dall’idea che tra i suoi ascoltatori vi fossero ancora dei “nostalgici”, eredi di coloro che parteciparono alla creazione dal nulla della Littoria mussoliniana. O forse, perché c’è una vera e propria competizione in atto con la destra di Giorgia Meloni…

Prudentemente, Mario Draghi si è tenuto per tutto questo tempo lontano dalla questione, anche se non c’è da dubitare che abbia inarcato un infastidito sopracciglio al momento della lettura della “scorribanda” storico-nostalgica del suo sottosegretario. Draghi ha chiesto a Matteo Salvini di occuparsi della cosa. Soprattutto, dopo che la polemica è divenuta sempre più bollente. A proposito della quale non ha fatto mancare la propria voce l’Anpi, l’Associazione Partigiani d’Italia, con il ricordo dell’apprezzamento per il Presidente del consiglio espresso in occasione del discorso tenuto da Mario Draghi il 25 aprile scorso a via Tasso, vera e propria centrale della violenza nazifascista nel cuore di Roma.

Adesso, una volta convinto Durigon a lasciare il proprio incarico, Salvini vorrebbe utilizzare la cosa per “barattare” la testa della non proprio gradita ministra agli Interni, la prefetta Lamorgese. Tra Salvini e la ministra parlare di ruggine vuol dire fare dell’eufemismo. Ovviamente, la questione al centro dello scontro, non sopito neppure dopo la creazione della nuova maggioranza di governo, è quella dei migranti. Salvini, che ovviamente non è riuscito dal Viminale a risolvere il problema, se la piglia con colei che l’ha sostituito ed è anch’essa costretta ad affrontare un problema reale, ma di dimensione mondiale.

Su Politica Insieme sono state esposte più perplessità su come è stata, invece, gestito il “rave party” di Viterbo ( CLICCA QUI ) in occasione del quale vi è stata una latitanza da parte dello Stato e si è dovuto parlare di impunità. Ancora si attendono spiegazioni, dopo che la ministra ha comunicato di essere in contatto con il prefetto di Viterbo per capire cosa sia accaduto. Problemi di ferie, confusione legislativa? Sentiremo.

Ma intanto, se davvero non si vuole mettere in difficoltà il Governo Draghi, come continua ad assicurare Salvini, non proviamo a proporre “baratti” e a fare di ogni erba un fascio. Un conto sono le improvvide dichiarazioni nostalgiche di Durigon e un altro le questioni di uno Stato che non funziona più e l’epocale questione dei migranti.

Giancarlo Infante

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