Il tema del giorno sono i dazi di Trump. Politica Insieme ha pubblicato on line , il 6/4, un ottimo articolo di Michele Rutigliano , che, sapientemente ,fa il quadro macroeconomico sugli aspetti salienti dell’attuale politica statunitense sui dazi. E su questi punti governi europei stanno ragionando per decidere quali siano i provvedimenti da prendere.
Nel frattempo cosa può essere fatto a livello aziendale? L’amministratore di un’impresa non può fermarsi: urge fare il fatturato che serve per pareggiare i costi; deve ingegnarsi per realizzarlo. Se i prezzi di vendita diventano troppo alti , si cambia mercato; non c’è solo quello Usa. Si migliora la qualità dei prodotti in misura tale che il cliente ritenga giustificato l’eventuale aumento dei prezzi. A questo fine, per un’impresa non è sempre conveniente l’applicazione di dazi all’importazione, quando si tratta di materie prime e di componenti strategici. Si otterrebbe un aumento dei costi dei prodotti, senza alcun incremento del loro valore aggiunto.
L’imprenditore, se è tale, prima di chiudere l’azienda, fa ricorso alle migliori tecnologie disponibili, alle professionalità più avanzate, alle tecniche più incisive di comunicazione, alla differenziazione dei mercati, e così via. Non è conveniente che questi fattori della produzione subiscano un aumento del loro costo per ragioni geopolitiche. È opportuno, perciò, essere selettivi nel colpire i beni importati dagli Usa.
In particolare, la politica europea di reazione ai dazi di Trump non può non tenere conto che è la qualità del prodotto, alla fine, il fattore che fa prevalere sulla concorrenza; il consumatore è disponibile ad accettare un prezzo più alto, se il prodotto lo soddisfa. Dal lato della qualità, va riconosciuto che i prodotti statunitensi sono sufficientemente vulnerabili.
Ma ,per essere al top della qualità, un’ impresa ha bisogno che la macchina produttiva funzioni al meglio. Per l’Italia non è così: con l’introduzione dei dazi piove sul bagnato. Infatti, per il Pil italiano, nel 2025, si stima una crescita nominale intorno allo 0,6 % ( Fondo Monetario), meno del preventivato. Il reddito delle famiglie italiane, nel triennio ‘21/’23, secondo “ Unioncamere”, ha presentato un incremento dell’11,3%. Tuttavia , nello stesso periodo, l’aumento dei prezzi è stato pari al 14,2%, riducendo, conseguentemente, il potere reale di acquisto delle famiglie. I dati di “Unioncamere”, dunque, evidenziano che le famiglie italiane sono diventate più povere.
Inoltre, nel 2024, la produzione industriale italiana ha fatto segnare una diminuzione pari a -3,5%; nel ’23, il dato è stato uguale a -2,0 %, (Financial Time-Internazionale). Specificamente, il comparto della meccanica presenta, nel 2024,, una riduzione della produzione del 6,4% (Confartigianato).
Infine, il PNRR: l’attuazione del Piano sta mettendo in evidenza più di una criticità: tempi lunghi nei pagamenti alle imprese; regolamenti complessi da attuare; ritardi nei decreti attuativi ; carenze nelle infrastrutture relative alla mobilità sostenibile; difficoltà nella transizione ecologica. Così, è presentato, nel 2024, lo stato dell’arte del Pnrr da parte del “Centro studi di Unimpresa”.
Non si può certo affermare che l’economia italiana abbia ripreso a correre. Nel contesto descritto, l’imprenditoria e i lavoratori sono chiamati, ancora una volta, a dare il meglio di sé. Il cambiamento tecnologico è sempre più rapido; la competitività è più aggressiva, anche grazie ai dazi Usa; la mutabilità geopolitica complica la formulazione delle strategie economiche; è crescente il rischio d’impresa.
In generale, non è il caso di sottostimare la vulnerabilità della politica di Trump. Si pensi, solo, all’alto numero di imprese statunitensi presenti nelle catene di valore relative a produzioni integrate UE/Usa; per cui gli Usa danneggerebbero sé stessi. Quindi, per una risposta al protezionismo statunitense , servono misure selettive e mirate a specifici obiettivi. Va ribadito un no fermo agli aiuti a pioggia.
In primo luogo, il Governo italiano e quelli europei devono muoversi con urgenza ; cioè, prima che la crisi complessiva del sistema si trasformi in stagnazione. Le imprese non possono reggere all’infinito.
Ulteriore “step”: per dare impulso al sistema produttivo italiano bisogna stimolare la produttività mediante investimenti nel digitale, in particolare nella IA. In particolare, su queste colonne “on line”, si è insistito per lo sviluppo di reti fatte da università , centri di ricerca e istituti tecnologici europei, reti localizzate in prossimità delle aree produttive, per un dialogo continuo tra innovazione e gestione. Così, l’impresa viene strutturata per essere competitiva a qualsiasi latitudine: la qualità dei suoi prodotti è tale ,da avere dalla sua i consumatori, che accettano il suo rapporto “prezzo/prestazione”. A questo proposito, serve che vengano sviluppati strumenti finanziari idonei a sostenere l’innovazione, pubblica e privata.
Una prospettiva di uscita dalla attuale criticità, infine, viene data dal noto economista Thomas Piketty. Nella rivista “Internazionale” del 28/3/’25, sostiene che l’Europa ha i fondamentali economici e finanziari “più sani” di quelli degli Stati Uniti, per cui l’Europa non ha bisogno di austerità, bensì di una ”cura di investimenti”.
Roberto Pertile