E’ POSSIBILE UNA NUOVA ECONOMIA?

La professoressa Elena Beccalli in un suo articolo cosi si esprime: “Tradizionalmente in ambito economico e finanziario la riflessione teorica utilizza una concezione neoclassica di carattere utilitaristico: le scelte economiche migliori sono quelle che ottimizzano l’utilità del singolo, considerato come soggetto isolato, razionale e unicamente motivato dalla massimizzazione della propria soddisfazione individuale. Di regola la dimensione etica è data per implicita, non se ne parla, anche se la concezione neoclassica non è moralmente neutra”. (Elena Beccalli – In economia bisogna smettere di confondere i mezzi con i fini – Il Sole 24 Ore del 21 novembre 2024)

La prof.ssa Beccalli considera e mette in discussione le scelte utilitaristiche che “ottimizzano l’utilità del singolo” ossia il massimo ofelimitario dell’individuo, quale singola entità economica e cioè il singolo alla ricerca della “massimizzazione della propria soddisfazione individuale”, ponendo il dubbio se effettivamente questa ricerca del massimo ofelimitario dell’individuo possa portare a “scelte economiche ottimali”.

Questo modello, che non elimina la “disuguaglianza tra persone” in più parti del mondo, si interroga la prof. Beccalli, è il migliore.? Non si rischia di confondere e di invertire il il rapporto tra “mezzi” e “fini”? E cioè considerare e invertire ciò che permette al singolo di ottimizzare la sua utilità economica, da mezzo a fine?

Riporto l’esempio evidenziato nell’articolo che sto citando ed è relativo al rapporto tra economia reale e finanza. Si rischia che la finanza, nel momento che “occupa sempre più spazio” e diventa perciò un elemento “dominante”, “da mezzo rischia di diventare fine”.

La finanza sarà sempre di più prevalente sull’”economia reale” e quindi i flussi di ricchezza che provengono dal capitale, sotto forma di profitto o extraprofitto, prevarranno sul reddito di lavoro. Pertanto il lavoro sarà considerato “mezzo” e la rendita di capitale sarà il “fine”.

Una inversione che snatura il vero obiettivo dell’economia nella fase della politica economica, che mira a soddisfare i bisogni della collettività equidistribuendo la ricchezza, ponendo in fase primaria al centro dell’interesse economico gli investimenti, la produttività, l’occupazione e quindi il reddito da lavoro.

La prof. Beccalli, che presenta un suo libro dal titolo “Per Una Nuova Economia” conclude l’articolo con queste affermazioni che ritengo meritevoli di essere riportate integralmente:

“Per funzionare adeguatamente economia e finanza necessitano di un’etica incentrata sulla persona e sulla sua natura relazionale. Ciò significa superare alcuni errori concettuali comuni” quali:

  • La riduzione dell’attività economica alla sola ottimizzazione monetaria del reddito, dimenticando beni come fiducia, mutualità, cooperazione e giustizia;
  • Il vincolo dell’impresa entro i confini della massimizzazione del profitto, così da escludere la dimensione della responsabilità ambientale e sociale;
  • La riduzione del benessere all’accumulo di denaro, dimenticando la qualità della vita in termini di relazioni umane.

Quanto appena scritto apre, una voragine, un nuovo modo di vedere la distribuzione della ricchezza prodotta che si dirige verso una nuova economia, cioè apre la strada ad una nuova impostazione che dovrebbe far funzionare e sostenere modelli economici poggiati su nuovi criteri concettuali riguardanti aspetti relativi agli investimenti, alla produttività, all’occupazione, alla crescita, alla gestione della povertà e al suo significato, all’intermediazione bancaria, al funzionamento dell’azienda impresa e azienda non profit, e nell’azienda impresa al concetto di impresa sociale, alla equidistribuzione della ricchezza etc.

Da ciò risulta giusto il richiamo fatto dalla prof.ssa al premio Nobel dell’economia del 2019, per “l’approccio sperimentale per la lotta alla povertà globale” di Michael Kremer, Abhijit Banerjee ed Ester Duflo e al Nobel per l’economia del 2017 assegnato a Richard Thaler per i suoi studi sull’economia comportamentale.

Personalmente ritengo che la lotta alla povertà è strettamente legata al concetto di vera povertà e del suo mutamento concettuale nel tempo. I poveri dell’inizio del secolo scorso non avevano certo gli stessi beni e usufruivano degli stessi servizi dei poveri dell’inizio degli anni duemila. La povertà quindi cambia con il tempo ed è sempre collegata al concetto della linea logistica di sviluppo di lungo periodo e rappresentativa dell’inflazione secolare della moneta e della crescita economica.

Mi limiterò quindi in questa sede a fare qualche considerazione strettamente personale su povertà e crescita.

CRESCITA – POVERTA’ – OLIGARCHIA ECONOMICA

La “crescita economica ha come sbocco naturale la produttività che per generare un incremento costante di opportunità sulla generalità degli individui, deve avere la natura di produttività-sociale,

Non basta che con l’aumento della produttività ci sia una maggiore disponibilità di beni e servizi per la collettività, (Il Pareto parla in questi casi di “massimi ofelimitari per e della collettività”) e che ciò giustifichi l’ottenimento di maggiori redditi (intesi come incrementi e cioè come accrescimento di ricchezza) concentrati in poche mani causa l’esistenza di fatto, ed in continua formazione, di una oligarchia economica, quando c’è la maggioranza della popolazione che tuttavia fa fatica a vivere, ad arrivare a fine mese, ad usufruire del normale ma limitato accesso a quei beni e servizi, perché quella parte della collettività è in condizione di povertà.

C’è tuttavia un nuovo concetto di povertà: una povertà che parte comunque dall’utilizzo di beni e servizi che, se prima erano una meta (per i poveri), ora sono una normalità perché raggiungibili da tutti (es.: frigorifero, televisione, lavatrice e lavastoviglie, elettrodomestici vari, accesso in qualità di affittuario alla abitazione, utilizzo del computer, etc.). Ciò rappresenta il minimo che è già una condizione media di vita, al di sotto della quale c’è la vera povertà . (che esiste tuttora ed è diffusa nei paesi sottosviluppati!)

E’ questa povertà, che bisogna combattere ed eliminare, alzando il piede e/o la base delle disponibilità reddituali per la collettività e dell’accesso a quei beni e servizi che, se prima non erano né accessibili e né disponibili, perché rappresentavano o rasentavano il lusso, oggi sono il minimo indispensabile per vivere.

Compito del sistema economico globale, con coordinamento delle politiche economiche dei vari Stati e diretto da un organismo internazionale facente capo all’ONU, oggi inesistente perché ristretto solo ai paesi sviluppati, è quello di equidistribuire la ricchezza a livello globale! Solo così si potrà superare il tipo di vera povertà che esiste e si trova nei Paesi sottosviluppati, dove manca il necessario per vivere dove manca l’appagamento dei bisogni primari, dove si muore di sete e di fame!!

E’necessario quindi che ci sia o meglio si venga a creare una crescita economica di tipo diverso, crescita che apporti non solo quei beni e servizi alla collettività, ma dia, a quella collettività indigente e meno abbiente, parte di quei redditi che normalmente sono destinati alla oligarchia economica che in questi ultimi tempi si va sempre più formando e che si formerà sicuramente con l’avvento di nuovi politici e di nuova e peggiore globalizzazione. Oligarchia economica che sarà sempre di più destinataria dei maggiori redditi prodotti, intesi come utili non solo nominali ma soprattutto reali, del tipo utilizzo di beni materiali e immateriali, servizi, ed oggi del nuovo bene che è rappresentato dall’Ai (intelligenza artificiale).

Ci sarà quindi una oligarchia economica che possiederà la maggior parte della ricchezza e una sempre più dilagante povertà!!

Sarà così? Come si potrà evitare quanto appena detto? Per contrastare ed evitare la formazione della ormai presente oligarchia economica e dell’imperialismo finanziario che l’accompagna, la maggioranza degli individui dovrà essere destinataria sia di un maggiore accesso a quei beni e servizi (materiali ed immateriali) ad un costo più accessibile e sia essere destinataria di parte di quel reddito (reale e come sopra descritto) inteso come redistribuzione dei maggiori utili e cioè come maggiore partecipazione all’utilizzo economico-finanziario delle risorse collettive. Maggior reddito che è attualmente destinato solo a poche categorie di persone aventi il carattere di investitori e/o speculatori finanziari e persone di non illuminata imprenditorialità!

Potrà succedere tutto ciò? E cioè, potrà esserci quella redistribuzione della ricchezza formata da beni e sevizi e da parte di quel reddito prodotto dalla oligarchia economica? Il passaggio di parte di quei redditi o utili reali e/o monetari alla collettività meno abbiente, a dirla ancora più chiaramente di quei guadagni, da parte di quella oligarchia rappresentata da magnati, maggiorenti economici, destinatari di elevati redditi, potrà permettere ulteriori investimenti e crescita economica? Verrà detto che, quella parte di reddito assegnata alla collettività, sarà dispersa e non produrrà ricchezza, perché non sarà utilizzata in investimenti.

Quei maggiori redditi assegnati alla collettività permetteranno certamente maggiori redditi e investimenti, per il maggior consumo dovuto ad un incremento generale della domanda collettiva come conseguenza del possesso di maggiore ricchezza! Gli investimenti saranno più remunerativi e con la maggiore base di accesso ai redditi reali, ci sarà l’ottimizzazione dello sfruttamento degli impianti con l’utilizzo pieno delle loro capacità produttive. In questo caso si potrebbe perfino parlare di OTTIMO ECONOMICO!!

Sarà anche una utopistica e/o ottimistica teoria proposta per il superamento della povertà globale, tuttavia queste mie parole rappresentano un tentativo per superare e sconfiggere le tensioni tra popoli e tra classi sociali diverse, formate al limite superiore dai super ricchi ed al limite inferiore dai super poveri.

Antonio Mascolo

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