A dire il vero ci bastavano i vari Bill Gates, Soros e Zuckerberg nello scenario mondiale della comunicazione globale, tecnologica e social. Ora c’è anche il plenipotenziario, plutocrate Elon Musk, “nostro amico” da un anno circa. Si tratta di capire quanto ci costa/erà questa, sua amicizia concessa al governo Meloni e quindi al popolo italiano in virtù di un patto, per il momento personale – così ci viene assicurato ufficialmente – che sarà siglato a palazzo Chigi, molto probabilmente entro l’anno, immagino dopo i prescritti passaggi amministrativi, tecnici e politico-istituzionali.

Nel merito dell’an prima ancora che del quantum, cioè se si dovrà addivenire ed a quali condizioni, non mancherà il peso e l’autorevolezza sapiente della prima autorità dello Stato italiano, Sergio Mattarella, soprattutto nella qualità di Presidente del Consiglio supremo della Difesa. E sì, perché al mondo d’oggi la sicurezza della Nazione non si ottiene con i carri armati e le baionette, non può prescindere da quella della tutela dei big data informatici e dei segreti militari e dell’intelligence, colonne portanti e imprescindibili del nostro ordinamento.

Dunque, ci aspettiamo un dibattito, un esame complessivo anche in ambito europeo ed un processo decisionale che dovranno escludere in assoluto ogni genere di interferenza; così anche nel campo della governance dei social, pilotati con maestria e cultura da Musk già negli U.S.A. ed attualmente con interesse verso alcuni Paesi europei. Detta attività lobbistico-elettorale, del tutto discutibile sotto il profilo dei principi fondamentali della democrazia, sarà tanto più grave a partire dal 19 di questo mese, in cui Trump (I presidente pregiudicato nella storia statunitense) prenderà possesso della Casa bianca, ove il “nostro” caro Elon assumerà un importante incarico di consigliere: conflitto d’interesse o no?!

Sarebbe ora, tuttavia, che le Istituzioni dell’U.E. e specialmente l’E.S.A., agenzia spaziale,  si aggiornino dotandosi di un’adeguata scuderia satellitare al fine di evitare di cadere nella gestione monopolistica di Musk, già avvantaggiato nell’automotive dalla Tesla.

Infine, a proposito del paragone con Soros, fatto in conferenza stampa quale sostenitore dei progressisti, non mi pare che ci sia qualcosa di nuovo nel registrare finanziamenti esteri verso l’Italia, geo-politicamente privilegiata perché da sempre al centro degli interessi internazionali. Ma è ben diverso assecondare e sostenere una politica migratoria o di solidarietà rispetto al ratificare un rapporto di collaborazione con commesse miliardarie in funzione dell’utilizzo dei satelliti. La qual cosa consentirebbe ad un imprenditore con diverse nazionalità e con un potere politico, economico ed informatico enormi sì da poter controllare i nominativi, le attività ed i file dei nostri organi statali, oltre a poter influenzare l’opinione pubblica attraverso le informazioni fake o la disinformazione.

Michele Marino

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