Beneficiato da un imprevisto travaso di voti che ha indebolito al limite dell’inedia il suo principale alleato, Matteo Salvini canta vittoria (e ha ragione) promettendo che il governo avrà lunga vita. Una volta. Due volte.

Alla terza sorge legittimo il sospetto che la verità sia un’altra: tiene l’alleato stretto per la collottola, e gli fa fare tutto quello che vuole lui, fino a quando vorrà lui. Poi elezioni e ci prendiamo una maggioranza a prova di bomba con i Fratelli d’Italia. Nessuno lo dice, tutti lo sanno: è già pronto il Patto d’Acciaio.

La riprova la si ha: il nuovo fronte aperto con quell’Europa che – nel suo insieme – ha nei fatti snobbato il sovranismo ed ora promette sconti pochi o punti con i nostri conti pubblici.

A guardar bene, la vittoria leghista è innegabile ed al tempo stesso negabilissima. Il fronte populista è forte come un anno e passa fa, ma è anche vero che di travaso si è trattato, non di acquisizione di nuovi consensi. Ed il consenso giunto più per consunzione di Di Maio che per meriti propri potrà dissiparsi in un arco di tempo relativamente breve (un paio d’anni, diciamo).

Attendiamo con fiducia, e facciamoci trovare pronti. Come diceva Marty McFly di “Ritorno al futuro”, “history’s gonna change”.

Strider

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