Un grande rilievo è stato dato in tutto il mondo alla decisione presa dalle nazioni più ricche del pianeta, il G7, di tassare almeno del 15% tutte le multinazionali e i giganti dell’hi-tech in ciascun paese in cui operano.

Tra le poche conseguenze positive che la pandemia da Coronavirus sta facendo emergere vi sono le richieste generali di più solidarietà, di maggiore attenzione all’essere umano, soprattutto di quello più debole, e, quindi, di equità.

La Covid -19 ha fatto emergere in maniera ineludibile l’esistenza delle tante disparità che il mondo moderno sente ancora in maniera stringente. Disuguaglianze geografiche, pensiamo alla nostra giusta corsa al vaccino e a quanto poco si sta facendo per i miliardi di esseri umani che chissà quando lo riceveranno e per i quali ci dobbiamo chiedere, persino, se sarà loro somministrato.

Nei mesi scorsi, hanno colpito molto le ricorrenti notizie sui profitti mostruosamente alti realizzati  nel corso della pandemia dai giganti farmaceutici, del digitale e dei servizi, come ad esempio Amazon, mentre il mondo si è complessivamente impoverito, con pesantissime conseguenze per le famiglie, ma anche per gli stati costretti a provvedere all’erogazione d’ingenti finanziamenti ai singoli e alle imprese.

Da tempo, gli stati e gli organismi internazionali hanno affrontato il tema della tassazione e di tutti i sistemi utilizzati dai colossi economico- finanziari per aggirare le norme fiscali delle singole nazioni e, approfittando della loro presenza su tutto il pianeta, per evadere più o meno completamente e, così, portare un danno alle collettività e ai loro governi.

Il G7, su sollecitazione in particolare di alcuni paesi europei, tra questi l’Italia, ha così pensato d’introdurre una soglia minima che sarà oggetto di esame da parte del prossimo G 20, di cui fanno parte anche la Cina e l’India.

Ma la proposta di limitarsi al 15 %, ancorché giudicato un primo passo positivo, ha già ricevuto una prima immediata critica dalle grandi organizzazioni caritatevoli che nel mondo cercano di portare aiuto ai più poveri e di tutelarne i diritti.

“È assurdo che il G7 affermi che sta ‘rivedendo’ un sistema fiscale globale fallimentare stabilendo un’aliquota minima globale dell’imposta sulle società simile a quelle  agevolate praticate in paradisi fiscali come Irlanda, Svizzera e Singapore”, ha affermato il direttore esecutivo di Oxfam. Gabriela Bucher secondo il quale il livello fissato è così basso che le aziende potranno semplicemente scavalcarlo”.

Alex Cobham, amministratore delegato del Tax Justice Network, ha definito l’accordo un “punto di svolta”, ma lasciando un sistema  “estremamente ingiusto”. “Oggi viene fatto un passo avanti – l’idea di un’aliquota fiscale minima – ma ciò di cui abbiamo bisogno è assicurarci che davvero i benefici di ciò siano distribuiti equamente in tutto il mondo”.

Giancarlo Infante

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