Un   “reset”inaspettato

La presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen ha definito, secondo quanto riportato online, in data 27 maggio, “abominevole l’azione di Israele a Gaza” ed anche   “abominevole prendere di mira i civili”. Se non andiamo errati, è la prima volta, dall’ottobre 2023, che una istituzione europea si pronuncia con una aperta condanna del governo israeliano, invece di limitarsi a “supplicare” una interruzione della guerra.  A ciò va aggiunta la notizia che duemilaquattrocento funzionari UE ( EU Staff for Peace) il 27  maggio hanno  denunciato pubblicamente la paralisi morale e istituzionale dell’Unione Europea davanti a una delle peggiori crisi umanitarie del nostro tempo.  Il governo irlandese infine ha proposto nella stessa data di fermare le importazione di prodotti dai territori occupato dagli israeliani. Un inaspettato, anche se ovviamente apprezzabile. “reset” di posizioni politiche.

Ma perché tutto questo proprio ora, a quasi due anni dall’avvio dei massacri di civili palestinesi? Come se finora il problema non fosse esistito in quella scala di gravità.   Cosa sta succedendo nelle élites dirigenti europee? Perché questa “corsa” a mettere a punto valutazioni diverse da quelle pregresse?

La guerra come   “ malicidio” ?  

Vale la pena ricordare che la guerra, nella sua concezione arcaica, anche come    quella testimoniata anche da alcune pagine dell’ Antico Testamento è stata considerata una operazione di eliminazione e rimozione del “male” attraverso l’uccisione di persone e la distruzione di cose, che appariva come il modo prevalente di relazionarsi a popoli diversi e sconosciuti.   La guerra è  un “malicidio” più che una somma di omicidi, come poi si dirà delle “crociate”. E la guerra appare persino guidata se non voluta dalla divinità ( la propria ovviamente), una divinità che fa vincere il proprio popolo sugli altri.  Anche per questo la guerra arcaica non può conoscere limiti o restrizioni di sorta. Anzi nell’ antichità la guerra è condizione naturale dell’ uomo  ed il cittadino esemplare è empre un milite, un uomo autorizzato a portare le armi, in guerra e in pace. Nessun popolo se ne può sottrarre a partire dal popolo ebraico , come descritto nella Bibbia; ognuno come gli Ebrei , divideva il mondo in due parti, la propria  gente e gli altri, le “genti” in generale.

Di nuovo oggi questo è il senso della guerra ? Forse non ci è ancora ben chiaro, ma inizia solo ora ad esserlo,  che i due conflitti che più preoccupano, quello  di Gaza prima di tutto  e anche quello di Ucraina  sono entrambi episodi non tanto, o non soltanto,  di una “guerra mondiale a pezzi”, o la premessa di una possibile vera guerra mondiale non più a  pezzi,  ma soprattutto sono  episodi di una guerra ”globale e permanente”, che potrà avere magari tregue più o meno durature, ma che pare destinata a riaccendersi magari  altrove o ad assumere nuove metamorfosi. E’ la cosiddetta “guerra ibrida” che può essere combattuta non solo con le armi della guerra ma con qualsiasi risorsa di cui disponiamo, specie tecnologica, nell’universo della weaponisation ( bellicizzazione) globale in cui tutto è mezzo di guerra e niente è strumento di pace ).

Le guerre del XXI secolo sono certo ormai guerre  scientificamente e tecnologicamente guidate, probabilmente coordinate e indirizzate da “intelligenze artificiali” e certamente intelligenze non umane ed ovviamente dis-umane, guerre che consentono oggi di uccidere con grande precisione, persino entro rifugi ed abitazioni, i civili, uomini, donne e bambini che siano, e di risparmiare al massimo le vite, quelle evidentemente più “preziose”, quelle dei militari, oltre che dei signori della guerra.

Ma qui è il problema.  Sono guerre sempre meno giustificate ( come “ guerre giuste”) e legittimate dal fine ( iniziale) che si è ormai dissolto ( cosa vuole l’aggressore? Sempre più difficile dirlo A cosa deve rinunciare l’aggredito più debole? Anche questo è sempre più difficile dirlo). Sono guerre  sempre più “legittimate” da una  presunta necessitò strutturale, un po’ come le guerre arcaiche dell’antichità precristiana. Nessuno sembra più richiamare il concetto di guerra giusta, di fronte alla guerra necessaria. E’ ovvio che per Israele la guerra di Gaza è una guerra necessaria. In questo senso è “giusta” o meglio  “giustificata”.

Il mondo della “guerra necessaria” – il moderno “malicidio”-, a sua volta, postula   un contesto mondiale  che pare ormai possa esser regolato solo da puri rapporti di forza che “mandano in soffitta” il diritto internazionale e la capacità dell’uomo di porre limiti al potere.

 Il “malicidio”, la menzogna e la strage di significati e di verità

La guerra o piuttosto il massacro genocidiario  di Gaza- da tempo senza  alcuna connessione logica con la risposta al pogrom terroristico di Hamas del 7 ottobre-, coi lampi sinistri delle bombe, col deserto fatto dalle distruzioni e le vite umane falciate sistematicamente, ha svelato l’abisso della regressione antropologica , che non riuscivamo a vedere.

Su cosa si regge infatti oggi l’idea di “malicidio” in una società radicalmente secolarizzata i? Questo fondamento lo ha individuato  Roberta De Monticelli affermando che la guerra di Gaza è ormai  “strage di significato e verità” ( Roberta De Monticelli, Umanità violata- La Palestina e l’inferno della ragione. Laterza 2024, p.21). L’abisso prende avvio dal linguaggio cui ci siamo  incoscientemente assuefatti.

Sempre nelle guerre la verità è sacrificata o censurata, ma  “…forse in nessun altro osservatorio tragico del mondo  si vede così bene  quanto il bivio  fra la speranza e l’abisso, fra la civiltà e la guerra mondiale, prenda avvio dal linguaggio. La prima biforcazione è lì: fra chi lo usa sentendosi impegnato  a riconoscere il vero, impegno con cui comincia l’etica  e chi delle parole abusa, per ignorare il vero senza neppure confessarlo a se stesso” ( R De Monticelli  Umanità violata ecc. p. 21) ….

E ancora precisa la De Monticelli, “Adattare il diritto ai fatti, o  semplicemente ignorarlo sistematicamente , è peggio che compierne una violazione, come usare un linguaggio  “orwellianizzato”  è peggio che  semplicemente mentire….E’ allora lo strumento stesso  di resistenza agli arbitrii della politica, il diritto, che viene reso sempre più vano , così come  il senso univoco delle parole, svanisce la nostra capacità di scoprire  e denunciare le menzogne”  ( p. 21)

Cancellare il senso della parola è cancellare il diritto.  Se la pace è guerra ( “si vis pacem para bellum” “se vuoi la pace prepara la guerra” che si basa sulla idea che la guerra è essenziale per costruire la pace) , se l’ignoranza è forza, se la libertà è schiavitù perché infatti ribellarsi ? A cosa può servire il diritto che sulla ragione si basa ? E’ la trappola della menzogna e dell’ auto-inganno totale e della grande rimozione  in cui  è  finito il pensiero diffuso, quando si parla di Gaza, ed ormai purtroppo anche quando si parla di altre  guerre.

Si calpesta nei giudizi ogni  principio di distinzione  e proporzionalità per difendere i nostri presunti valori. E’ questa trappola della menzogna che consente di accettare come duro ma realistico e logico,  il linguaggio terribile,  primitivo e pre-giuridico, usato dagli estremisti al governo di Israele, che usano impunemente termini come “vendetta”  “distruggere il nemico” “animali umani”  “animali non umani” e via dicendo. (Segue)

Umberto Baldocchi

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