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Germania e Italia di fronte alla crisi europea – di Maurizio Cotta

In questi giorni tutti i paesi europei sono costretti a confrontarsi con le scelte che la guerra in Ucraina e le posizioni adottate dal presidente americano (che mettono in dubbio la tradizionale alleanza euro-atlantica) impongono. E’ interessante confrontare come due dei più importanti paesi europei la Germania e l’Italia si stanno muovendo.

In Germania dopo i risultati elettorali di febbraio, che hanno evidenziato una preoccupante crescita del partito di estrema destra, antieuropeista e filo-russo Alternative für Deutschland, si è rapidamente costituita una coalizione di governo tra il partito democristiano CDU-CSU e il partito socialista SPD, secondo il modello della Grande Coalizione già sperimentato in passato tra quelli che sono stati tradizionalmente i due principali partiti. Con l’aggiunta esterna dei Verdi questa coalizione guidata dal leader della CDU Merz, già prima di essere ufficialmente insediata dal Bundestag, ha espresso consensualmente il bisogno di affrontare la crisi europea e il rapporto sempre più incerto con gli Stati Uniti di Trump con una politica decisa di rafforzamento della spesa per la difesa e per le infrastrutture. Di conseguenza ha rapidamente adottato una riforma costituzionale per togliere il tetto all’indebitamento introdotto nel 2009 e poter invertire la politica economica restrittiva degli anni passati. Inoltre, ha mostrato di voler affiancare la Francia nel promuovere una politica europea di difesa e di sostegno all’Ucraina più vigorosa. Di fronte alle sfide del momento la politica tedesco ha mostrato senza esitazione la capacità di fare fronte comune al centro contro le frange estreme di sinistra, ma soprattutto di destra.

In Italia le cose vanno un po’ diversamente. Il bipolarismo rigido che contrappone destra e sinistra ha visto in questi giorni intanto la incapacità dei due schieramenti di esprimere una linea comune in materia di scelte importanti come quelle europee e di aiuto all’Ucraina. Inoltre ciascuno dei due schieramenti ha mostrato chiare divisioni interne (tra Forza Italia e la Lega nella coalizione di governo; e nel campo dell’opposizione tra il Pd, i 5 Stelle, la sinistra di AVS, Azione e Italia Viva, e ancor di più tra correnti del PD). La Presidente del consiglio ha tenuto insieme la sua coalizione con esercizi di acrobazia verbale e sostanzialmente delineando una posizione attendista sulle grandi questioni europee e uno spericolato tentativo di mediare tra Trump e l’Unione che indebolirà sicuramente il ruolo dell’Italia nelle scelte che l’Unione Europea prenderà nei prossimi giorni.  L’Italia, dunque, non riesce ad esprimere una linea di politica estera ed europea chiara e largamente accettata che possa indirizzare e convincere l’opinione pubblica. I partiti principali non riescono a isolare la concorrenza dei partiti più estremi.

Cosa spiega queste differenze tra i due paesi? Un fattore certo importante è il sistema elettorale: in Germania un sistema proporzionale (con clausola di sbarramento al 5%) fa sì che ogni partito corra liberamente alle elezioni con il proprio programma e la propria identità e poi, a seconda dei risultati, si lavori per costruire una coalizione mediando tra i programmi dei partiti più vicini sulle scelte di maggior rilievo. Un altro fattore è che i partiti tradizionali hanno ancora una consistenza reale e non sono solo il seguito passivo di leader populisti. In Italia un sistema elettorale che (attraverso la parte uninominale) “costringe” a fare coalizioni per vincere spinge a mettere insieme “capre e cavoli” (con tutto il rispetto per l’animale e il vegetale) senza approfondire le ragioni dell’accordo e a presentare agli elettori due campi che si devono distinguere soprattutto perché sono l’uno contro l’altro armato. Un sistema proporzionale alla tedesca avrebbe probabilmente consentito ai partiti di esprimere meglio le proprie idee e agli elettori scelte più chiare. E i due blocchi si sarebbero sciolti a favore di scelte più omogenee come si conviene quando sono in gioco questioni fondamentali.

Maurizio Cotta

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