Giorgia Meloni ha tenuto a precisare, in una lettera inviata ad Ursula von der Leyen, che il Governo da lei diretto non s’intromette nella “governance” della Rai.
Aveva ragione Mario Draghi quando chiedeva:” ma perché tutte queste parole inglesi?”. Domanda ancora più pertinente per chi reclama rispetto per l’identità nazionale e compagna di partito di chi, ad ogni pie’ sospinto, trova occasione per parlare di italianità.
Un tempo si parlava di “assetti” e di “gestione” della Rai. Una formula che, con il passare del tempo, quando si andati ben oltre la cosiddetta “lottizzazione”, eufemisticamente è diventata sinonimo dell’occupazione delle poltrone delle reti Rai e dei suoi telegiornali da parte di chi governa.
Nella lettera alla Commissione europea, a seguito dopo di un critico rapporto sulle condizioni del sistema informativo italiano, Giorgia Meloni precisa che l’attuale sistema gestionale della Rai risale addirittura al Governo Renzi e che i Fratelli d’Italia sono sempre stati discriminati a vantaggio degli altri principali partiti.
Ora, non crediamo che quotidianamente Giorgia Meloni intervenga su Viale Mazzini. Perché non ne ha bisogno. Visto che, in virtù di quel che è stato introdotto dai suoi predecessori, lei e gli altri capi della destra hanno praticamente occupato tutte le posizioni che contano nell’Ente cui è affidato il Servizio pubblico.
Puo’ scrivere quello che vuole alla von der Leyen, ma “Tele Meloni” esiste e come! Ed è per questo che in molti non seguono più i telegiornali Rai e cominciano ad essere preoccupati per le sorti della prima industria culturale del Paese che una parte delle destre e i golpisti della P2 hanno sempre sperato di privatizzare.
La Ursula von der Leyen e noi, sappiamo benissimo che nelle condizioni attuali non c’è proprio bisogno che Giorgia Meloni chiami al telefono… la “governance”.