Dopo il trionfo di Netanyahu – celebrato dal Presidente degli Stati Uniti con ben 65 minuti di delirante discorso alla Knesset – era inevitabile che l’incontro di Sharm el-Sheikh, anziché portare alla firma di un accordo tra i due contendenti nella feroce guerra che si è svolta fino a qualche giorno fa, si trasformasse invece in una auto-glorificazione ed auto-incoronazione di Trump come “Principe della Pace”. E ciò in assenza di entrambi i contendenti, ma tra gli applausi di una folla raccogliticcia dei governanti dei paesi più o meno vicini all’America, Una sorta di riunione di cortigiani convenuti per celebrare il trionfo di quello che vorrebbe essere ormai il protagonista unico della politica occidentale.

Nel clima delle Corti, naturalmente, sono importanti non solo i rapporti di forza e quelli economici, ma giocano moltissimo le simpatie personali e le lotte per conquistarsi l’occhio e il favore del re di turno.

E per questo bisogna riconoscete a Macron uno scatto di dignità; perché, avendo capito l’antifona, si è defilato nascondendosi nel pubblico che assisteva alla cerimonia. Mentre Netanyahu, con la scusa di una festa religiosa, ha preferito non apparire tre i cortigiani. Probabilmente, anche perché fatti recenti ed importanti, come il bombardamento del Qatar, hanno dimostrato chiaramente chi – tra il Primo ministro israeliano e Trump – sia il più influente, quello che in definitiva prenda le decisioni. E chi – a contrario – sia al rimorchio dell’altro. Anche se, a volte, il cambio dei ruoli ha finito nel recente passato per rendere il quadro mai completamente definito ed aperto a svolte e contro svolte.

Comunque è stato il giorno del trionfo di Trump anche se resta l’indeterminatezza di tutti i passi successivi del presunto processo di pace firmato a Sharm el-Sheikh.

Una insolita Meloni

Nelle cerimonie di Corte  – come dicevamo – valgono non solo il prestigio dei vari cortigiani, e il potere che essi esercitano nei loro feudi, ma anche i rapporti che ciascuno di essi riesce a stabilire con il sovrano e le simpatie che questo, di volta in volta, dimostra per gli uni oppure per gli altri. E, sotto questo profilo, Giorgia Meloni ha certamente mostrato di essere come una dei principali gagnants della giornata.

Tanto più che abbiamo conosciuto una Meloni molto diversa dal personaggio che vediamo spesso sbraitare quando attacca l’opposizione, o si lagna di essere stata trascurata e fa la vittima. Una Meloni che si è distinta dalla folla piuttosto penosa che si stringeva attorno a Trump. Non solo perché Trump ha più volte detto, e con insistenza, di trovarla molto bella. Con un tono anomalo e fuori posto per l’occasione tanto che una giornalista indiana, nel riportare queste manifestazioni di ammirazione e di simpatia del Principe nei confronti di questa Dama di corte, ha ritenuto di dover informare il lettore che Trump è già stato sposato tre volte.

Ma chiaramente non sono stati i complementi di Trump a farci conoscere questa nuova e interessante Meloni, peraltro unica donna tra le due dozzine di, talora grigi, Capi di Stato e di Governo presenti alla cerimonia. Determinante è stato invece il fatto che, per una e rara volta, non ha nascosto le proprie reazioni emotive: cosa – per di più – non proprio normale nelle Corti. Reazioni al modo istrionico in cui l’auto-proclamantesi “Principe della Pace” si poneva di fronte al suo pubblico, e ancor più a come si poneva e differentemente trattava i suoi acclamatori. Che ricordava quello del Marchese del Grillo: “Io sono io e voi non siete un c….!”

E questo spiega perché i video che hanno riportato ampiamente le espressioni che comparivano sul volto della nostra “Giorgia” sia andato circolando in modo virale in tutto il mondo, e soprattutto sulla X (ex Twitter), specie quelle che si sono succedute nei momento in cui lei, mordendosi un labbro, dimostrava un sentimento quasi di compassione per il Primo ministro britannico Starmer trattato con  estrema durezza e sbrigatività da Donald Trump.

Una valutazione degli avvenimenti

Di più difficile interpretazione, invece, è stata la sua reazione il momento in cui il Primo Ministro del Pakistan, non solo ha dato un ulteriore segno del recente “flirtare” con gli USA da parte di questa potenza nucleare tradizionalmente molto vicino alla Cina, e per la Cina molto importante dal punto di vista geopolitico e geo-strategico nel costituire per la Superpotenza asiatica un essenziale sbocco sul mare aperto. Anzi, in questa occasione, il premier pakistano ha portato ancora più avanti il suo corteggiamento del vanitoso Presidente degli Stati Uniti fino al punto di dichiarare che egli stesso si sarebbe fatto promotore del conferimento del Premio Nobel per l’anno prossimo.

L’espressione di sorpresa e di percezione dell’enormità della vicenda che si volgeva sotto i suoi occhi– cioè una valutazione politica degli avvenimenti – da parte della nostra premier, è stata ben visibile nel suo porsi le mani sulla bocca ed è stata notata da moltissimi spettatori in tutto il mondo.

Una Meloni nuova, dunque. Che probabilmente è piaciuta anche i suoi avversari politici o, almeno, quelli non troppo presi dalla routine dell’obbligatorio scontro politico quotidiano. O forse è meglio dire che potrà ripercuotersi con vantaggio per lei e per la vita politica del nostro Paese?

 

Giuseppe Sacco

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