Se per “influencer” si intende chi sappia addomesticare la pubblica opinione e, accarezzandola per il verso del pelo, creare un seguito personale, comunque sia, senza la pretesa di avanzare chissà quale progetto rivoluzionario, che vada oltre i panettoni da vendere, Giorgia Meloni è tutt’ altro che un “influencer” e sarebbe sbagliato e pericoloso, per le sorti dell’ Italia, scambiarla per tale. Sta sviluppando – una tessera del mosaico dopo l’ altra – una strategia audace ed ambiziosa in cui tutto si tiene, ben più di quanto non appaia a prima vista. Una strategia orientata a rivoltare il Paese come un calzino ed a promuovere l’egemonia di una cultura politica che, memore delle sue radici storiche, intende declinare il nostro ordinamento democratico, quanto più possibile orientandolo verso posture autoritarie.

Detto in termini tutt’altro che sprezzanti, anzi rendendo omaggio alla finezza tattica che accompagna la strategia, Giorgia Meloni sta tessendo la tela del ragno e porta avanti il suo disegno con determinazione ed altrettanta prudenza, senza strappi, confidando che sia la stessa evoluzione degli eventi a condurla verso l’ approdo verso cui intende dirigersi, più per una sorta di fatalità intrinseca ai nuovi equilibri che si vanno creando a livello internazionale che non per una propria deliberata intenzione.

Non assisteremo a virate clamorose, tanto meno ad un formale distacco da un altrettanto formale europeismo, ma piuttosto ad una manovra di assecondamento e di progressiva, millimetrica convergenza con l’ onda lunga del “trumpismo” che la conduca, quasi senza colpo ferire, a spiaggiare sul lido di quella sorta di “internazionale dei conservatori” – si tratta in realtà di un eufemismo – cui ha reso omaggio il mese scorso, in collegamento con New York. Non a caso, in buona sostanza, dopo l’ attacco alla Costituzione, dopo quello alla magistratura e poi al sindacato “tossico”, va sostanzialmente, all’ attacco dell’ Europa, sia pure con una manovra soft, non essendole, in questa fase, consentito altro.

Giorgia Meloni non ce l’ha con Altiero Spinelli. Ce l’ ha con l’Europa e, soprattutto, con la sua declinazione federale che va oltre e contraddice il suo sogno “nazionalista”. Infatti, la postura di Giorgia Meloni è di ordine prettamente ideologico, cioè ritiene che il concetto di “nazione” rappresenti un punto talmente alto dell’ evoluzione civile da essere insuperabile e sia, dunque, la legge sovrana, necessaria ed inappellabile dello sviluppo della storia. Anzi, ritiene che dall’ assioma della “nazione”, si possano far derivare, senza alcuna possibile contraddizione tra loro, tutti i teoremi necessari a governare. Senonché tutte le ideologie sono fortissime fino ad un certo punto della loro parabola, salvo rovinare come un castello di carte non appena un fattore sociale o culturale che le falsifica.

Domenico Galbiati

About Author