Senza paura di essere smentiti, si può affermare che sul tema dell’Ambiente e della relativa questione ecologica Giorgio La Pira sia stato maestro precursore di Gianfranco Merli al cui nome è legato il primo provvedimento in materia che riguardava la salvaguardia delle acque.

Se si pensa al fatto che tra Giorgio La Pira e Gianfranco Merli vi siano 20 anni di differenza di età (rispettivamente nati nel 1904 e nel 1924) risulta facile ipotizzare che quest’ultimo abbia visto in La Pira una guida da seguire, con cui misurarsi e da emulare nello slancio dativo che lo ha sempre contraddistinto.

E’ anche riscontrabile una forte e comune identità tra i due a proposito del metodo di indagine utilizzato per investigare, comprendere e definire i diversi fenomeni sociali , economici e di gestione del territorio via via incontrati nella loro vita politica e di studio.

In generale, la loro fu una ricerca improntata ad una visione olistica delle questioni oggetti di studio o di soluzione politica. La Pira non si limitava ad osservare le questioni che gli si ponevano dinnanzi in modo riduttivo, cioè esclusivamente al fenomeno in sé e limitatamente ad esso, senza considerarne il contesto nella sua interezza e totalità. Ma, al contrario, la sua era una impostazione che non prescindeva mai dall’insieme e dalle sue possibili interdipendenze e concause. La stessa logica olistica messa in campo nello studio del fenomeno relativo all’inquinamento ambientale, di cui è totalmente permeata la stesura della L. n. 319/1976 sulle acque voluta e scritta da Merli.

Si potrebbe dire che i due abbiano in comune la pratica dell’azione sostenibile per l’uomo come parte del tutto (Natura/Creato), e la visione intima d’insieme che la ispira e la sostiene. Gli aspetti sociologici insieme a quelli economici, urbanistici e di gestione del territorio in genere sono interagenti tra loro e interdipendenti nel loro divenire, per questo è necessario considerarli come parte del tutto. Qui il tutto è l’Ambiente (oikos) che ospita ogni singolo essere umano e le sue sovrastrutture sociali, economiche e di uso del territorio.

Per  entrambi la Natura è Creato, organizzato e voluto sopra la volontà stessa dell’uomo che ne è parte senziente: l’essere umano con la sua natura intellegibile e manuale, e conseguente possibilità creativa, è posto al centro della Creazione. In cima alla piramide della vita vi è l’essere umano, nonostante non abbia un bagaglio fisico adeguato e specializzato per contrastare i tanti pericoli presenti in Natura per la sopravvivenza. Ricordando Konrad Lorenz ed i suoi importanti studi di etologia e di epistemologia, l’uomo non ha denti particolarmente acuminati o artigli particolarmente grandi e forti, non è dotato di una pelliccia o di una pelle particolarmente resistente per contrastare efficacemente i cambi di stagione o le intemperie atmosferiche, non ha i sensi olfattivi, uditivi e della vista particolarmente sviluppati per aiutarlo nel fronteggiare la quotidiana lotta per la sopravvivenza, ma ha tre cose che sembrano contraddistinguerlo in natura: il pensiero o meglio la capacità di immaginare (la fantasia), il pollice opponibile che gli permette  di realizzare empiricamente quanto immaginato e la volontà di agire e di scegliere.

In altri termini, si potrebbe dire che l’essere umano si caratterizzi dalla possibilità di teorizzare una visione del pensiero e di attuarla perseguendone la concreta realizzazione pratica. L’elemento che però è motore alchemico per la possibilità di riuscita è la volontà.

Difatti, è la volontà di perseguire un intento che caratterizza l’uomo in natura, e che lo contraddistingue anche tra i suoi simili, che permette all’impossibile di essere visto come possibile tra tutte le possibilità che caratterizzano l’ignoto e di essere colto grazie al senso che gli viene dato. E più è forte questo senso, più esso aderisce ed avvolge tale possibilità e più essa diviene realtà vera ed esistente. Questa è la potenza alchemica della volontà di determinazione di ogni individuo.

Va ricordato che nella visione di fede di G. La Pira e di G.F. Merli il Creato e la Natura nelle sue molteplici forme non siano terra di conquista ma di condivisione, di pace ed armonia e che l’esercizio di tale volontà di determinazione sia funzionale a questo unico fine.

Questo è un sostanziale punto di contatto tra Giorgio La Pira e Gianfranco Merli, che è il primo legislatore ecologista italiano e che anticipa di dieci anni la nascita del Ministero dell’ambiente che vedrà la luce solo nel 1986.

Il siciliano, toscano di adozione e cittadino del mondo, Giorgio La Pira riuscì a gioirne, nel vedere nascere la legge che aveva sicuramente ispirato nel più giovane amico di Livorno, Gianfranco Merli, poiché morì un anno dopo nel 1977.

Giovanni Restivo

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