L’Avvenire non è stato molto tenero con Mark Rutte qualche giorno fa quando il nuovo Segretario della Nato è andato a trovare alla Casa Bianca Donald Trump (CLICCA QUI). Al quotidiano dei vescovi italiani non è andato proprio giù il modo con cui egli si è rapportato con il Presidente Usa. Ed ha provato a spiegare “chi è quello strano tipo di Rutte e le lodi sperticate a Donald”.
L’immagine che ne viene fuori è quella, più che di un Segretario al servizio di tutti e 32 paesi dell’Alleanza Atlantica, di un “servitore” di uno solo di loro. “Daddy Donald – disse Rutte a Trump- hai condotto verso un momento davvero importante per il mondo. L’Europa pagherà alla grande, come è giusto che sia, e sarà la tua vittoria”.
Ma quanto è accettabile che debba essere lui ad entrare nel merito della valutazione dei comportamenti di tutti e 32 paesi che rappresenta. In ogni caso, giù con l’esaltazione dell’impegno di far crescere fino al 5% le spese militari, ad esclusione degli Usa che resteranno al 3,5%.
A lui non importerà molto, ma a tantissimi europei sembra una cifra monster. Soprattutto se essa significa il taglio della sanità e dei servizi sociali.
Ieri, Rutte si è in parte ripetuto tornando a Washington e facendoci sapere che il grande annuncio di Trump previsto proprio per ieri era quello che gli Usa – con l’ennesimo cambio di posizione- manderà armi importanti all’Ucraina e che il loro pagamento … sarà sostenuto dai paesi Nato. Come fare bella figura con i soldi degli altri! Cosa che vede, sia detto per inciso – e lo ricordò Macron a Trump in diretta tv mondiale – gli europei finanziare gli armamenti all’Ucraina più di quanto non facciano gli Usa.
Il problema vero, dunque, non è quello del ridicolo di cui si è coperto questo neo Segretario Nato, che sembra vivere l’esaltazione dei primi passi in un ruolo importante e ben remunerato, bensì dello svolgimento di funzioni che non prevedono un’esposizione politica e di guida di 32 paesi, ma di responsabilità nelle consultazioni nel corso del processo decisionale dell’Alleanza atlantica. Anche se non è la prima volta che un Segretario generale prova ad allargare le proprie funzioni, dando l’immagine di una Nato in grado di agire e di pensare in proprio, come se fosse un’entità autonoma, i primi passi di Rutte sembrano dilatare questa prospettiva.
Del resto, da uno come Rutte cosa ci si dovrebbe aspettare? Noi ce lo ricordiamo bene quando, alla guida della piccola Olanda, faceva il “frugale” ai danni dei paesi del sud Europa sorvolando sul fatto che la sua Olanda continua ad essere, nei fatti, un paradiso fiscale dove, non a caso, si sono andate a collocare moltissime multinazionali. Noi italiani lo sappiamo bene con il trasloco nel paese dei mulini al vento della Fiat e degli Elkan.
Per quanto riguarda il suo interlocutore della Casa Bianca cosa dire? Adesso appare tanto lontano da quello che prometteva di risolvere la guerra con una sola telefonata a Putin. E’ evidente che anch’egli si è piegato a quell’apparato industriale – militare, che tanto preoccupava un Presidente come Eisenhower. Come ha appena detto il generale David Petraeus, già capo della Cia, anche Trump si è “allineato”. ![]()