Giorgia Meloni ha sempre voluto il cosiddetto “presidenzialismo”. Ma è evidente il fatto che lo stia già praticando. L’ultima conferma è venuta dal suo reclamare la paternità diretta della decisione di applicare alle banche la tassa sugli “extra profitti” e di ragionare sul salario minimo. La Presidente del consiglio ha, sì, precisato che il Ministro del tesoro, Giancarlo Giorgetti, era stato coinvolto, ma ha così solo fatto emergere il vero e proprio “strappo” con lui consumato in materia. A nessuno era sfuggito, infatti, che il Ministro leghista si era ben guardato di partecipare alla presentazione del provvedimento.
Probabilmente, Giorgetti sa che la storia non è chiusa. Così come Forza Italia che, tramite Tajani, fa sapere dell’intenzione di modificare, e profondamente, il provvedimento a carico delle banche. Perché alle banche non va bene e, soprattutto, perché è necessario vedere cosa ne pensano i vertici europei. E magari perché c’è sempre la possibilità che si giunga ad un compromesso, forse, destinato a dimezzare, sui 2, 2,5 miliardi il prelievo effettivo, rispetto ai cinque attesi agli inizi.
Il Governo deve fare cassa e un qualche accordo si troverà. Bisogna vedere se, alla fine, non pagheranno questo prelievo i correntisti perché è chiaro che le banche non hanno alcuna intenzione di rimetterci un solo euro.
Ma al di là del fatto di natura economica- fiscale affrontato sul piano meramente tecnico, la vicenda ci dice che Giorgia Meloni continua a pensare di dare un’impronta del tutto personale ad un’azione di governo mentre ancora dovrebbe essere costretta a seguire sostanza e metodo previste dall’Ordinamento italiano consolidato con l’attuale Costituzione.
Nel caso specifico ha potuto chiaramente far apparire depotenziato il proprio Ministro del tesoro perché può contare sul gioco con Matteo Salvini di cui si sa da tempo il “navigare” sostanzialmente indipendentemente dalle opinioni del compagno di partito Giorgetti. Né Giorgetti è il tipo di prendere le sue cose e dare di cappello come una vicenda simile avrebbe richiesto.
In ogni caso un assaggio di cosa sarebbe il “presidenzialismo” alla salsa italiana.