Prendo spunto dalla interessante riflessione di Giuseppe Sacco sulla vicenda di Cuba fra anni ‘50 e anni ‘60; per arrivare a qualcosa di più vicino a noi, ma credo in linea con la riflessione citata.
Fidel era di formazione cattolica, ma dovette prendere le distanze dalla superpotenza americana-prima della cosiddetta crisi dei missili – perché la posizione USA prekennediana non gli aveva lasciato altri spazi; Kennedy era dichiaratamente cattolico e, fosse stato per lui, avrebbe preferito prendere le distanze dai filoamericani evitando a Cuba di divenire uno stretto alleato dei sovietici.
Oggi il problema è semplice: possiamo allontanarci dagli Usa senza rompere, ma completando il discorso di indipendenza che fu di Moro che fu di Craxi e per il quale pagarono il costo più alto?
Sembrerebbe di no, ma non per il problema delle basi militari, per la nostra difficoltà ad aderire in modo esclusivo ad un’altra superpotenza. Quindi non ci resterebbe che una politica di cerniera, ambigua quanto si vuole ma potenzialmente proficua non solo per noi quanto per tutta l’area centro mediterranea.
E veniamo alle basi militari perché Trump ha annunciato cambiamenti dirompenti.
Cerchiamo di dividere il secolo americano (che comincia con la prima guerra mondiale) in due parti: nella prima, terminata con l’escalation della guerra nel Vietnam, gli Usa hanno dominato il mondo da creditori (accumulando oro); poi lo hanno dominato da debitori, dopo il necessario sganciamento della moneta dall’oro, senza il quale i Paesi che accumulavano crediti commerciali sarebbero diventati possessori dell’oro Usa.
Come al solito, chi comanda è chi decide le regole del gioco, ma se il gioco volge a suo sfavore cambia le regole.
Quindi – secondo mezzo secolo – dopo il 1971, i paesi esportatori sono stati obbligati a vendere in dollari e tenersi i bonds americani: così il mondo ha finanziato i disavanzi Usa dovuti soprattutto alle basi militari estere!
Adesso il gioco cambia e Trump non vuole che gli stranieri detengano dollari e titoli perché vuole svalutare (crede così di ridiventare una potenza industriale, personalmente ho qualche dubbio, ma ne parliamo un’altra volta).
Quindi Trump vuole mantenere la supremazia militare (navale aerea missilistica), ma ridurre le basi e il peso anche economico della fanteria.
Ecco perché una distensione con la Russia o, almeno, un’Europa più agguerrita, sarebbero la quadratura del cerchio: la Cina dovrà inondare di dollari il mondo (lo sta già facendo comperando oro) e potrà essere tenuta sotto scacco perché inferiore nella missilistica; ma la Cina romperà comunque le uova nel paniere.
Tuttavia la morsa delle basi Usa sarebbe destinata ad affievolirsi e, con essa, l’arroganza del padrone.
Sapremo approfittare di questo? Sapranno i cattolici esprimere statisti degni di tal nome e capaci di adeguare la politica estera dell’Italia (e, perché no, di un’Europa rinnovata…se non azzardo troppo) ai mutamenti iniziati da un paio d’anni e che si completeranno nel 2024 con il secondo mandato Trump?
E qui torniamo – come nel gioco dell’oca – al solito quesito: come possono i cattolici ovvero i valori cristiani condivisi da tutti i laici di buona volontà a ritrovarsi in cima alle agende dove si decidono le questioni più importanti?
Nino Galloni

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